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Una “Caporetto” per il centrodestra. La cronaca del Consiglio Comunale
24 ottobre 2005

MOLFETTA - 24.10.2005 Il sindaco si è dimesso. Cominciamo dalla fine il racconto di questa convulsa giornata che ha portato all'ennesimo colpo di scena in questa interminabile crisi politica ed amministrativa che si trascina ormai stancamente da troppo tempo, sotto gli occhi di una città incredula per lo spettacolo indecoroso che viene offerto. E così quella che doveva essere la giornata del rilancio dell'azione politica di questa maggioranza di centrodestra ed il trionfo del sindaco Tommaso Minervini sui partiti che lo tenevano “prigioniero”, si è trasformata in una vera e propria “Caporetto” per la Casa delle Libertà e per il primo cittadino. E così davanti al pubblico delle grandi occasioni, il sindaco si è presentato in Aula ed ha letto un'ampia relazione (che va sotto il titolo “Le cose fatte, il presente, appartengono già alla storia. E' del futuro che ci dobbiamo occupare e preoccupare”) con cui ha rivendicato i meriti della sua amministrazione e gli “straordinari” (a suo dire) risultati raggiunti in questi anni: un lungo, ed a tratti tedioso elenco di circa quindici pagine, di cose fatte (molte delle quali per meriti più o meno suoi), fatte alquanto, ancora non fatte (ma che ci ha promesso si faranno) o proprio mai neanche impostate, accanto a cose che chissà quando vedremo realizzate. Una illustrazione così dettagliata dei presunti pregi dell'attività amministrativa del centrodestra che davvero ad un certo punto ci si è chiesti come mai, allora, questa crisi si sia aperta. Il punto è questo: la relazione di Tommaso Minervini non affronta per nulla, nel merito, le gravi questioni di carattere politico che sono alla base del disfacimento lento ed inesorabile che da oltre sei mesi, ormai, tiene di fatto bloccata l'attività amministrativa, con danni enormi per Molfetta. Questa crisi, nelle parole del sindaco, è attribuita solo “a convulsioni di fine legislatura di singoli consiglieri comunali senza forza progettuale che, fiutando presunti venti contrari, si preparano a sfruttarne la scia. Queste convulsioni saranno consumate, come sempre è accaduto, nel giro di pochi mesi nella cronaca dei gossip e dei pettegolezzi da bar”. Il primo cittadino, quindi, non attribuisce alcuna dignità alle fibrillazioni di consistenti gruppi politici (Nuovo Psi e “Molfetta che Vogliamo” su tutti), derubricandole a convulsioni di cui non preoccuparsi. Ed infatti, a sentire la relazione di Tommaso Minervini, c'era da credergli. Il sindaco, infatti, traendo le somme del giro di consultazioni avviato nelle scorse settimane ha sostenuto che “tutti i gruppi politici (Forza Italia, An, Udc, Nuovo Psi, Pri e i movimenti civici “La Puglia prima di Tutto” e “Città per tutti”) mi hanno dichiarato, in sede di consultazione, la loro ferma volontà non solo a continuare il grande impegno di questi 4 anni e mezzo, ma a prepararsi a completare le grandi opere impostate per i prossimi anni e rilanciare il progetto civico. Perché essi hanno confermato – ha proseguito Tommaso Minervini – di credere in questa coalizione, non solo per la capacità numerica, ma in quanto unica proposta politica cittadina innovativa che mette insieme pur forze politiche diverse, anche contrastanti a livello nazionale e regionale, ma che non trascurando i risultati raggiunti insieme, rilanciano la proposta di impegno civico”. In sostanza il sindaco dichiarava pubblicamente che la coalizione eterogenea che ha amministrato in questi anni gli aveva confermato la disponibilità a ripresentarsi, compatta in tutte le sue componenti, a sostegno della sua ricandidatura, per sottoporsi, nelle prossime elezioni amministrative, al giudizio degli elettori. A questo punto è subito parso chiaro che questa prospettiva non corrispondeva esattamente al vero, dal momento che Nicola Piergiovanni, capogruppo del Nuovo Psi, e Leonardo Siragusa, del movimento “Molfetta che Vogliamo”, sono intervenuti subito dopo il sindaco per ribadire che, sebbene i risultati amministrativi conseguiti in questi anni siano da considerarsi straordinari e sebbene sia opportuno portare a termine il mandato amministrativo per completare il programma delle cose ancora da realizzare, tuttavia le loro forze politiche non si sono mai impegnate con il sindaco a confermare l'alleanza con la Casa delle Libertà anche per la prossima campagna elettorale. Per questo Piergiovanni e Siragusa hanno chiesto di rinviare la discussione sul documento presentato da Tommaso Minervini, in modo da approfondire adeguatamente alcuni rilevanti nodi politici presenti nelle parole del sindaco. Stessa richiesta di rinvio del Consiglio Comunale e di aggiornamento della seduta è stata avanzata anche da Giusi De Bari, capogruppo di Forza Italia. Le ragioni che hanno indotto De Bari a chiedere il rinvio della seduta, se in apparenza potevano sembrare le stesse rispetto a quelle di Piergiovanni e Siragusa, in realtà erano nella sostanza profondamente diverse. De Bari, infatti, ha chiesto tempo per approfondire nel partito l'ordine del giorno su cui il sindaco ha chiesto un voto favorevole per poter continuare la sua esperienza. Con la richiesta di approvare quell'ordine del giorno, tuttavia, il sindaco voleva sostanzialmente ottenere una delega in bianco per poter comporre “nella sua autonoma valutazione” la squadra di assessori e di rappresentanti del Comune nelle diverse società municipalizzate o controllate. In sostanza si è riaffacciata l'ipotesi di “giunta tecnica”, fermamente osteggiata dai partiti di centrodestra, Forza Italia su tutti. E così De Bari ha chiesto tempo per approfondire questa questione e per avviare una discussione politica con il sindaco su questo punto. Quando la situazione sembrava avviarsi per un aggiornamento della seduta (in un clima sempre più teso e nervoso) ha preso la parola il sindaco che si è dichiarato fermamente contrario al rinvio della seduta “perché la discussione deve essere fatta alla luce del sole in Consiglio Comunale”. E così, al momento del voto, la richiesta di aggiornare il Consiglio Comunale è stata respinta con i voti delle opposizioni (che, per bocca del consigliere Pietro Centrone hanno denunciato la “manfrina risibile” che andava in scena), del sindaco, dei due consiglieri di An e di Carmela Minuto dell'Udc. A quel punto, dopo la sospensione dei lavori per un chiarimento all'interno del centrodestra, è iniziata la classica riunione di maggioranza, durata più di due ore, durante la quale si è cercato di trovare la quadratura del cerchio. Al termine di questa lunga consultazione, però, la maggioranza si è ripresentata in aula con solo cinque suoi consiglieri, mentre tutti gli altri erano tra il pubblico o nel salottino antistante la sala “Gianni Carnicella”. Il tentativo, parso subito chiaro, era quello di far rinviare il Consiglio Comunale per mancanza del numero legale, in modo da ottenere comunque quel tempo richiesto da De Bari e Piergiovanni per approfondire le questioni politiche. Ma il sindaco, Tommaso Minervini, ha chiesto di intervenire dicendo che, per lui, la mancanza del numero legale equivaleva ad un atto di sfiducia ed al respingimento dell'ordine del giorno proposto e, quindi, se per l'assenza dei consiglieri di maggioranza la discussione non fosse proseguita, avrebbe immediatamente preso atto della situazione presentando le sue dimissioni. Il presidente del Consiglio Comunale, Leo Petruzzella, a quel punto, invece di temporeggiare per consentire alla maggioranza di “serrare i ranghi” ha chiesto al segretario di verificare immediatamente se ci fosse il numero legale e, constatato che c'erano in Aula solo 12 consiglieri ha sciolto la seduta, mentre Tommaso Minervini dichiarava di recarsi al protocollo per presentare le sue formali dimissioni. Fin qui la cronaca. A questo punto perché le dimissioni del sindaco diventino definitive dovranno trascorrere venti giorni (così come previsto dalla legge) e non è detto che in questo lasso di tempo possa succedere di tutto e si possa in qualche misura ricomporre la frattura (che, ad onor del vero, a noi è parsa insanabile) tra i partiti della maggioranza e tra alcuni di questi ed il sindaco. Al termine della seduta, abbiamo avvicinato il segretario politico di Forza Italia Antonio Camporeale ed il capogruppo del partito, Giusi De Bari i quali hanno confermato la necessità di un approfondimento delle dichiarazioni del sindaco in modo da cercare una soluzione a questa crisi. “Non è successo nulla di irreparabile – ha dichiarato Camporeale – ora si apre per tutti una fase di riflessione politica che ci potrà portare a ricomporre il quadro politico”. “Noi – ha aggiunto De Bari – non potevamo dare al sindaco una delega in bianco per la composizione della squadra di governo senza prima fare un passaggio all'interno del partito. Se nel merito condividiamo l'apprezzamento per i risultati amministrativi conseguiti in questi anni, dal punto di vista metodologico devo dire che sarebbe stato molto meglio per il sindaco aprire un confronto con le forze politiche prima di arrivare qui in Aula. Noi abbiamo appreso delle conclusioni cui era giunto Tommaso Minervini, dopo le sue consultazioni, solo in questa sede ed abbiamo bisogno di meditare sul da farsi”. “Il sindaco – ha dichiarato Nino Sallustio, consigliere della Margherita, a margine dei lavori del Consiglio – ha finalmente fatto quel che avrebbe dovuto sin dall'inizio di questa crisi, rassegnando le sue dimissioni e non azzerando giunta e amministratori delle società controllate. Ora, finalmente, saranno assicurati tempi certi (i 20 giorni previsti dalla legge) per una scelta chiara: o la soluzione di questa crisi o la fine di questa esperienza amministrativa, cosa che auspichiamo. Di certo il Consiglio di questa mattina ha fatto chiarezza su un punto: il problema che ha portato a questa situazione è solo legato alla spartizione delle poltrone e degli incarichi amministrativi”. Ora toccherà aspettare le prossime mosse del sindaco e dei partiti di maggioranza. Ma c'è già chi è pronto a giurare che gli “ambasciatori” si siano già messi al lavoro per trovare una soluzione. In fondo, diciamolo chiaramente, non conviene a nessuno, nel centrodestra, che questa esperienza amministrativa finisca. Giulio Calvani
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