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Prima cala, lo scempio resta Alla Prima Cala tutto regolare secondo la Capitaneria e l’Ufficio Tecnico comunale
15 luglio 2000

C’è chi lo chiama scempio, c’è chi lo definisce regolare e c’è anche chi si dice contento perché si tratterebbe di un segnale della vocazione turistica della nostra costa. Il lido “Scoglio d’Inghilterra” continua a far discutere: non sempre concordi le opinioni e numerose le perplessità. Ma andiamo con ordine. Il cemento. Da qualche mese in quel tratto di spiaggia se n’è fatto abbondante uso: sono state realizzate gradinate per l’accesso a mare, piattaforme per sostenere cabine e servizi, muri di sostegno. Seconda questione: la stagionalità come requisito indispensabile. In mancanza di un piano spiagge regionale non è possibile infrastrutturare la costa in maniera permanente, modificando, cioè, lo stato esistente dei luoghi: in altre parole tutte le strutture e i materiali adoperati devono poter essere interamente rimossi a fine stagione. E in effetti la concessione edilizia (n.5608) rilasciata nell’ormai lontano 3.11.1997 concedeva la facoltà di eseguire lavori di “…realizzazione di impianto per attività turistico-ricreativa con attrezzature in legno non fisse e completamente amovibili su beni demaniali marittimi, sul tratto di litorale Est della Prima Cala…” e aggiungeva nella sezione “Prescrizioni particolari e speciali” : “la presente Concessione Edilizia viene rilasciata a condizione che si garantisca il libero passaggio del bagno-asciuga…”. E allora? Che vuol dire? Forse che parte degli interventi operati i mesi scorsi in quell’area sarebbero irregolari e persino difformi rispetto alla concessione rilasciata? A noi era parso di sì, dopo aver visto una betoniera al lavoro, e subito dopo il cemento sulla costa. E invece…mai fidarsi dell’evidenza! “Dall’analisi fotografica comparata allo stato dei luoghi esistenti al momento del sopralluogo dell’Ufficio con quello rilevato all’atto dell’inizio dei lavori, non si evincono opere di modificazione permanente del sito, tali da richiedere demolizione o rimessa in pristino. [Pertanto il dirigente del settore territorio, Ing. Giuseppe Parisi] esprime parere che non essendovi opere di modificazione permanente del sito non vede emesso alcun provvedimento di demolizione di opere o rimessa in pristino.” Così si è espresso lo scorso 22 giugno l’Ufficio tecnico del Comune, dichiarando dunque, dopo una verifica, la perfetta regolarità dei lavori eseguiti. Le ipotesi sono due: o che il cemento sulla spiaggia fosse già preesistente e la betoniera un “miraggio”, oppure che quel cemento sia removibile e la sua rimozione non possa alterare lo stato iniziale dei luoghi. Su entrambe le ipotesi siamo molto scettici: quanto alla preesistenza, non esistono sufficienti controprove, ma la betoniera sorpresa a scaricare cemento lascerebbe quanto meno sospettare il contrario; rispetto alla supposta removibilità di quegli strati di cemento, ci piacerebbe citare uno stralcio da una comunicazione dello scorso gennaio inviata dalla Capitaneria al Comune e alla Regione, in risposta a una richiesta di piantare degli alberi in quello stesso lido: “…il prospettato intervento [di piantumazione] costituisce di fatto una modificazione a carattere permanente dell’attuale stato dei luoghi. In altri termini, tale piantumazione… non collima con il carattere di assoluta precarietà e stagionalità che al momento deve caratterizzare l’insediamento…”. Meglio il cemento che gli alberi: questi permanenti, fissi e irremovibili, e quindi intollerabili; nessuna parola invece su quello. Anzi dal Comune ci dicono che quel cemento pare proprio perfettamente removibile, senza nessun tipo di danno o conseguenza. Eppure da un parere espresso proprio dalla Commissione Edilizia Comunale il 16/12/97, veniamo a conoscenza che “…in presenza di un’area di interesse specifico sotto l’aspetto paesaggistico ed ambientale è necessario che l’intervento preveda la massima tutela dell’andamento plano-altimetrico della zona ed a condizione che non vengano eseguite opere che modifichino il sito (svellimento di terreno vegetale, livellamenti della zona, formazione di scarpate ecc.) e che impalcati di spianamenti orizzontali e manufatti siano in legno e assolutamente amovibili per smontaggio in qualsiasi momento.” Insomma alla base sembra esserci un grosso equivoco e forse al fondo di tutta la questione c’è questa malsana convinzione: non ci possono essere infrastrutture, e probabilmente nessuna forma di sviluppo turistico, senza cemento! In realtà però all’inizio i presupposti erano altri e la concessione è stata rilasciata sulla base di un progetto che prevedeva “tutte strutture in legno, ancorate alla roccia per mezzo di cravatte saldate a piastre e fissate con chiodi sparati nella roccia” (dalla relazione tecnica del geom. Paolo Rosa presentata all’Utc nel 1997). Questo basterebbe a dissipare ogni dubbio sulla non necessità strutturale del cemento, togliendo la parola persino a chi sostiene che questo sia indispensabile a sostenere costruzioni di quel tipo e che non costituisca in nessun modo un illecito. Altrimenti, perché non citarlo affatto nel progetto? Non sarà un eco-mostro, non sarà una novella Punta Perotti, ma di sicuro si tratta di una preoccupante sirena d’allarme per il futuro prossimo e remoto. Si parla e si è parlato di sviluppo eco-sostenibile. Ma forse faremmo bene a convincerci che “eco-sostenibilità” non coincide con il grado di tollerabilità né di un abuso né di un oggettivo danno inferto all’ambiente, che non è mai piccolo a tal punto da poter essere accettato. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
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