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Tabelloni su Giaquinto, idee confuse sulla cultura Un'inutile e dispendiosa iniziativa dell'amministrazione comunale
15 aprile 2002

Un senso di sdegno, una profonda amarezza ed una certa malinconia. Sono queste le emozioni che l'esposizione dei cartelloni con opere di Corrado Giaquinto in varie zone della città ha suscitato in me. Da subito ho provato ad interrogarmi sui possibili perché di questa iniziativa: promozione turistica? Abbellimento delle vie comunali? Diffusione della cultura? Riflettiamoci un attimo insieme. Corrado Giaquinto è senz'altro il più importante pugliese del Settecento, l'unico che ha lasciato un'impronta significativa nella produzione barocca meridionale, ad aver avuto l'onore di lavorare per la corte spagnola ed essere stato considerato tra i grandi geni del suo tempo. Come tutti i molfettesi sapranno, la nostra città gli ha dato i natali e qui egli ha lasciato alcuni importanti lavori, in S.Stefano, in Cattedrale e in diverse collezioni private. “Ovviamente” tutto ciò non è stato mai valorizzato adeguatamente, creando una cittadella dell'arte comprendente anche il Duomo, icona dell'architettura romanica per le sue cupole in asse, la Cattedrale e S.Bernardino, che ospita sulle sue pareti numerose opere importanti. Ma con i tabelloni “Guardando Giaquinto” si è toccato il fondo. Chiunque abbia avuto modo di incrociarli con lo sguardo avrà pensato ad una mostra in cantiere (è un sogno?). Niente di tutto questo! Se l'obiettivo era un'improbabile promozione turistica, che senso ha farla a Molfetta? Credo fosse più intelligente intraprendere un'iniziativa del genere fuori città o, meglio ancora, fuori provincia, magari utilizzando qualche nuovo mezzo di comunicazione (Internet dove sei?), ma forse è chiedere troppo. Se, quindi, non è neppure questo lo scopo dei manifesti, potremmo pensare alla volontà di abbellire le nostre strade da parte dell'amministrazione comunale, in modo da rendere piacevole la passeggiata dei molfettesi. Peccato, però, che i nostri “Giaquinto” siano stati posti, tra l'altro, nei pressi dell'incrocio di Via Terlizzi, di fronte al tabellone pubblicitario elettronico (i conti tornano…) e in un punto nascosto di Piazza Moro (perché, perché?).Tutte zone di grande pregio estetico e, soprattutto, di passeggio… Al Corso, per esempio, non ci cammina mai nessuno! Se, ahimè, il fine della nobile iniziativa era la diffusione della cultura, il fallimento è stato totale, giacché le immagini non erano corredate di nessuna nota, e parlare d'arte senza specificare periodo, corrente, stile, date, è come disputare di calcio senza essere a conoscenza di regole, atleti, attrezzatura. Come dovrebbe porsi un cittadino dinanzi ad un qualcosa che non conosce? Non sarebbe stato più facile pensare anche a mettere in condizione tutti di sapere che esiste un Giaquinto, nato a Molfetta e che si è distinto nella pittura della seconda metà del Settecento a livello europeo? Mah… Concludo rilanciando le idee di una mostra sul pittore, tentando di raccogliere i suoi lavori italiani ed europei e della creazione di una cittadella dell'arte, con un ufficio informazioni, indicazioni precise e un'adeguata campagna pubblicitaria capace di attirare flussi di visitatori che potrebbero rivitalizzare l'economia e le entrate della città. Un discorso più monetario che culturale magari avrà maggior presa, noi ce lo auguriamo. In ogni caso, chi ha orecchie per intendere, intenda. Michele Bruno
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