Un testardaccio che non riconosceva mai di aver sbagliato
Lillino Di Gioia
È per me difficile scrivere in ricordo di Beniamino Finocchiaro. Non mi assocerò certamente al coro di quanti, post mortem, si affanneranno in lodi sperticate e gratuite, avendo buona parte dello stesso coro suonato uno spartito a base di critiche, maldicenze e cattiverie.
Beniamino Finocchiaro era Beniamino Finocchiaro: grande massa celebrale, profonda cultura, grande passione morale e civica unitamente ad un carattere volutamente ostico, un testardaccio mai disponibile a riconoscere di aver sbagliato, generoso con pochi, arrogante con tanti.
Io credo, da avversario politico intransigente, di essere stato rispettato più di tantissimi adulatori e di avergli, reciprocamente, portato rispetto.
Forse troppo pieno di sé (“un uomo, una città”, il suo slogan elettorale), comunque una grande personalità al servizio delle istituzioni e di Molfetta.
Battagliere ed indomito sino all'ultimo giorno, il suo testamento morale e politico è sulle mura della nostra città e nei suoi scritti: una città allo sfascio, un sindaco versipelle.
Gli uomini di buona volontà faranno di tutto per esaudire questo suo ultimo desiderio, contrastando ed eliminando questa amministrazione e questo sindaco, ridando dignità alla nostra comunità.
Lillino Di Gioia