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Quale cultura teatrale a Molfetta CORSIVI - Predomina il vernacolo, manca la voglia di sperimentare
15 novembre 2003

La conferenza stampa ripropone alcune problematiche legate al settore 'teatro' nella nostra città. Le parole di Ornella Vannetta ci inducono alla riflessione intorno allo stato attuale delle strutture offerte alla popolazione molfettese in tal campo. I nostri genitori raccontano degli anni in cui Molfetta disponeva di una pluralità di spazi, quali l''Apollo' (cinema-teatro), il 'Fiamma', il 'Supercinema', l''Arena Viale', il 'Cinema Corso'... Non si tratta della notte dei tempi. Si parla d'un periodo compreso tra gli anni '50 e '70. La crisi, imputabile forse all'avvento della TV nelle case, ha condotto alla graduale scomparsa di queste strutture, per cui, allo stato attuale, a volerci soffermare solo sul discorso prettamente teatrale, la nostra città può annoverare l''Odeon', il 'Teatro Don Bosco' e il 'Teatro di Ponente'. Il 'Teatro di Ponente', di capienza considerevole, presenta i limiti propri dei teatri all'aperto: è adoperabile esclusivamente in primavera (con qualche patema) e in estate. Può dunque ospitare il 'Festival del Mare', ma non un'eventuale stagione teatrale invernale; le manifestazioni organizzatevi, inoltre, sono alla mercé della clemenza meteorologica. L''Odeon', il più ampio dei teatri al chiuso (anche se il 'Don Bosco' offre una buona qualità di servizi), presenta, come evidenziato in conferenza stampa, limiti sia a livello di spazio scenico disponibile che di strutture offerte alle compagnie ospiti. Il quasi esaurimento degli abbonamenti in platea e galleria può considerarsi la cartina al tornasole di una duplice realtà: da un lato è indizio dell'entusiastica adesione del pubblico all'iniziativa allestita in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese, dall'altro potrebbe denunciare la necessità di strutture di maggior capienza per simili manifestazioni... Altrimenti, sarebbe forse il caso di prevedere alcune repliche, specie per gli spettacoli di maggior interesse. Il secondo punto su cui si dovrebbe dibattere è la presunta esistenza di una 'cultura' del teatro nella nostra città... Certo, Molfetta conta su iniziative di indubbia qualità, quali il Festival di Teatro Ragazzi, molto apprezzato a livello nazionale. Quanto al 'Festival del Mare', è pregevole finestra spalancata sul panorama teatrale italiano, ma, recenti sconti per studenti a parte, la partecipazione risulta spesso onerosa ai più giovani e meno abbienti e spesso le scelte di cartellone privilegiano nomi alla ribalta in ambito televisivo (chi ha orecchie per intendere...), a detrimento di una superiore qualità estetica (parlo da 'ottentotto', ovviamente). Il molfettese medio non s'abbona alle manifestazioni del 'Festival del Mare', ma affolla i teatri in occasione della programmazione delle ormai pullulanti commedie in vernacolo. Questa è la cultura teatrale predominante nella nostra città e, nella moltitudine di compagnie teatrali che propongono lavori di tal fatta, si annidano senz'altro realtà di valore, per lo sforzo documentario di recupero del patrimonio linguistico della nostra città, ma il più delle volte s'inclina a, per usare un termine belliniano, 'beceraggini' atte a suscitare un riso sboccato, scollacciato, per poi salvare le apparenze con 'morali' posticce, appiccicaticce, all'insegna dei più vieti 'topoi' del senso comune... Magari, un sostegno maggiore alle iniziative teatrali locali, con la creazione di occasioni di presentazione di lavori molfettesi, potrebbe sollevare i promotori dei medesimi (specie chi si muove a livello amatoriale) dalla schiavitù del botteghino e spingerli ad osare. Quello che, a mio avviso, manca, nella maggior parte dei casi (me compreso, probabilmente), infatti, è la voglia di sperimentare, innovare, per cui si ricorre a salsine obsolete. E questa, mi si perdoni, non mi pare 'cultura teatrale' vincente. Gianni Palumbo
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