Rinviato a giudizio l’omicida del rivale in amore
MOLFETTA – 6.3.2002
Rinviato a giudizio il giovane killer che uccise il rivale in amore davanti alla ragazza contesa il 13 agosto scorso in via Fiume, una traversa della centralissima via Cavallotti. Il tribunale dei minori lo ha riconosciuto responsabile di omicidio volontario respingendo la richiesta della difesa di una “messa in prova” in una comunità di recupero. L’udienza è stat fissata per il 16 aprile.
Ricordiamo la vicenda dell’accoltellamento. Michele 16 anni, non si era rassegnato al fatto che la sua ragazza Carmela, 15 anni, lo aveva lasciato preferendogli un giovane più grande, Raffaele Grosso, 21 anni (nella foto)e, dopo alcune minacce, ha deciso di affrontare la coppia in via Fiume, nei pressi della casa per ragazzi difficili, la comunità “Incontro”. Michele ha chiamato il rivale gridandogli “lei è mia, lasciala stare”, ma Leo, come lo chiamavano gli amici, non si è fatto intimorire e ha abbracciato più forte Carmela, la “bambola”, come è definita in paese, e si è allontanato con lei. A quel punto Michele, preso dall’ira, li ha inseguiti, ha tirato fuori un coltello e lo ha conficcato dritto nel cuore del rivale. Poi lo ha lasciato in una pozza di sangue ed è fuggito. I carabinieri lo hanno trovato qualche ora più tardi a vagare senza meta, sconvolto, tra le campagne in contrada “Nepta”: non ha opposto resistenza e si è fatto arrestare, ora è in stato di fermo a disposizione della magistratura, con l’accusa di omicidio premeditato, secondo il provvedimento emesso dal sostituto procuratore del Tribunale dei minori, Maria Saracino. Leo, la vittima, aveva un fratello gemello Sergio, insieme ad altri sei fratelli, ed era considerato un ragazzo tranquillo, lavoratore, aveva cominciato come garzone di fruttivendolo e poi aveva scelto di fare il muratore, “per guadagnare di più”. L’altro, l’assassino, viene descritto come un bullo: capelli biondi a spazzola, occhi azzurri, sempre accigliati, uno spaccone, uno sbandato. La ragazza, orfana di entrambi i genitori, era ospite della comunità “Incontro”, per ragazzi difficile e aveva trovato in Leo quell’affetto che le era mancato in famiglia. Aveva preferito questo ragazzo all’altro, perché era più grande, si sentiva più protetta e il fatto che lavorasse, le sembrava aprire una prospettiva per un domani meno incerto.
I genitori di Raffaele al momento dell’omicidio non erano a Molfetta: la mamma, Maria era partita per raggiungere il marito, marittimo sui traghetti, in Sardegna. Un anno fa il gemello di Leo, Sergio, aveva avuto un incidente con la moto ed era rimasto in coma, poi ce l’aveva fatta e per la famiglia Grosso questo episodio era ormai un ricordo. Oggi la signora Maria non riesce ad accettare questa assurda tragedia che sembra una storia del passato, ma che è una drammatica realtà di oggi.
Michele de Sanctis jr.