È stato appena dato alle stampe il nuovo volume di critica letteraria dello scrittore molfettese Marco Ignazio de Santis. Lo studioso ha all’attivo una considerevole produzione poetica (in essa spiccano i volumi Lettere dagli argonauti e Dal santuario), narrativa e saggistica, che spazia dalla letteratura (recenti i volumi su Daniele Giancane e Ada de Judicibus Lisena) alla storiografia (nel 2020 è uscito MOLFETTA 1890-1894. Liberali, monarchici, repubblicani, anarchici, radicali, socialisti e cattolici ai tempi di mons. Corrado e della rivolta nel Seminario Vescovile, ma come non ricordare W Salvemini – Le elezioni politiche del 1913 nei collegi di Molfetta e Bitonto?), dalla dialettologia alla linguistica. Redattore del quadrimestrale letterario “La Vallisa” e apprezzato collaboratore di “Quindici”, de Santis ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti; tra questi il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio per il 1986. Il suo nuovo lavoro, Pirandello, Chiarelli, Montale, Comi, Bodini e altri autori del ’900 è stato edito nel gennaio 2023 dalla torinese Genesi, nella collana “Novazioni”, diretta da Sandro Gros-Pietro. La pubblicazione è il frutto del premio di Dignità di Stampa Saggistica ottenuto nell’edizione 2022 del concorso letterario I Murazzi per l’inedito. Dell’opera la giuria ha apprezzato, definendola una “galleria di scrittori”, il fascino derivante dal “brio illustrativo e la familiarità, cortese ma anche rivelatrice di aspetti non comuni” che lo scrittore rileva e svela “da autentico segugio e conoscitore della letteratura italiana e dei suoi interpreti”. La miscellanea è frutto della revisione e dell’innesto in volume di saggi già precedentemente pubblicati in varie sedi, soprattutto periodici. Scritti talora nati anche come conferenze legate a precise occasioni culturali; si pensi, a titolo d’esempio, al bel contributo su Vittorio Bodini, letto nell’ottobre 2001 presso il Castello di Bitritto in occasione della Giornata mondiale della Poesia. I saggi riguardano – citandoli rigorosamente in ordine alfabetico – Anna Banti, il già menzionato Bodini, Dino Buzzati, Italo Calvino, Giosue Carducci, Luigi Chiarelli, Girolamo Comi, Beppe Fenoglio, Carlo Emilio Gadda, Amalia Guglielmi-netti, Carlo Levi, Curzio Malaparte, Maria Marcone, Giuseppe Marotta, Eugenio Montale, Aldo Palazzeschi, Enrico Panunzio, Luigi Pirandello, Vasco Pratolini, Giuseppe Prezzolini, Leonida Rèpaci, Rosaria Scardigno. Se si esclude i due più corposi scritti dedicati a Pirandello e alla “Trilogia del teatro nel teatro” e a Luigi Chiarelli, cui si potrebbero accostare anche le puntuali analisi di opere di Comi, Bodini, Marcone e Panunzio, i restanti contributi, come evidenziato da de Santis nell’avvertenza Al benevolo lettore, si muovono nella direzione dell’agilità e della concisione. Nascono così fulminei ritratti prevalentemente di carattere bio-bibliografico, cui si affiancano icastiche definizioni della cifra degli scritti di autori e autrici che si sono mossi tra la fine dell’Ottocento, ma soprattutto il Novecento e il primo scorcio del nuovo millennio. Lo sguardo lucido e lo stile elegante e raffinato di de Santis rendono l’opera gradevole, efficace strumento di approccio a figure in alcuni casi molto celebri, in altri – penso a Leonida Rèpaci – senz’altro meritevoli di attenta riscoperta e valorizzazione. Ogni medaglione ha un suo preciso taglio; per esempio, il saggio su Giosue Carducci è caratterizzato da una disamina della ricezione in sede di critica letteraria di un autore che sta purtroppo, come Antonio Fogazzaro, subendo un ingiusto appannamento nel canone della letteratura italiana soprattutto a livello di approfondimento scolastico. Ciò peraltro non stupisce in un’epoca in cui l’eccesso di progetti e di vetrinismo aziendale, l’enfatizzazione della tecnologia e un faccendismo spesso dispersivo per l’apprendimento nocciono non di rado all’approfondimento dei capolavori delle nostre lettere nelle aule degli istituti. De Santis pone l’accento su un “Carducci intimo e segreto” piuttosto che sul “cliché epico-storico del vate pugnace e solare”. Meritevole di attenzione è l’esperienza di Luigi Chiarelli, tra l’altro nativo di Trani, il cui “grottesco” ebbe ricezione ancipite, ma può vantare meriti che de Santis ben delinea nel suo scritto. Lo studioso non manca di sottolineare snodi significativi come la recensione di Gramsci, sull’ “Avanti” del g. 11 aprile 1917, dedicata a La maschera e il volto, capolavoro dello scrittore. Gramsci ne riconobbe il “grande valore per l’educazione estetica del pubblico, attutito e fatto lapposo dalla falsa grandezza e dall’artificio abilmente nascosto nel teatro solito”. L’interesse rivestito dall’opera non sfuggì dunque al critico e filosofo nato ad Ales, che si rese peraltro protagonista anche di clamorosi abbagli, come nel caso di Così è (se vi pare) di Pirandello. Gramsci definì, infatti, sempre sull’ “Avanti”, nell’ottobre 1917, il capolavoro pirandelliano “Un mostro (…), non una dimostrazione, non un dramma, e come residuo, del facile spirito e molta abilità scenografica”, senza minimamente coglierne la grandezza e il portato umano. Quest’ultimo apparve nitido a Debenedetti, il quale avrebbe definito il filosofare tanto inviso a valenti critici un’ “astuzia della Provvidenza”, capace di consentire a Pirandello di “maneggiare” il “fuoco bianco” del suo cuore. Molfetta ha un ruolo tutt’altro che secondario nel volume di de Santis; lo studioso ribadisce quanto figure quali Rosaria Scardigno ed Enrico Panunzio abbiano avuto una dimensione che va ben oltre una prospettiva locale, sottolineando il valore estetico delle loro esperienze letterarie. Tra le pagine migliori, oltre ai saggi su Chiarelli, Comi e Bodini, annoveriamo proprio l’analisi dell’opera di Panunzio, condotta su molteplici binari, con osservazioni raffinatissime di stilistica, le quali permettono di cogliere la cifra degli scritti poetici dell’autore. Molto accurato anche il saggio su “Analisi in famiglia” di Maria Marcone, che scandaglia con grande acribia il romanzo prescelto, conducendo un’attenta analisi del contesto, dei temi e motivi dell’opera e del suo stile. Il livello ortografico, gli arcaismi, i termini e i sintagmi di “sapore letterario”, i vocaboli rivenienti dal lessico medico dimostrano la riduttività dell’etichetta di “franco narratore” applicata alla scrittrice pugliese. Un’opera tutta da leggere e gustare, insomma, questa miscellanea di de Santis, apprezzabile dal lettore colto, ma anche da chi vorrà approcciarsi in maniera agile e rigorosa al contempo a pagine memorabili della nostra letteratura. © Riproduzione riservata
Autore: Gianni Antonio Palumbo