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Piscina, un business che fa gola: quasi un miliardo di entrate
26 settembre 2002

MOLFETTA – 26.9.2002 Continua a far notizia la piscina comunale. Dopo l'inaugurazione avvenuta domenica con l'intervento del presidente del Coni (nella foto l'intervento del sindaco), del sen. Azzollini e dell'immancabile Pino Amato superpresenzialista e in perfetto dissenso con il presidente della Fin, che ha snobbato la manifestazione (è guerra aperta su questo fronte tra Coni e Fin). Sul ruolo improprio del Coni e del suo presidente regionale Elio Sannicandro torneremo sul prossimo numero di “Quindici” che dedicherà ampio spazio alla vicenda della piscina comunale, un business che fa gola per la possibilità di incassare quasi un miliardo delle vecchie lire l'anno. Oggi interviene il consigliere comunale della “Margherita”, Nino Sallustio, con alcune riflessioni che fanno notizia e fanno riflettere e permettono a i cittadini di farsi un quadro della situazione e soprattutto del confronto politico che c'è su questo argomento. Ve le proponiamo testualmente: “Le Piscine rappresentano senza dubbio una grande occasione per la promozione e lo sviluppo dello sport e la cura del benessere psico-fisco – dice Sallustio -. Ma si sa che a questo mondo tutto ciò che attrae diventa business ! Nel Caso del complesso natatorio di Molfetta si prevedono introiti che superano di gran lunga le spese di gestione ! Ad oggi si contano oltre 1000 iscritti (senza contare la palestra) ad una media di 40€ al mese = 40.000€ al mese x 12 mesi = 480.000 € annui (oltre 900 milioni di vecchie lire). Possiamo immaginare che le tentazioni di sfruttare economicamente ed elettoralmente questa pregevole struttura non mancheranno considerata la irrefrenabile famelicità dei politici dell'attuale maggioranza. Qualcosa è già accaduto Qualche giorno fa abbiamo appreso (e verificato di persona) che il Sig. Pasquale Minuto (fratello della consigliera comunale Carmela Minuto nonché cognato dell'assessore all'ambiente Luigi Panunzio), sarebbe stato il gestore della palestra annessa all'impianto natatorio e che allo stesso sarebbero stati affidati i corsi (a pagamento) di Cardiofitness e spinning. Fonti ben informate rivelano che addirittura il Minuto avrebbe chiuso la sua palestra per trasferire le su attrezzature all'interno della struttura pubblica. Ma come è potuto accadere ?? Chi ha deciso questo affidamento ? Perché lui e non altri ? perché una struttura pubblica adibita a pubblico servizio si trasforma in una struttura a fine di lucro a favore di un parente di amministratori pubblici ? Il CONI ha il potere di decidere a chi sub- concedere la struttura o i servizi ivi erogati ? A queste ed altre domande è possibile rispondere solo se si definiscono i passaggi amministrativi fin qui adottati. Riepiloghiamo - Il 22 novembre 2001 il Consiglio Comunale approva la delibera n. 53 che definisce la forma di Gestione del Complesso Natatorio ed il Regolamento d'uso. La scelta ricade sulla concessione a terzi ai sensi dell'art. 113 (b) del T.U. EE.LL. n. 267/2000 e dell'art. 82 dello Statuto Comunale. E' necessaria una gara d'appalto per decidere il soggetto cui affidare la gestione ma, nelle more della definizione del Capitolato e del Bando di gara, si autorizza la Giunta “ad esaminare la possibilità di affidare la gestione in via sperimentale e provvisoria ad un Ente Pubblico Sportivo” (es. CONI). - La Giunta Comunale il 14 marzo 2002 con delibera n. 126 concede al CONI Puglia l'uso e la gestione del complesso natatorio approvando al contempo uno schema di convenzione per regolare i rapporti fra il Comune ed il CONI. Qui cominciano i problemi: la durata della concessione viene definita in 2 anni (periodo esageratamente lungo per una concessione “provvisoria” in attesa dell'appalto definitivo); l'articolato è troppo rinunciatario tale da consentire al CONI di sub-concedere ogni e qualsiasi attività senza alcuna procedura di selezione ed in spregio alle regole più elementari di trasparenza; viene costituita una commissione di garanzia che non prevede la presenza di rappresentati del consiglio comunale (ignorando le prerogative di controllo attribuite dalla legge al Consiglio). - nel frattempo il 7 giugno 2002 la società ” Executive di Leonardo Tuccillo & C. Sas” di Ruvo di Puglia propone ricorso al TAR per l'annullamento della delibera di Giunta n. 126 e di tutti gli atti conseguenti, lamentando la violazione dell'art. 86 dello Statuto Comunale, dell'art. 113 bis del TU 267/2000 nonché della l.241/90 che dispongono l'obbligo a ricorrere a procedure di evidenza pubblica, e l'obbligo del rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e buon andamento, - il 10 luglio 2002 il TAR Puglia rigetta la istanza di sospensiva e la società Executive ricorre al Consiglio di Stato; - Senza attendere il pronunciamento del Consiglio di Stato l'ing. Calducci, in rappresentanza dell'ente, sottoscrive con il CONi la convenzione per l'affidamento “IN COMODATO GRATUITO DELL'IMPIANTO NATATORIO “ per anni 2. Già dal titolo si comprende che vengono cambiate le carte in tavola: la concessione diventa comodato gratuito, la durata anziché essere ridotta al minimo si allunga a 2 anni, con una serie interminabile di strane concessioni che appaiono finalizzate ad allargare le maglie per consentire la massima libertà di manovra nei rapporti di sub-concessione; - Il 27 agosto 2002 il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ACCOGLIE L'APPELLO della Executive considerando “suscettibili di positiva valutazione le doglianze dell'appellante” riduce da 2 anni a 1 anno la durata della concessione provvisoria; Una dura sconfitta sia nel merito che nella forma per il Comune che è costretto a modificare la convenzione; Conclusioni Quello che non muta è l'atteggiamento che continua ad essere di spregio per le leggi che prescrivono assoluta trasparenza nelle procedure, parità di trattamento e costante ricerca dell'imparzialità della Pubblica Amministrazione ! L'impressione che se ne trae è che l'Amministrazione ed in particolare alcuni assessori siano costantemente alla ricerca di un fine privato se non personale, anteponendo tale irrefrenabile pulsione al rispetto delle più elementari regole della vita democratica che vietano ai pubblici amministratori di trarre profitto, per sé o per i propri parenti, in forza del loro ruolo e del loro potere. Quale insegnamento ne trarranno i cittadini molfettesi ed in modo particolare i giovani ? Si convinceranno che la loro affermazione sociale e lavorativa non dipende dalle loro capacità, dalla loro cultura, dal loro impegno, bensì dalla “grazia” ricevuta dal potente di turno ! Il danno morale – conclude Nino Sallustio - che una comunità può subire da un tale livello di degrado nella gestione della cosa pubblica può essere immane, incalcolabile”.
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