Iniziamo a chiederci cosa ci succede da quando il nostro bimbo viene ‘pensato’ e a chiederci cosa è il nutrimento? Non è solo soddisfare il fabbisogno energetico fisiologico ma va ben oltre: è un lungo percorso che struttura la personalità di un individuo. L’alimentazione assume connotazioni fortemente comunicative e simboliche e nel caso specifico tra mamma e neonato si sviluppa un legame di attaccamento che è iniziato già nella vita intrauterina, dura ben nove mesi, e il parto è il momento della separazione che porterà, tramite un processo lungo, alla crescita di un nuovo individuo. Il neonato passa dallo stadio di vita in un mondo fantastico indifferenziato, dove non ci sono limiti, ad uno stadio di differenziazione dal se’ che inizia con la poppata, il seno materno e la mamma rappresenta appunto lo stimolo per la sua evoluzione. Il latte materno, questo è il primo nutrimento, profumo e gusto diventano le nuove sensazione di benessere.
Ma come facciamo a produrlo, noi ‘umani’?
Se gli antichi ritenevano che il latte si formasse dal sangue, successivamente che giungesse tramite lo stomaco alle ghiandole mammarie, giungiamo al 1850 circa per capire la spiegazione dei meccanismi di produzione del latte e sull’importanza del sistema nervoso sulla produzione di questo.
Oggi sappiamo che il tutto avviene grazie ad una serie di ormoni che circolano ‘purtroppo’ a volte impietosamente nelle variazioni (vedi per es. il progesterone che provoca lo stato edematoso degli ultimi giorni!!), nel corpo della futura mamma. Due sono i principali protagonisti: prolattina ed ossitocina, ad altri il compito di spiegarne i meccanismi di riflesso nervoso etc etc..però un dato è certo, ossia che la produzione di latte può essere indotta anche in donne non gravide, per es. in madri adottive, tramite la stimolazione fisica, con farmaci ed erbe medicinali stimolanti con proprietà galattogoghe, e qui l’intervento di luminari fitoterapeuti potrebbe essere d’aiuto.
L’OMS raccomanda l’allattamento materno esclusivo sino al sesto mese di gravidanza e di introdurre gradualmente i cibi complementari, e se ce lo suggerisce anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità allora ci sarà un motivo anzi più di uno.
L’alimento più raccomandabile per il neonato è proprio il latte materno ricco di sostanze nutritive miscelate in equilibrio perfetto e questo vale per tutti i mammiferi: mucca e vitello ok, ma non sarà la stessa cosa se ci mettiamo l’accoppiata mucca-neonato. Ovviamente ci sono dei casi in cui non è possibile l’allattamento al seno, nel 2% dei casi si verifica agalattia ossia la mancanza di latte nella madre, oppure è sconsigliabile l’allattamento in casi di patologie gravi come AIDS e tubercolosi, o l’uso di farmaci particolari che passano nel latte, la malnutrizione, ma in tutti gli altri casi, be’ non ci sono scusanti: la mamma che allatta, anzi che si accinge a farlo, deve avere fiducia in una buona riuscita dell’allattamento, e deve evitare l’introduzione di tutti quei gadget così colorati ma di disturbo quali succhiotti e biberon, soluzioni di zucchero o camomilla che sono di ostacolo alla corretta suzione del neonato.
Il primo latte che è prodotto si chiama colostro ed è particolarmente ricco di proteine, minerali, e soprattutto di anticorpi del tipo IgA che proteggono il neonato appena arrivato dal mondo esterno! La quantità del colostro prodotto sino a quando si verificherà la montata lattea (3-5 giorni dopo il parto) è apparentemente insufficiente ma adeguata alle esigenze del neonato il cui stomaco ha una capacità pari a 5-7 ml nel primo giorno di vita, a 25 ml circa nel terzo giorno ed a 40-60ml dopo una settimana dalla nascita. Dobbiamo anche ricordare che la relativa carenza di latte stimola il neonato ad attaccarsi al seno con suzioni più energiche che a loro volta stimolano la produzione di latte. NO PANIC..se il neonato subisce il calo ponderale, il 5-10% del peso neonatale si perdono fisiologicamente, perché? E’ legato alla sofferenza del parto, alla perdita di liquidi e delle prime feci (mecomio), nonché al respiro in aria ‘sperando’ con sufficiente ossigeno, al sudore e alle urine. Nella prima settimana il colostro diventa prima latte di transizione e poi dal 10^giorno in poi latte maturo che sarà conservato per tutta la durata dell’allattamento; è cambiata la sua composizione chimica, è aumentata la percentuale di grasso e di zucchero perché le esigenze energetiche delle nuove cellule del neonato sono massime nel primo mese di vita. Di lì ad un mese la futura mamma è una piccola ‘mucca’ e produrrà circa 750ml di latte al giorno ( ed in tale occasione che le diete dimagranti intese come corretta distribuzione dei principi energetici fanno più effetto J). Ma berrà abbastanza latte, mica devo dargli …l’aggiunta? I segnali che il neonato assume abbastanza latte durante le poppate sono il recupero del peso della nascita dal 10^giorno con assenza di calo ponderale già a partire dal 3-5 giorno, oltre ad una crescita di 25-30grammi al giorno(ma non pesiamolo in continuazione) a partire dal 5^giorno, ma non facciamoci ‘fregare dall’ansia’: insomma dopo la poppata è soddisfatto? E noi siamo piu’ alleggerite?..allora! niente aggiunte e vi dico perché.
Innanzitutto il latte artificiale, che comunque va preso solo su suggerimento del proprio pediatra, è più ricco di minerali ma questo gioca a svantaggio della funzionalità renale del neonato che si troverebbe costretto ad eliminare un eccesso di elettroliti, quindi si, beviamo acqua naturale ma poi il latte lo diamo artificiale! Il ferro in particolare è presente in uguale e scarsa concentrazione in entrambe le proposte, ma è maggiormente assimilabile in quello umano; lo iodio è più presente nel latte materno e cio’ ben si appresta ad un adeguato sviluppo fisico ed intellettivo dei bambini. Al ruolo materno viene ascritto un ruolo preventivo nella comparsa dell’obesità precoce; la concentrazione dei grassi viene ad aumentare verso la fine della poppata inducendo nei bambini la sensazione di sazietà e questo non avviene per l’alimentazione con latte artificiale (comm’ cresc’ bellJ ). Circa le vitamine se da una parte la pastorizzazione riduce la presenza di alcune vitamine quali la vitC, dall’altro verso un’alimentazione sbilanciata e ‘industriale’ della neomamma non garantisce i fabbisogni nutrizionali vitaminici adeguati, quindi entrambe le ipotesi saranno da ‘bocciare’.
Se dal punto di vista nutritivo i due tipi di latte: materno e artificiale sono piu’ o meno sovrapponibili, ciò che non può essere uguagliato è il contributo materno alla formazione del nutrimento primario del neonato: il potenziamento del sistema immunitario e lo stimolo positivo della funzionalità degli organi digestivi del bambino. Grazie alla lattoferrina, lisozima e cellule immunocompetenti presenti nel latte materno, vengono sviluppati alcuni batteri intestinali benefici nel neonato che lo aiuteranno dagli attacchi di gastroenterite (colichette); inoltre il latte materno ha proprietà antiallergiche, avete mai sentito di qualche neonato allergico al latte di mamma? questo perché ritarda i primi contatti con gli alimenti dando il tempo necessario affinché si sviluppi il sistema immunitario.
E il latte di soia? E’ il latte utilizzato nelle allergie alle proteine del latte vaccino ed in altre patologie intestinali, ma la soia può essere essa stessa fonte allergenica ed è per questo motivo che i bimbi allergici al latte tendono a sviluppare allergie anche nei confronti della soia. Allora naturalmente c’è una soluzione alternativa. Esistono in commercio miscele di siero proteine idrolizzate ed aminoacidi con oli vegetali e zuccheri di vario tipo, si chiama latte elementare ma è in realtà una reazione anzi una formulazione chimica; il ricorso al latte elementare viene fatto solo in presenza di forti allergie (?), in quanto essendo costituito dai nutrienti in forma appunto elementare non stimola appropriatamente il corretto sviluppo dell’apparato digestivo del bambino; sarebbe simpatico disquisirne con un immunologo.
Morale della storia: La prima relazione del bambino è mediata dalla bocca, l’affettività legata alle sue prime esperienze alimentari può influire sul suo comportamento alimentare quanto le caratteristiche organolettiche dell’alimento. Il comportamento alimentare è allora il risultato di esperienze precoci che possono dare effetti durevoli non solo sulle caratteristiche psichiche ma anche sul metabolismo e sull’anatomo-fisiologia dell’adulto. Spesso i problemi di alimentazione nei bambini sono correlati a problemi psicologici perché il cibo, cosi’ come la pipì e la cacca sono le modalità di linguaggio con cui esprimono un disagio e questo per il 60% dei casi.
Buon Appetito!
Dott.ssa Amelia Sagliano
Nutrizionista