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Sinistra italiana di Molfetta soddisfatta: ha prevalso il NO, ringraziamo elettori e attivisti
09 dicembre 2016

MOLFETTA – Sinistra italiana esprime viva soddisfazione per la straordinaria partecipazione che in tutta Italia ha animato il referendum confermativo della riforma costituzionale. A Molfetta si sono registrati 27.855 votanti, circa il 57% degli aventi diritto, che segnano un ritrovato coinvolgimento dell’elettorato. «Esprimiamo viva gratitudine verso gli elettori e quanti in questi mesi hanno animato il dibattito in città per spiegare le ragioni del NO, che hanno manifestato l’impegno di attenersi alle ragioni di merito della riforma costituzionale attraverso dibattiti, confronti, convegni, articoli di stampa – dice un comunicato -. Eppure vi è stato tutto intorno un clima di forte contrapposizione, con picchi apocalittici utilizzati soprattutto nelle ultime settimane. All’indomani della vittoria del No non abbiamo assistito a crolli di borsa o fallimenti delle Banche e a dispetto della propaganda renziana in questi giorni molti titoli hanno registrato significativi rialzi.

L’esito referendario a Molfetta ha visto prevalere il NO con il 62,44%, contro il 37,56% dei SI: una bocciatura netta che manifesta un segnale inequivocabile dell’elettorato. Pur confidando nelle nostre ragioni, il dato dell’affluenza così elevato in tutto il Paese è stato sorprendente, al punto da assumere anche una chiara valenza politica nei confronti del Premier Renzi (nella foto) e del Governo in carica. Molto indicativa l’elevata affluenza di giovani (fascia di età dai 18 ai 35 anni), i quali si sono espressi nettamente per il NO con percentuali di oltre il 70% in molte aree del sud e delle isole, sintomo di un malessere profondo a dispetto di un ostentato giovanilismo del Premier. Dalle analisi dei flussi elettorali emerge chiaramente un diffuso disagio sociale che non ha trovato la giusta attenzione da parte del Governo, al contrario si è scelto di enfatizzare ogni minimo segno positivo dallo zero virgola,  nonostante fosse evidente come non si sia prodotto alcun riflesso tangibile nelle condizioni materiali della stragrande maggioranza dei cittadini.

L’esito referendario apre dunque una fase politica nuova nel Paese, che ci vedrà impegnati nella costruzione di un soggetto di sinistra ancorato ai bisogni reali, che sia in grado di rappresentare le istanze di malessere diffuso dovuto all’impoverimento generalizzato. L’ultimo rapporto ISTAT attesta quanto i livelli di disoccupazione abbiano toccato ormai livelli insostenibili in un sistema economico che dal 2008 non dà segni di ripresa apprezzabili. Siamo rimasti pressoché gli unici nel panorama europeo a non aver adottato misure strutturali in grado di innescare segnali di ripresa per uscire da questa lunga crisi economica. Sono indispensabili misure radicali di cambiamento, a differenza di quanto fatto in questi anni con spreco di risorse pubbliche in forma di elargizioni elettoralistiche, che non hanno inciso minimamente sulla vita materiale dei più disagiati».

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) - 1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)

2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)



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