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Nuovo scempio, cantiere navale tra il Duomo e la Madonna dei Martiri
15 gennaio 2003

L'anno si chiude con la notizia di un nuovo scempio. Sembra che non ci sia più limite per nulla: basta chiedere una licenza e viene concessa non importa se ci sono problemi di impatto ambientale o perfino di decenza, come la giostrina davanti al Duomo. Questa volta il santuario della Madonna dei Martiri verrà oscurato da un cantiere nautico. Sorgerà a metà strada tra il Duomo e la chiesa della santa patrona di Molfetta, il nuovo capannone del cantiere nautico "Le Difese" (un'azienda di Bisceglie situata attualmente sulla statale 16 e che realizza imbarcazioni da diporto). Un'area di rimessaggio scoperto e uno stabile che ospiterà uffici e officina: oltre 6.000 mq di superficie, di cui 3.850 "a mare", nello specchio di acqua sul quale si affaccia il cantiere esistente. Cambierà il volto del porto di Molfetta. E questa volta non per via di strabilianti e quasi inverosimili finanziamenti ministeriali, né per imminenti progetti di potenziamento. Ma per colpa di un intervento che taglierà in due il porto: il capannone impedirà la vista del santuario della Madonna dei Martiri dalla banchina san Domenico, stravolgendo un paesaggio che da secoli appartiene alla storia di Molfetta. La comunicazione che il sindaco ha fatto pervenire a tutti i consiglieri comunali parla chiaro. "In prossimità dell'inizio dei lavori di costruzione del cantiere Le Difese - fa sapere Tommaso Minervini - si ritiene opportuno trasmettere la relazione che precisa i tempi con i quali si sono formati gli atti amministrativi". Comincia nel 1999 la storia di questa incredibile iniziativa imprenditoriale. L'amministratore del cantiere "Le Difese" fa istanza di concessione. All'inizio la proposta semina perplessità tra gli amministratori, tanto che la commissione edilizia comunale chiede uno "studio di valutazione di impatto ambientale, sulla direttrice visiva banchina san Domenico-santuario Madonna dei Martiri", esortando a verificare la fattibilità dell'opera "in riferimento alla zona di particolare pregio del porto e del santuario della Madonna dei Martiri". Ma subito dopo le perplessità lasciano il posto a nuove disarmanti certezze. Gli uffici comunali presto dichiarano che il progetto non è tra le opere che necessitano di uno studio di impatto ambientale e a gennaio 2000 la stessa commissione edilizia esprime parere favorevole. Niente restrizioni in ordine alla salvaguardia del paesaggio. Anche la Soprintendenza ai Beni storici e artistici della Puglia a maggio 2000 fa sapere che sull'area interessata non insiste alcun vincolo paesaggistico e che l'intervento è conforme al Piano regolatore. Poi arrivano anche l'ok definitivo del dirigente del Settore Territorio, il nulla osta del ministero delle Infrastrutture e la concessione demaniale rilasciata dalla Capitaneria di Porto. Per il nuovo scempio non c'è più alcun ostacolo. Ma non ci meravigliamo più di nulla, soprattutto della facilità con cui la Capitaneria di Porto concede le licenze: basti pensare al lido balneare della Prima cala, con cemento gettato sulla costa a fiumi senza problema e con la prospettiva che sorgano altri lidi di questo tipo. Dovremo abituarci a tutto: chissà cosa ci riserverà il nuovo anno per una città che si vuole far sembrare bella con cartelloni pubblicitari giganteschi (spreco di soldi pubblici), ma che in realtà sta deturpando il suo volto, ad opera di amministratori improvvisati e dalla cultura un po' troppo kitch.
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Gentilissimo opinionista di Quindici, sono un Molfettese emigrato in Veneto per lavoro, follemente innamorato della città di origine (Molfetta) ed in particolare del mare e di tutto ciò che è connesso a questo. In questi anni il degrado si è abbattuto sulla nostra città, inquanto amministratori scellerati hanno permesso tutto ciò per motivi che non sto qui ad elencare. La Vergine dei Martiri non me ne vorrà, ma piuttosto che vedere il Santuario preferisco che nascano nuove realtà produttive, vedi quest'ultima legata la mare. E allora le chiedo, sarebbe meglio vedere il Santuario ed avere disoccupazione, o non vedere in parte il Santuario e vedere gli uomini affacendati nei lavori del cantiere navale? A mio avviso sarebbe ora di tralasciare motivi futili ed inutili come quelli in oggetto al suo articolo e cominciare a guardare di più alla realtà. Ricordi che la manovalanza della criminalità non è mai tanta, se ne ricerca sempre di più ed il terreno più fertile è proprio quello dove scarseggia il lavoro onesto e quotidiano. E allora, visto che la cantieristica navale dei pescherecci è in crisi, perchè non invogliare i tanto bravi maestri d'ascia molfettesi a convertire la loro attività a quella del diporto nautico? Queste sono cose che non spetta a me ribadire, bensì all'apparato politico che governa la città. Non mi dilungo ancora e spero che qualcun'altro come me risponda a questa provocazione letterale. Attendo un'eventuale sua risposta anche per e-mail.

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