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Olivicoltura, una crisi senza precedenti. Allarme dell'Oleificio cooperativo Goccia di Sole di Molfetta
16 novembre 2008

MOLFETTA - Euro 2,70 al Kg, questa la quotazione di un prodotto di eccellenza simbolo della nostra migliore produzione agricola. «Nemmeno 40 anni fa il valore del nostro prodotto, tra i migliori al mondo, è stato valutato tanto miserevolmente – dice Giambattista Mastropierro, presidente dell'Oleificio cooperativo “Goccia di sole” -. Ma il dato ancora più drammatico è che il prodotto è senza mercato. I grossisti si approvvigionano di prodotti di provenienza straniera, Spagna e Tunisia soprattutto, pagati ancor meno di questo prezzo (circa € 2,20/kg) importando anche partite di olio dello scorso anno rimaste invendute, ma che miracolosamente arrivano sugli scaffali della grande distribuzione assumendo in apparenza la nazionalità italiana. A nulla è valso il processo di identificazione in etichetta di cui al decreto del 9/10/2007 conosciuto meglio come quello del Made in Italy approvato anche dalla U.E. la cui applicazione è prevista dal prossimo luglio quando i buoi saranno già scappati dalla stalla. Se tale situazione continuerà a permanere non si può far altro che chiedere la sospensione della raccolta che in questo frangente rappresenta un ulteriore costo non sostenibile dalle nostre imprese agricole. Inoltre, considerato che ai nostri agricoltori non gli si fa mancare nulla, negli ultimi due anni gli sono state ridotte le quote di assegnazione del carburante agevolato, le tariffe energetiche sono state aumentate del 40% circa così come i mezzi di produzione essenziali quali fertilizzanti e fitofarmaci tanto per loro la crisi non è un evento calamitoso. Dulcis in fundo, il razionamento dell'acqua per usi irrigui, perché legge prevede la priorità per il potabile in caso di emergenza che in Puglia ormai è una costante. Vi è il fondato sospetto che quella che nell'area U.E. viene definita come “recessione tecnica”, termine alquanto improprio e infondato tecnicamente, altro non è che un fenomeno di fallimento della gestione economico-finanziaria affidata agli istituti di credito su investimenti virtuali basato su valutazioni azionarie inconsistenti che hanno portato a colpire la catena più debole, ovvero la produzione primaria priva di difese endogene. Prova ne è che i prezzi alla produzione primaria calano repentinamente e in maniera consistente e i prezzi al consumo aumentano. I prodotti di qualità, laddove si trovano vengono venduti a prezzi adeguati, mentre quelli da primo prezzo sugli scaffali c'erano e ci sono con buona pace dei programmi di promozione e valorizzazione. All'agricoltore per il momento per incoraggiarlo si propone un prezzo di acquisto delle olive a 30-35 €/q.le neanche sufficienti per la raccolta in quanto è vietata anche l'utilizzazione di manodopera familiare in ausilio al particolare momento che avrebbe dovuto rappresentare una festa mentre si sguinzagliano per le campagne forze dell'ordine alla caccia di nonni, zii, cognati e nipoti che impunemente infrangono la legge per dare una mano ai familiari nella raccolta dell'ex prezioso frutto della pace che da oro di Puglia nel frattempo è passato a rango di metallo facilmente ossidabile. Il mancato intervento dell'Amministrazione Pubblica equivale in questo momento a decretare ufficialmente l'inizio della fine del comparto la cui pianta è simbolicamente posta a stemma dell'emblema regionale mentre con il Piano di Sviluppo Regionale si enfatizza il premio per il primo insediamento, in imprese fallimentari, per i giovani agricoltori. Allora cosa fare per recuperare il tempo perduto. E' evidente che alla base manca la totale programmazione delle filiere dell'agroalimentare per cui è indispensabile pensare in futuro a piani di settore al fine di programmare e spendere al meglio le eventuali risorse disponibili sempre più ridotte rispetto al passato. L'immediatezza non può che prevedere misure di urgenza quali: ? Controlli rigorosi sulle etichettature nel rispetto del Decreto del 9/19/2007 relativo alle “Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell'etichetta dell'olio vergine ed extravergine” con cui si sancisce l'obbligo della indicazione dei luoghi di raccolta e di trasformazione delle olive; ? Controllo anche negli Stati esteri in cui si sospetta fortemente della presenza di olio con false certificazioni D.O.P. ; ? Controlli ai porti di sbarco per verificare la qualità della merce importata con monitoraggio dei percorsi durante i quali avviene il miracolo della nazionalizzazione e della “integrazione sociale” in casa delle famiglie degli ignari consumatori; ? Ritiro dal mercato di grossi contingenti di prodotto al fine di provocarne l'aumento della domanda (per correggere le qualità del prodotto importato difficilmente possono fare a meno di utilizzare il nostro per i tagli consueti così come è stato fatto di recente ma solo su prodotti dell'area padana (parmigiano e grana padano, sic!); ? Facilitare l'accesso al credito finanziario con compartecipazione al pagamento degli interessi in favore degli Istituti bancari che non possono e non devono eludere il sostegno alle imprese agricole; ? Sostenere i processi di internazionalizzazione delle imprese agroalimentari già presenti sui mercati esteri con proprio marchio anche con aiuti finanziari sulle quote di esportazione. E' giunto il momento di abbandonare definitivamente concetti di sicuro fallimento e di facile presa come quello della “concentrazione di prodotto per fare massa critica” gestito da soggetti non propriamente dotati di organizzazione e capacità professionale e men che meno di quote di mercato (vedi Cooperative di 2° Grado, Macro Organizzazione Di Mercato, ecc) che di critico hanno solo lo sperpero di ingenti finanziamenti senza mai aver nulla prodotto. A parere dello scrivente – aggiunge Mastropierro -, è una scelta coraggiosa ma indispensabile quella di accompagnare definitivamente tali organismi a miglior vita e sostenere invece coloro che hanno dimostrato di avere i requisiti tecnici e organizzativi per proporsi sui mercati di nicchia italiani ed esteri con prodotti di eccellenza. Per dirla brutalmente di tali attività parassitarie ne abbiamo piene le scatole tanto la cultura del recupero di improbabili sostegni politici da parte di chi ha perso la totale credibilità dei propri associati non regge più (manco le mogli li votano più). A questo riguarda il regolamento regionale sulle Organizzazione di Produttori andrebbe rivisto e rapportato ai limiti e ai parametri della legge istitutiva nazionale in quanto l'innalzamento degli stessi, come è accaduto, rischia di favorire proprio coloro che hanno dimostrato ampiamente di non meritare più la fiducia dei produttori a scapito di chi con propri mezzi si è conquistato credibilità e spazi di mercato che altrimenti sarebbe destinato a soccombere pur avendo fatto onore al prodotto e al territorio regionale di appartenenza. Sarebbe davvero il colmo che la Puglia si renda responsabile di tale deprecabile iniziativa. ? Immediato pagamento del premio unico alla produzione da parte dell'AGEA; ? Slittamento delle scadenze fiscali e contributive da parte delle imprese agricole e delle cooperative di trasformazione; ? Impinguamento del Fondo di Solidarietà Nazionale per il sostegno della crisi strutturale del settore; ? Reale applicazione dei dettati legislativi della precedente finanziaria relativa al sostegni di investimenti per le PMI tramite il credito di imposta. Sono passati circa 12 mesi dall'inoltro delle domande corredate dalla pianificazione degli investimenti ma finora nessuna risposta. ? Immediata accelerazione delle procedure di valutazione di istruttoria dei progetti relativi alla definizione dei distretti produttivi e delle procedure di finanziamento della L.R. di sostegno alle imprese cooperative. Per motivi di ordine pratico, sono solo alcuni degli elementi di valutazione e di approfondimento invocati alla pubblica amministrazione. Si tralascia per obbligo di sintesi di affrontare tematiche legate parallelamente alla produzione primaria e in particolare alla produzione di energie alternative e alla valorizzazione dei sottoprodotti su cui si aprirebbe un altro capitolo non viziato da forti e incomprensibili incongruenze».
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