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Oggi e domani congresso del Pd di Molfetta. Le squadre e i giochi in campo di un partito lacerato e confuso. Il ruolo di Piero de Nicolo
26 novembre 2016

MOLFETTA – Oggi e domani si terrà a Molfetta il Congresso del Circolo del Partito Democratico Molfettese presso la sede del P.D. in Via Margherita di Savoia 72.
Questo il programma: oggi alle ore 15,30 elezione del Presidente del Congresso, insediamento Commissione elettorale, Relazione del Segretario, saluti delle forze politiche e delle associazioni invitate; dalle 16,30 – ore 21 presentazione delle mozioni e dibattito congressuale. Domani domenica alle ore 8 ci sarà l’apertura operazioni di voto e il prosieguo del dibattito congressuale. Alle votazioni potranno partecipare coloro i quali hanno rinnovato la tessera per l’anno 2016. Alle ore 20 chiusura operazioni di voto, proclamazione Segretario Cittadino ed organismi statutari eletti.
Si tratta di un appuntamento atteso da tempo e sempre rinviato per motivi più o meno validi. Sarà il congresso delle dimissioni del segretario cittadino Piero de Nicolo, sempre annunciate, ma mai formalizzate e il congresso del dopo Paola Natalicchio, dopo che il Pd ha contribuito alla sua caduta e a quella dell’amministrazione di centrosinistra che sosteneva, anche con l’appoggio del segretario provinciale Ubaldo Pagano e il silenzio complice di Emiliano, all’epoca segretario regionale, che non ha fatto nulla per salvare la giunta di centrosinistra, come ha spesso ribadito la stessa Natalicchio.

Il problema è quello della frangia interna capeggiata dalla consigliera Annalisa Altomare e composta da Roberto Lagrasta, Sergio De Pinto e Lia De Ceglia, che ha lavorato ai fianchi l’amministrazione con atteggiamenti ostruzionistici, un comportamento condiviso e tollerato dalla stessa segreteria che ha fatto come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia.
De Nicolo, vecchia volpe politica, doveva far pagare alla Natalicchio il prezzo del suo defenestramento dalla Multiservizi per la vicenda dell’assunzione del figlio della consigliera comunale del Pd (a lui vicina) Ciccolella. Le dimissioni da quella carica non sono mai state accettate da De Nicolo, un politico permaloso, poco democratico e non abituato a perdere né tantomeno ad accettare la sconfitta. Da quel momento è andato tutto a rotoli: il partito si è lacerato, ha perso militanti, si è spostato a destra e soprattutto ha avuto un calo di consensi alle regionali, bruciando la candidatura della giovane Erika Cormio sull’altare del confronto con Guglielmo Minervini, risultato poi eletto.

Il Pd oggi è una mina vagante all’interno del centrosinistra, col progetto di accordo con Tammacco e il gruppo di centrodestra che si è staccato dal senatore Azzollini per avvicinarsi al governatore della Puglia Michele Emiliano, che nella sua arca di Noè, imbarca tutti.

Rimettere insieme i cocci del partito ancora oggi diviso fra i signori delle tessere (De Nicolo, Annalisa Altomare e Lillino Di Gioia) e i giovani democratici che cercano in tutti i modi di riportare nella rotta giusta una formazione politica prigioniera di Annalisa Altomare e delle sue pressioni politiche.
Così la candidatura di Antonio Di Gioia (figlio di Lillino) alla segretaria cittadina si voleva tentare un discorso unitario che, però, i Giovani democratici non hanno accettato e forse si presenteranno questo pomeriggio con un loro documento di minoranza. Gli stessi GD, nel settembre scorso, avevano messo sotto accusa il segretario, parlando di ordinaria agonia del partito.
Ricordiamo i contenuti pesanti di quel documento:  

«E' sconcertante percepire ancora sensazioni di ordinaria agonia del Partito Democratico molfettese. E’ da diversi mesi che il circolo PD di Molfetta vive una situazione di precarietà e di inoperosità dovuti alle annunciate, ma mai formalizzate, dimissioni del segretario cittadino che ha diretto il partito in maniera autonoma senza mai convocare un direttivo, senza mai nominare una segreteria, e senza ascoltare le istanze che provenivano dalla base “attiva”. Non a caso, già durante un'assemblea tenutasi a Dicembre 2015, il segretario annunciò le sue dimissioni. Da quel momento in poi solo rinvii al fatidico congresso.

É stato pesante ritrovarsi iscritti ad un partito privo di un esecutivo che facesse da supporto al segretario, scarno nel senso di partecipazione e condivisione, ma soltanto rallegrato da infruttuose assemblee utili a mascherare l’autonomia decisionista del presunto leader, permettendogli di mantenere ben salda la sua posizione.

Basti pensare che prima di tenersi l’ultima conferenza stampa, all'indomani delle dimissioni del Sindaco, il messaggio che De Nicolo ha trasmesso, non è stato condiviso con nessuno degli iscritti. Bensì è stato solo un pessimo "one man show". Pensavamo che ci fosse, in seguito, almeno un’analisi su quanto accaduto a livello amministrativo; invece, il buio totale. Non è possibile però pensare che quanto accaduto sia solo attribuibile ad altri, quando anche lui è stato uno dei fautori principali del fallimento amministrativo del centro sinistra.

Quanto al Congresso Cittadino, la sua fatidica convocazione fu fissata a luglio scorso, con annessi manifesti sparsi in tutta la città, senza sapere che sarebbe slittato, a causa di una proroga proveniente dalla Federazione provinciale del PD; anche in quell'occasione, era stato già deciso il candidato, senza che nessuno ne fosse a conoscenza.

Come giovanile del partito, abbiamo sempre cercato il confronto fino all’ultimo, abbiamo cercato una soluzione che potesse salvaguardare quello che resta del PD molfettese, provando ad invertire la rotta. Abbiamo chiesto al Segretario, per il bene del partito e di questa città, di fare un passo INDIETRO, immediatamente, ma ci è stato risposto no. Un segretario attaccato alla propria comunità, sa in quale momento, per il bene di chi rappresenta, è necessario farsi da parte.

Non è questo il nostro partito e questo modo di vivere la politica non ci appartiene.

Questo è il Pd delle apparenze. Infatti, come è ben noto alla Segreteria metropolitana tutta, Molfetta è stata scelta come luogo per ospitare la prossima Festa provinciale dell'Unità. La comunità democratica era completamente all'oscuro di tale "riconoscimento"; infatti, la decisione, presa di comune accordo col Segretario locale, è stata comunicata, senza alcun coinvolgimento iniziale, da quest'ultimo agli iscritti con un semplice messaggio su Facebook.

La verità è che non c'è nulla da celebrare, se non l’arrogante ostinazione di qualcuno. Non è assolutamente difficile capire il perché, per tali ragioni, la sede di Corso Margherita sia sempre chiusa. Ed è anche per questo che noi non prenderemo parte a questa kermesse.
Queste situazioni hanno causato la paralisi dell’azione politica del PD e l’allontanamento di molti iscritti e simpatizzanti, per cui adesso ci troviamo di fronte ad un circolo privo di forze ed idee, con un numero spropositato di tessere alle quali non corrisponde una reale partecipazione. Infatti, la maggior parte dei tesserati non è mai intervenuta ad un’assemblea e, forse, non si riconosce nemmeno nelle scelte del partito sia a livello locale che nazionale; probabilmente, saranno gli stessi che determineranno la scelta del futuro segretario privilegiando il rapporto personale all’operato politico.

Con le tessere si possono vincere i congressi, ma non si interpretano i bisogni di una Città. Non si radica il partito sul territorio e non si conquista nemmeno il rispetto, l’autorevolezza e il ruolo di guida in una sezione. Ad oggi, la straordinaria Comunità che per anni ha alimentato l’attività del Pd non esiste più».

Vogliamo capire se a livello locale ci siano le condizioni per ricostruirla, incastonandola su un preciso progetto politico ed amministrativo. Ci discostiamo da questa deriva lassista e personalista e riteniamo che oggi nel PD non vi siano più le condizioni di agibilità politica per svolgere quella militanza a cui siamo stati abituati negli anni passati.

Qualcuno vive la comunità del PD come un intralcio ai suoi personalissimi piani; forse il segretario ha la presunzione di poter decidere il destino di quella comunità in totale solitudine, anche in previsione degli appuntamenti elettorali dei prossimi mesi.

Ma il destino di Molfetta appartiene a tutti noi ed è per questo che non è più tempo di tacere ma è il tempo di denunciare».

Cosa diranno oggi i Giovani Democratici? Aderiranno ad una finta unità, oppure manterranno la schiena dritta, opponendosi ad una segretaria ostaggio di Annalisa Altomare, che con il proprio candidato Di Gioia, vuole impossessarsi del partito, con la logica della vecchia e peggiore Dc?
Qual è il prezzo da pagare per l’accordo fra De Nicolo e Annalisa? La rinuncia di quest’ultima a candidarsi a sindaco, una cosa a cui tiene molto per dimostrare di essere più brava della sua rivale Paola Natalicchio? La gelosia fra donne in politica è sempre pericolosa. La riproposizione di vecchi personaggi come Annalisa e Lillino non piace ai GD e la foglia di fico del giovane Antonio, non è sufficiente a nascondere i due suoi mentori.

La concessione della segreteria al duo Annalisa-Lillino avrà come prezzo l’accettazione della candidatura a sindaco dello stesso Piero de Nicolo, pronto a fare l’accordo con la destra di Tammacco e con i vari personaggi in cerca di collocazione come Mariano Caputo, Ninnì Camporeale, Pasquale Mancini o perfino Pino Amato che a livello regionale è già alleato di Emiliano? Il famoso “ciambotto” come lo definisce “Quindici”? Che ruolo avrà in questa partita Pietro Capurso?

Sembra che ci siano stati anche incontri con il senatore Azzollini, che, come rivela “Quindici” nell’ultimo numero della rivista mensile in edicola, dovrebbe essere della partita con una lista civica? Quali interessi politici sono in gioco? Quali i prezzi politici da pagare al “ciambotto”?
Che ruolo avranno Nicola Piergiovanni pronto ad entrare nel Pd, ma favorevole alle primarie per designare il candidato sindaco, una corsa alla quale è pronto anch’egli a partecipare e l’ex sindaco Tommaso Minervini, anch’egli aspirante sindaco di un possibile “ciambotto”? Troppi galli in un pollaio sempre più piccolo e considerato nauseante dai cittadini.
Intanto le prime risposte si potranno avere solo dopo il referendum costituzionale, che rappresenterà, per come si è delineato, una sorta di scontro fra guelfi e ghibellini, il vero spartiacque della politica italiana dei prossimi mesi.

Oggi staremo a vedere, seguiremo il dibattito congressuale, per capire cosa si muove dietro le quinte e quali prospettive ci sono per le prossime elezioni amministrative della primavera del 2017.

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