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Tempo di saldi, tempo di furbi
“Quindici” scopre un commerciante disonesto
15 luglio 2003
Tempo di saldi, tempo di furbi. Com'è noto alcuni commercianti disonesti approfittano dei saldi per rifilare ai clienti fondi di magazzino, sottomarche e soprattutto per giocare sul prezzo. Purtroppo non esiste controllo sufficiente, non soltanto da parte delle autorità addette a questo servizio, vigili urbani in particolare, ma anche dalle associazioni di categoria che, in certi casi, diventano involontariamente “complici”, soprattutto quando non controllano o coprono questi iscritti, senza rendersi conto che, tollerando queste operazioni “truffa”, danneggiano l'intera categoria, nella quale c'è gente seria, onesta e soprattutto capace, che viene criticata duramente per colpa di pochi furbi ed è costretta a subire il calo dei consumi anche per colpa di questi “colleghi” (oltre che per la mancanza assoluta di una politica dell'amministrazione comunale in questo settore).
Questa volta il commerciante molfettese disonesto è stato colto in flagrante: lo dimostrano le fotografie che pubblichiamo. Il giorno prima dei saldi le camicie esposte in vetrina costavano 29,50 e 34,50 euro, il giorno dopo, il prezzo è sceso a 29,50 e 34,50 euro. Non è un errore di battitura, allora come si spiega questa situazione? Distrazione del commerciante? No, anzi, troppa attenzione ai suoi affari. Rinuncia ai saldi? No, partecipazione col massimo profitto a spese degli ignari clienti, considerati “polli”. Il commerciante “furbo” ha cambiato il cartellino del prezzo scrivendo 59,00 e 69,00 euro, sbarrandolo e lasciando accanto a questo il “nuovo” prezzo scontato del 50%. Insomma, ha spacciato per saldi, i prezzi originali. Questa volta il giornalista si è sostituito ai vigili urbani, rendendo un servizio utile alla comunità, ma auspichiamo che la prossima volta siano le autorità a vigilare sui prezzi che, dall'adozione dell'euro sono “tranquillamente” raddoppiati. E poi i commercianti, come al solito, piangono per il calo dei consumi, ma la gente non può essere sempre presa in giro e poi, oggi, con l'arrivo dei telefonini muniti di macchina fotografica e telecamera digitale, i giochi “sporchi” sono più difficili o a rischio. Siamo preoccupati anche noi del calo dei consumi e delle “difficoltà” dei commercianti (quelli onesti, gli altri si sono già ampiamente rifatti col raddoppio dei prezzi: 1 euro=1.000 lire è diventata la regola), ma loro forse dimenticano che gli stipendi sono rimasti gli stessi, non sono raddoppiati come i prezzi, la gente si fa i conti e giustamente non spende. La categoria, che a Molfetta vanta imprenditori di buon livello, non deve dimenticare che oltre l'80% dei consumi proviene dai lavoratori dipendenti (quelli autonomi si sono rifatti anch'essi con l'euro e con la generosità fiscale di Tremonti), se alla fine del mese i conti non quadrano, i negozi sono destinati sempre più a divenire gallerie di esposizione di prodotti, belli da guardare, ma impossibili da acquistare. E' questo quello che i commercianti vogliono? Vendere ad una ristretta élite di gente che non teme l'inflazione? Allora non si lamentino per il calo dei grandi consumi. Non è questo quello che vogliono? Allora si adeguino, come diceva Catalano nella trasmissione televisiva “Quelli della notte”: non capisco, ma mi adeguo. Se certi commercianti non capiscono (o non vogliono capire), almeno si adeguino. Altrimenti è meglio tacere.
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