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Rodolfo Caputi e il sogno dei Molfettesi nel mondo
15 dicembre 2018

L’Associazione Molfettesi nel mondo ha ricordato i 30 anni dalla morte di Rodolfo Caputi il suo fondatore, al quale è intitolato lo stesso sodalizio. La cerimonia si è tenuta nella Parrocchia S. Gennaro e, dopo la S. Messa, ha preso la parola la presidente Angela Amato che ha ripercorso rapidamente quelli che sono stati gli inizi dell’Associazione, fondata nel 1981, quando senza i mezzi telematici di oggi, la comunicazione avveniva solo attraverso il telefono e il servizio postale che impiegava tempo a raggiungere i molfettesi sparsi nel mondo. «Il merito di Rodolfo Caputi – spiega Angela Amato – è stato quello di aver inseguito con caparbietà il sogno di tenere legati alla loro città di origine i molfettesi sparsi nel mondo, dando loro un ruolo e una dignità, facendoli sentire parte della comunità cittadina. Un antesignano delle battaglie per ottenere il diritto di rappresentanza per gli italiani all’estero”. Se si pensa che 37 anni fa, quando è nata l’Associazione Molfettesi nel Mondo, non c’erano internet e i socialnetwork e i contatti erano tenuti solo attraverso lettere e costose telefonate o mediante impegnativi viaggi transcontinentali, si può intuire come sia stata coraggiosa l’attività di Caputi e della sua associazione. Non è un caso se, ancora oggi, il ricordo di Rodolfo Caputi resta vivo nelle comunità di molfettesi all’estero. In Argentina, in Venezuela, in Australia, negli Stati Uniti ancora gli dichiarano gratitudine e affetto e ancora serbano le foto delle sue visite insieme a don Tonino Bello, il vescovo che subito sposò e incoraggiò l’idea di riallacciare i legami con quella parte di città costretta a partire lontano per cercare il lavoro, il pane per le proprie famiglie». Angela Amato ha sottolineato come Rodolfo Caputi si sia battuto per ridare dignità ai molfettesi emigrati all’estero e sia stato il primo ad aprire la strada al diritto di voto per l’elezione del Parlamento italiano. Lei che lo ha conosciuto come compagno di partito (Caputi è stato consigliere, assessore e vice sindaco per il Psi) ricorda il militante che con molta umiltà si metteva al servizio degli altri. La presidente ha ricordato anche altre figure di molfettesi che hanno lavorato a favore degli emigrati molfettesi: Franco Pappagallo, Nicolò Pisani, Cimillo, Annese e Ventura. Infine ha letto un messaggio di Rodolfo, già malato, dell’ottobre ’88, rivolto si molfettesi dell’Argentina. E l’orazione funebre del preside prof. Giovanni de Gennaro (vedi i due box sotto). Un attestato di affetto per Rodolfo è venuto dall’amico di sempre, Tonino Caputo, cofondatore e compagno di tanti viaggi all’estero per incontrare le comunità dei molfettesi che, anche per motivi economici, non potevano ritornare in patria. E quei viaggi, ha continuato Caputo ristabilivano un legame con il paese di origine e riallacciavano le radici sociali, culturali, umane, mai dimenticate. Anche Caputo ha ricordato l’impegno di Rodolfo per il diritto di voto agli emigrati, sicuro che oggi sarebbe stato in Parlamento a rappresentare questi nostri fratelli che gli volevano bene e gli erano grati per il suo impegno anche alla risoluzione di problemi più complessi come le pensioni e il recupero dei documenti. Rodolfo scriveva tante lettere a questi nostri fratelli, si disponeva all’ascolto, sempre pronto alla solidarietà e alla disponibilità verso i loro problemi. A ricordare il ruolo e la figura dell’amato vescovo don Tonino Bello è stato chiamato don Giuseppe de Candia, anch’egli fondatore dell’associazione e presente, come segretario, in tutti i viaggi pastorali anche per partecipare alla festa della patrona di Molfetta, la Madonna dei Martiri, con il servo di Dio all’estero: America, Australia, Argentina, Venezuela. Don Giuseppe (Pippi come familiarmente lo chiamava il vescovo santo) ha ricordato il rapporto che legava don Tonino a Rodolfo Caputi e, attraverso alcuni aneddoti ne ha ripercorso i sentieri di vita e quella missione a favore dei migranti che entrambi hanno percorso insieme. Il sindaco Tommaso Minervini ha evidenziato un concetto a lui caro: quello della comunità che si ritrova insieme in un percorso emozionale e spirituale e Rodolfo Caputi è riuscito a creare quella sintonia fra le comunità molfettesi in Italia e all’estero che ne fanno la cifra più significativa del suo impegno sociale, prima che politico. Minervini ha ricordato l’importante ruolo degli emigrati negli anni 50 e 60 con le rimesse economiche hanno permesso la crescita del loro paese d’origine. Molfetta ha beneficiato di quelle risorse inviate dall’estero ai propri familiari dai molfettesi che hanno così contribuito alla crescita della città, come hanno contribuito con il loro lavoro alla crescita di quei Paesi lontani. Dopo aver stabilito il legame con i primi molfettesi emigrati, ora, secondo il sindaco, compito dell’Associazione deve essere quello di coinvolgere i giovani, nati all’estero, ma che devo sentirsi orgogliosi della loro origine e devono preservare quel legame con Molfetta che hanno avuto i loro padri. E questa relazione umana che si fa comunità: ecco perché è importante preservare e trasmettere anche a chi verrà dopo di noi, la lezione di umanità che ci hanno lasciato don Tonino e Rodolfo. Il seme è stato messo da loro, la pianta è cresciuta, ma occorre coltivarla perché il lavoro fatto da quegli uomini straordinari non vada perduto. Ed è per questo motivo che l’amministrazione comunale ha deciso di offrire la disponibilità di una sede in piazza Municipio all’Associazione Molfettesi nel mondo che la condividerà con l’Associazione InCo “Interculturalità & Comunicazione”, che si occupa di mobilità all’estero per giovani ed adulti tramite il programma Erasmus+, Au Pair, MTV, e altri. E forse questo è il modo di commemorare degnamente chi, come Rodolfo Caputi, si è speso per mantenere vivi i legami fra le varie comunità. A 30 anni dalla morte è il regalo più bello che si possa fare alla sua memoria. © Riproduzione riservata

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