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Ne.Mo: Winter Forum 2013 tra realtà e prospettive future
15 gennaio 2014

La forte dinamicità che caratterizza l’economia moderna ha reso la crescita una condizione necessaria per la sopravvivenza dell’impresa. La nascita di un’impresa deve essere seguita da: superamento di barriere geografiche, adattamento a più alti livelli produttivi, adeguamento tecnologico, formazione e ampliamento di sofisticate reti di vendita del prodotto/servizio. D’altronde, non esiste un modello di crescita che sia valido in assoluto. L’imprenditore deve tenere in considerazione il contesto ambientale (settore), le caratteristiche e gli obiettivi che l’azienda si prefigge. Credenziali che sono divenute dal 24 gennaio 2013 veri e propri punti di forza della rete Ne.Mo Precision Mechanics Network. Punti di forza che sono stati oggetto di discussione nel “winter forum 2013” organizzato proprio dal gruppo imprenditoriale Ne.Mo costituito da: Luigi La Forgia, Presidente della rete Ne.Mo e amministratore unico della Comea srl azienda specializzata nella micro-meccanica di precisione, Marco De Candia, Chief Operation Officer, Michele Murolo, Board Member e Responsabile Amministrativo e Commerciale della Due A, Camillo Gigotti, Board Member e Consigliere di amministrazione della Meccanica Gigotti srl, Sergio Gadaleta, Board Member e Amministratore Unico della OMAT srl e infine da Nicola Preziosa, Board Member e Amministratore Unico delle Officine Preziosa snc. Oltre ai gruppi imprenditoriali Co.Me.A, Due A, Meccanica Gigotti, Officine Preziosa, Officine Monopoli, Royal Germinario Group, OMAT. All’evento erano presenti Riccardo Figliolia, Segretario Generale di CONFAPI Bari-Bat e l’assessore allo sviluppo economico e innovazione Francesco Bellifemine, la Regione Puglia Ufficio Internazionalizzazione con la dott. ssa Giovanna Genchi, il Politecnico di Bari Dipartimento di Meccanica con l’ing. Catia Casavola, il Distretto Regionale della Meccanica con il Presidente Cesare De Palma, l’Università di Foggia Dipartimento di Economia con il prof. Antonello Corvino e il Consorzio Synesis con l’area manager Sud ing. Nicola Magaletti. Le sinergie della rete in un momento di crisi come quello attuale senza dubbio aiutano questo gruppo di imprese a incrementare il proprio business, puntando all’export con prodotti di eccellenza. La rete Ne.Mo Precision Mechanics Network è una risposta concreta alle dure sfide del mercato. Le aziende coinvolte hanno un DNA comune e si propongono di mettere a sistema le risorse intorno a questa idea innovativa. Il contratto di rete ha dato il via ad una collaborazione concreta tra i reparti produttivi e progettuali di tutti i soci. Questo ha inoltre permesso di uniformare i sistemi di gestione e produzione per aprirsi a nuovi mercati. Il percorso di aggregazione, partito circa un anno fa, ha visto mettere a punto il piano strategico su cui gli imprenditori si sono misurati, ognuno con le proprie idee. Formazione, ricerca, internazionalizzazione sono gli elementi qualificanti del programma di rete che ha l’obiettivo di alzare il livello di competitività del gruppo e incrementare le relazioni industriali anche a livello internazionale. Infatti il gruppo imprenditoriale della meccanica di precisione ha ampliato le proprie conoscenze internazionali partecipando ad eventi come l’EMO HANNOVER 2013 promossa da CECIMO, l’associazione europea delle industrie della macchina utensile, e organizzata da VDW, l’associazione dei costruttori tedeschi di macchine utensili, il MIDEST a Parigi, la fiera più importante d’Europa per la subfornitura e infine al Matching 2.0 di CDO a Milano. Il Winter Forum 2013 è stato utile soprattutto per sancire una linea di connessione impresa-dipendenti. Infatti i dipendenti dei gruppi imprenditoriali su citati sono stati chiamati in causa nel fare proposte utili per accrescere ulteriormente la rete Ne.Mo. Dalle varie proposte è emersa la necessità di investire maggiormente sulla formazione. Affinché lo schema funzioni è necessario investire in ricerca e innovazione e in impianti alla frontiera della tecnologica di produzione. Ma occorre anche un assetto organizzativo che massimizzi l’efficienza e che garantisca di poter rispondere velocemente ai cambiamenti della domanda. Insomma, è uno schema che caratterizzerà tutto il processo di ristrutturazione del sistema produttivo italiano. E dunque, perché sia efficace, le imprese devono avere a disposizione sia il capitale umano adeguato per le attività di innovazione sia gli strumenti giuridici e contrattuali per gestire questi processi complessi. Il secondo obiettivo da raggiungere è l’internazionalizzazione. Maggiori esportazioni, pertanto, saranno un percorso obbligato. Una vocazione ai mercati esteri (simile a quella delle imprese tedesche) garantirebbe di recuperare parte del tempo perduto in questi ultimi anni di profonda crisi e tornare a competere in maniera dignitosa a livello internazionale. L’internazionalizzazione è tuttavia un obiettivo complesso soprattutto per le imprese più piccole e meno strutturate. Come possibile strada da percorrere, l’approccio di rete d’impresa intrapresa proprio dal gruppo Ne.Mo può essere la chiave strategica, per un modello come quello italiano, fatto storicamente di imprenditoria diffusa e non in filiera, oggi obbligato a reinventarsi verso mercati e processi sempre più lunghi, competitivi e globali. L’aggregarsi in alleanze produttive dovrebbe diventare parte della nostra cultura per combattere l’individualismo e nanismo imprenditoriale. Altro aspetto fondamentale emerso è il marketing. Da secoli il consumismo e la pubblicità sono la linfa vitale del capitalismo. Come i mercati e la finanza hanno però anch’essi bisogno di essere regolati e regolamentati. Il consumismo e la pubblicità, diversamente dalla finanza, possono essere utili strumenti per pompare del buon sangue al cuore dell’economia. Infine fondamentale è stata anche la questione legata al ricambio generazionale. Il numero di giovani che scelgono il lavoro autonomo è effettivamente in calo, e un posto statale, anche precario, è molto più apprezzato rispetto al passato. Colpa della crisi, ma non solo. Pesano anche tasse alte, stigma nei confronti di chi fallisce, lentezze burocratiche. E gli amanti della poltrona che nelle aziende non mollano mai il testimone. Il tema della reti d’impresa sta acquisendo sempre più centralità nel dibattito economico. In tale strumento le imprese vedono infatti una strada percorribile per la loro evoluzione o anche solo per la loro sopravvivenza, in uno scenario economico che appare sempre più ostico, se non addirittura ostile. Allo stesso modo, gli istituti bancari guardano con crescente attenzione alle reti di impresa, in quanto potenzialmente in grado di dare solidità patrimoniale a piccole realtà che, seppur di successo, rischierebbero di dover pagare un prezzo troppo alto in termini di merito di credito e di costo del denaro alle nuove normative. Nell’attuale scenario competitivo, che per il capitalismo italiano è foriero di orizzonti estremamente incerti, emerge forte la necessità di sperimentare strade nuove. Ed emerge altrettanto forte l’istanza di cogliere ogni opportunità possibile per realizzare economie di scala, per comunicare e vendere meglio ciò che si produce, per dare un senso alla comune appartenenza territoriale, utilizzando il territorio stesso come brand di una specializzazione diffusa, e per depotenziare i rischi connessi ad un contesto congiunturale sfavorevole. Fare rete, costruire percorsi di condivisione ha rappresentato storicamente, per il piccolo capitalismo italiano, la migliore strategia per sopravvivere e competere anche quando nessuno avrebbe pensato fosse possibile. Le reti d’impresa rappresentano l’ultima evoluzione di questo percorso. Certo, le questioni aperte sono molte e la strada è ancora lunga. Qualcosa si muove, tuttavia, e non da oggi: segno che qualche azienda, forse, sta già ricominciando a muovere le ali. E il volo sta spiccando proprio dalle nostre aziende molfettesi.

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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