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Presenza, poesie di Maria Addamiano in onore di Lisa Ruggiero
15 gennaio 2016

“Quando un incontro tra due esseri umani si evolve in un colloquio tra due anime, avviene un qualcosa di miracoloso: un’amicizia vissuta nella sua essenza più autentica”. Con queste parole, il prof. Michele de Chirico introduce la raccolta Presenza. Poesie di Maria Addamiano, pubblicata in omaggio alla compianta amica Lisa Ruggiero, ricordata in appendice anche dalla testimonianza di Annetta La Candia Minervini, presidente dell’ANEB, associazione cui la Ruggiero era iscritta, e dalle delicate parole di Marisa Carabellese (Mercoledì 3 febbraio alle ore 18.30 il libro sarà presentato dal prof. Michele de Chirico proprio all’Aneb in via Cap. De Gennaro, 23 con un accompagnamento musicale della violinista Stefania Lomolino e del pianista Mauro dell’Olio). Le liriche della silloge, intervallate da disegni e brevi note di commento della stessa autrice, sono offerte a mo’ di primizie, proprio come quei fiori raffigurati in copertina, a rintuzzare il senso di vuoto che deriva da un’assenza improvvisa, foriera di profonda sofferenza. Non è un caso che il titolo Presenza, riferito a una poesia con la quale l’Addamiano ha ottenuto il 1° premio SICILIA 2009 – A.S.L.A. Palermo –, molto apprezzata dalla Ruggiero e, anzi, divenuta quasi volano dell’amicizia poi consolidatasi, alluda proprio all’idea, cara all’artista, di un universo permeato e reso vivido dal “soffio divino”. Questo cantico d’amore, un inno elevato agli “scenari di vita” che si ergono a “santuari” allo sguardo di chi ne sappia cogliere la sacralità, è emblema di una concezione dell’esistenza pacificata dalla fede. Proprio quest’idea, ben lontana dai nichilismi di matrice materialistica e meccanicistica, consente alla scrittrice di reagire al trauma dell’improvvisa assenza di un’amica ch’era divenuta fondamentale nel suo percorso di vita e dedizione all’arte. “Un inganno / l’addio senza pietà / per me / che bussavo / per una benedizione. / Pure la via è spenta. / Nessun affaccio. / Tutti di fretta”. Particolarmente riusciti ci appaiono versi come questi, che bene esprimono la melanconia destata dall’incombere della morte. Il rosso dei gerani sul balcone che si spegne come la fiamma di una candela al termine del giorno, il dolore di una sedia vuota o di un cesto da cui non si spanderanno profumi, il trauma delle finestre serrate paiono ottundere l’accesso al reame dell’arte e della poesia, di cui ipostasi divengono il motivo del “frullo d’ali” o l’idea del mancato fiorire del verso “nel selvatico del giardino”. Poi il mondo torna a imbellettarsi, con le sue ciprie di luci e ghirlande floreali, perché, nell’immaginario dell’io lirico, il ricordo dell’amica non appare più connesso a tristi pensieri di morte, ma è foriero di “germogli di vita”. La stessa presenza della Ruggiero è nuovamente avvertita “non so in quale veste”: “Di un Angelo il battito d’ali / mi giunge / leggera la carezza / mi rassicura”. Desta commozione l’elegia di questa Presenza. Dominano il Sentimento del Tempo e la certezza della finitudine dell’esistenza umana. Germogliano versi delicati, che la tristezza vela con grazia: “Muto il frullo / non più vibra / la poesia / gioia condivisa / e vergine resta / la tela / di colori non s’imbelletta”. Proprio in quei momenti, più limpida si libra l’esaltazione dell’arte poetica, che “di bellezza infiora ogni essere / e il cuore veste di pace” e, veicolo dell’amicizia con la Ruggiero, è una delle più nitide manifestazioni della presenza di Dio. Carezza che traspare improvvisa in una primula che di bei colori si veste, così come nel sorriso benedicente di una persona cara, che aiuta a percepire distintamente il profumo dell’amore dell’Essere supremo.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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