Torre Calderina: la posizione di Agenda XXI
MOLFETTA 21.04 2004
Ancora reazioni alla recente sentenza del Consiglio di Stato concernente un insediamento turistico nell'Area Protetta di Torre Calderina.
È l'arch. Domenico Delle Foglie, coordinatore del Forum Agenda XXI di Molfetta, a rendere note alcune considerazioni in merito:
“Il Consiglio di Stato dà torto a Legambiente e dà il suo via libera all'insediamento turistico presso Torre Calderina?
Non è proprio così: i magistrati romani hanno infatti scelto di annullare la precedente sentenza del Tribunale Amministrativo pugliese per un mero vizio formale; in sostanza la firma in calce al ricorso con cui Legambiente si è opposta alla costruzione di un albergo nel cuore dell'Area Protetta di Torre Calderina avrebbe dovuto essere quella del Presidente di Legambiente Italia e non quella del Presidente di Legambiente Puglia.
Tutto qui.
Il Consiglio di Stato non è per niente entrato nel merito della disputa e, quindi, non ha affatto "ribaltato completamente" la sentenza del TAR. Così, al di là degli espedienti da azzeccagarbugli – consentitemi di adoperare questo termine – che sono stati utilizzati in aula, resta il fatto che due anni fa il TAR, senza mezzi termini, aveva riconosciuto la non compatibilità paesaggistico-ambientale dell'intervento previsto dall'accordo di programma; un'incompatibilità che è vera, reale, concreta e che non sarà certo cancellata dal fatto che un foglio di carta bollata sia stato firmato da Tizio piuttosto che da Caio.
È per questo motivo che ritengo non abbia alcun fondamento l'affermazione del legale della società Horiba, il quale asserisce – ma non lo si può certo biasimare: sostenere il punto di vista del proprio cliente è il suo lavoro – che si potrà finalmente realizzare quest'insediamento turistico "nel pieno rispetto dell'ambiente", un iniziativa che, secondo il suo parere, darà addirittura "impulso all'economia della città".
Ma basta usare un po' di spirito critico per comprendere che le cose non stanno in questi termini: la costruzione di quest'albergo non potrà non alterare il delicatissimo equilibrio di questo tratto di costa che oggi è in effetti giace in uno stato di abbandono, ma comunque che cela grandi potenzialità; l'intera fascia costiera tra Bisceglie e Molfetta è infatti rimasta esclusa da quei processi di cementificazione più o meno selvaggia che hanno incisivamente corrotto i litorali del nostro paese e, paradossalmente a causa dell'inquinamento delle acque marine di cui ha patito negli ultimi decenni, ha conservato un assetto paesaggistico quasi del tutto "genuino", uno scenario all'interno del quale si incontrano svariate testimonianze del vecchio mondo contadino (si pensi ai tipici 'pagghjari' che punteggiano queste contrade, al reticolo di muretti in pietra a secco che le innervano, alle norie, ai pozzi, alle casine, alle stesse colture tradizionali) tra le quali, qua e là, emergono elementi monumentali (ville ottocentesche e novecentesche, chiese medievali e, nel suo nucleo, la torre costiera vicereale). Tutto ciò fa si che questa zona possa essere considerata la più importante area rurale litoranea a nord di Bari che tuttora s'è conservata in una veste "primigenia" pressoché integra, con il suo assetto territoriale frutto di una secolare stratificazione che è stato solo scarsamente intaccato dai radi corpi estranei che vi si sono insediati negli anni successivi all'ultimo dopoguerra. È per questo motivo che tale zona assume un particolare rilievo nel tessuto territoriale: un valore percepibile anche ad una scala sovracomunale, un valore "monumentale" (ossia "di memoria", secondo l'accezione latina del termine) che impone che ogni azione all'interno di questa porzione di territorio sia finalizzata alla protezione delle sue specificità paesaggistiche.
Quest'intera fetta di territorio dovrebbe dunque essere vista come un unicum da restaurare, da recuperare ed anche da riusare, ma sempre nel pieno rispetto dei suoi valori. Un'area che, se correttamente riqualificata e messa a frutto, potrebbe – essa si – divenire uno dei più forti volani di uno sviluppo turistico da sempre auspicato; uno sviluppo durevole, sostenibile e diffuso che potrebbe essere assicurato solo da una concreta cooperazione tra amministratori pubblici lungimiranti e imprenditori disposti a "fare sistema" (e ad assumersi qualche responsabilità in più) per conseguire sinergicamente obiettivi di qualità meno miopi di quelli prefissi dall'intervento della Horiba S.n.c.
Per non lasciare adito ad alcun dubbio o malinteso, è necessario rimarcare che qui non ci troviamo di fronte ad una contrapposizione ideologica tra la controcultura del "blocchiamoli-prima-che-rovinino-tutto" e la cultura del "però-io-creo-posti-di-lavoro", siamo invece innanzi ad un bivio più concreto, i cui effetti potremmo valutarli anche lasciando da parte le questioni ambientali e considerando soltanto l'aspetto economico dell'operazione. Due sono le alternative: una è quella più facile e veloce che lascia al singolo imprenditore la libertà di fare quello che vuole, ma che, in fin dei conti, finisce per determinare nel complesso più danni che benefici; un'altra è quella, un po' più impegnativa, che richiede che chi amministra la cosa pubblica si faccia carico di uno sforzo di programmazione iniziale e che, in corso d'opera, s'impegni a governare con rigore le trasformazioni seguendo un itinerario di azioni che conduca a conseguire obiettivi d'ampio respiro secondo uno scenario complesso che metta assieme lo sviluppo economico con la tutela del paesaggio e dell'ambiente.
Cos'è meglio?”