Cari lettori e soprattutto cari bambini, non vogliamo spaventarvi, ma i fantasmi, a Molfetta, esistono veramente. Nell'anno appena trascorso, sono stati avvistati, diverse volte, nei pressi di Palazzo Giovene, in quell'aula consigliare che dovrebbe essere il simbolo del confronto democratico in città, ma che negli ultimi tempi si è ridotta a contenitore per commedie, con tanto di attori protagonisti, tante comparse, improvvisazioni e colpi di scena che divertono il pubblico. I fantasmi, di cui abbiamo accennato sopra, dovrebbero avere una collocazione precisa nell'aula consigliare e soprattutto nell'amministrazione della città, ma da quando sono stati eletti (elezioni amministrative di aprile 2008, ndr) la loro esistenza è sempre in bilico, con rapidi stravolgimenti di ruoli che stanno confondendo, parecchio, i cittadini. Solitamente, la loro collocazione nell'aula consigliare è di fronte al pubblico, negli scranni sottostanti quello occupato dal presidente del Consiglio Comunale, ma nell'ultimo consiglio comunale (29 dicembre 2008) erano seduti tra le poltrone riservate al pubblico come comuni cittadini, lasciando in completa solitudine il sindaco Antonio Azzollini a rappresentare l'intera Giunta. Ormai è chiaro che i fantasmi di cui parliamo sono i nostri assessori comunali, ancora una volta rimasti orfani delle loro deleghe. Il ghostbusters (l'acchiappafantasmi) di queste ennesima e buffa vicenda è ancora la terza sezione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) presieduta da Amedeo Urbano, che, per la seconda volta, ha giudicato illegittima la composizione della Giunta comunale, priva di rappresentanti femminili come invece imporrebbe lo Statuto Comunale, accogliendo di fatto il ricorso presentato mesi fa dal consigliere regionale Magda Terrevoli e dal presidente della Commissione di Pari Opportunità, Serena Mollendini. Ma la vita della nostra Giunta fantasma è stata travagliata sin dall'inizio. La nomina, da parte del sindaco, della prima Giunta si ebbe a più di un mese dalla sua elezione, nonostante avesse dichiarato, in fase di giuramento, che le cariche assessorili sarebbero state attribuite in tempi rapidi. La prima Giunta (costituita, ovviamente, da soli uomini, tenendo in considerazione non certo le loro competenze e qualità professionali, ma solo il numero di preferenze apportate nelle rispettive liste, ndr) veniva composta solo da nove asses-sori e senza l'attribuzione delle deleghe. Il problema a monte di questa strana decisione del sindaco era rappresentato dalla nomina a presidente della ASM pretesa da Francesco Nappi, che nella precedente amministrazione Azzollini aveva già ricoperto questo incarico (non certo con risultati idilliaci, con un degrado nella pulizia della città senza precedenti, ndr), a cui, il senatore, avrebbe preferito Mauro Magarelli. Ma il sindaco, nonostante il suo forte potere, rappresentato da molteplici poltrone istituzionali, ha dovuto cedere alle pretese di Nappi che, sicuramente, avrà presentato il lungo estratto conto dei suoi voti; per cui il sindaco, per garantire i già difficili equilibri interni alla sua maggioranza, ha dovuto ripiegare, concedendo a Magarelli il decimo assessorato mancante, procedendo, successivamente, alla distribuzione delle deleghe. Neanche il tempo di permettere ai nostri assessori di rilasciare le prime interviste e far apprezzare le loro qualità ai cittadini, dopo la famosa sfuriata del sindaco contro i consiglieri comunali del PD che denunciavano l'assenza di donne in Giunta (nel consiglio comunale prima della pausa estiva, diffusa su YouTube in tutto il mondo), interviene la prima sentenza del TAR che azzera la Giunta e intima al sindaco di adeguarla secondo quanto previsto dallo Statuto comunale (che prevede la presenza di entrambi i sessi, ndr). I nostri assessori tornano ad essere i fantasmi della città. Il sindaco, dopo alcuni giorni, ripropone la stessa Giunta, e giustifica le sue scelte sulla base di quanto espresso dagli elettori, che, con i loro voti, hanno premiato maggiormente quei candidati (purtroppo tutti di sesso maschile) che, quindi, secondo il manuale Cencelli di Azzollini, dovrebbero essere gli assessori della sua Giunta. Gli assessori si trasformano, ancora una volta, da fantasmi a cittadini con piene cariche istituzionali; ma il sindaco, in questa circostanza, dimentica che gli assessori non necessariamente devono essere dei consiglieri eletti, ma anche comuni cittadini sui quali ripone la sua fiducia, per cui nulla impedirebbe l'inserimento di donne in Giunta. Siamo giunti agli ultimi giorni, con il regalo di Natale che il TAR regionale (il nostro ghostbusters) ha riservato al nostro sindaco: il TAR, dopo l'ulteriore ricorso della Commissione Regionale Pari Opportunità, ha azzerato, per le medesime ragioni, la Giunta. La città è nuovamente senza assessori che tornano a coprirsi con il lenzuolo del fantasma, con il rischio che le delibere di Giunta assunte fino a questo momento possano essere invalidate; i cittadini che hanno chiarimenti e problematiche da illustrare agli assessori competenti, troveranno la porta chiusa. Anche i collaboratori di Quindici che, nella rivista di questo mese, avrebbero voluto approfondire le tematiche del nuovo arredo urbano per Corso Umberto ed alcune attività riguardanti l'assessorato alla Socialità, non hanno trovato la disponibilità dell'assessore al Commercio, Domenico Corrieri, e dell'assessore alla Socialità, Luigi Roselli, in quanto impossibilitati a rilasciare dichiarazioni. Il nostro sindaco, che si è presentato da solo all'ultimo consiglio Comunale, ora è titolare di tutte le deleghe; come se non bastassero gli incarichi di sindaco e di presidente della Commissione Bilancio del Senato. Ma alla fine tutti i mali non vengono per nuocere. Anche se è pronto l'ennesimo ricorso al Consiglio di Stato (ormai e consuetudine di questi pochi mesi di amministrazione Azzollini, ndr), che comporterà ulteriori uscite per le casse comunali, i cittadini possono consolarsi con il mancato pagamento, in questi giorni, degli assessori; con un sindaco allergico agli organi decisionali cittadini (il Consiglio e la Giunta), che in questi mesi ha mostrato poca fiducia verso i suoi stessi assessori, concedendo loro pochi spazi di autonomia e riservando ogni decisione alla sua volontà, a ben poco dovrebbe servire il loro lavoro (sempre se tutti fossero capaci di farlo, ndr). Adesso cosa farà il sindaco? Un rimpasto nella squadra di governo cittadino, soprattutto in caso di sentenza negativa anche del Consiglio di Stato, sembrerebbe imminente, ma non sarà assolutamente semplice, per il sindaco Azzollini, mantenere i difficili equilibri interni della sua coalizione. Chi sarà disposto a farsi da parte per permettere l'ingresso di una donna in Giunta, a pochi mesi dalle elezioni, dopo il dispendio di notevoli energie, in particolar modo economiche? Inoltre, quasi tutti gli assessori, per assumere l'incarico, si sono dimessi dalla carica di consigliere comunale, per cui non potrebbero rientrare neanche nella massima assise cittadina. In soccorso al sindaco vi sono le prossime elezioni provinciali, dove qualcuno potrebbe essere disposto a farsi da parte in cambio di una candidatura al Consiglio Provinciale. Alcuni giornalisti, in questi giorni, hanno azzardato la presentazione di una nuova Giunta, tutta al femminile, da parte del sen. Azzollini, una sorta di sfida del sindaco alle leggi ed agli organi preposti al suo rispetto. Non crediamo in questa soluzione, ma se questo dovesse avvenire, questa volta, al contrario, saranno gli uomini a presentare ricorso al TAR. Mettiamola sul ridere, anche se su questo ennesimo pastrocchio del nostro sindaco c'è solo da piangere. In questo momento di crisi, dove ogni decisione incide in maniera determinante sul futuro, Molfetta, città con più di 60.000 abitanti, una zona industriale in piena espansione, con una molteplicità di problematiche dovute all'espansione urbana della città, un porto commerciale tutto da costruire e da avviare, con esigenze di rilancio turistico ancora da programmare, non può essere gestita in maniera così discontinua e superficiale.
Autore: Roberto Spadavecchia