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“Nel Pd di Molfetta non abbiamo capibastone La mia elezione è risultato del rinnovamento” L’INTERVISTA. Il nuovo segretario del Pd Alberto D’Amato: sono il frutto di una sintesi e del ricambio generazionale. Difficile il dialogo con Rifondazione
15 marzo 2023

Il Partito Democratico di Molfetta, dopo tre anni di commissariamento, ha eletto il nuovo segretario locale, Alberto D’Amato, giovane e abbastanza volitivo, con qualche pregiudizio verso la libera stampa (ma di questo parleremo a parte) che non ne ha nei suoi confronti, come dimostra questa intervista a tutto campo, lasciandoli la libertà di esprimere le proprie opinioni (come intendiamo fare noi, perché abbiamo come slogan “Quello che gli altri non dicono” e siamo stati quelli più critici verso il Pd locale). Deve crescere e speriamo lo faccia in fretta, liberando gli armadi del Pd dai troppi scheletri che ci sono ancora dentro. Il nuovo segretario non si è sbilanciato, non è entrato nel merito del dibattito sulla sinistra e sul Pd avviato da “Quindici” ed ha evitato di rispondere ad alcune domande, quella del ruolo di Piero de Nicolo, di Michele Emiliano e del candidato sconfitto alla segreteria Stefano Bonaccini che si è schierato contro il Sud con l’autonomia differenziata. Non è un fatto positivo. Il rinnovamento va innanzitutto praticato con coraggio (come quello che sta dimostrando Elly Schlein) non solo a parole. Comunque valuteremo sui fatti la sua segreteria. Allora D’Amato, cominciamo con l’età e la professione. «Ho 25 anni, sono laureato in Economia e sto frequentando il corso di Laurea magistrale in Innovazione Governance e Sostenibilità all’Università degli Studi Bari». Come nasce la sua candidatura, visto che non ci sono state le primarie? Frutto di un patto fra le due anime del partito, area De Nicolo e area ex Rinascere, oppure di un compromesso? Non ritiene di essere troppo giovane per gestire una situazione così complicata, senza farsi pilotare dai politici più esperti o dai cosiddetti capibastone? Come mai al termine del congresso non è stato fatto un comunicato stampa? Non c’era l’accordo sul contenuto? «Innanzitutto occorre precisare che, per i congressi di circolo, lo Statuto del partito non prevede le primarie che, invece, sono previste solo per l’elezione del segretario nazionale. Come in moltissime altre realtà locali, esattamente come accaduto anche per l’elezione del segretario provinciale e del segretario regionale, a Molfetta le aree politiche e culturali del PD che si riconoscevano nelle due principali mozioni, quella che faceva riferimento a Stefano Bonaccini e quella che faceva riferimento a Elly Schlein, hanno trovato una sintesi sul mio nome e sulla mia proposta politica, decidendo soprattutto di puntare su un deciso ricambio generazionale. Ovviamente il fatto che il Congresso di Molfetta abbia deciso unitariamente di darmi fiducia è per me motivo di grande soddisfazione ma anche di grande responsabilità. E’ il segno che anche nella nostra città, dopo anni complicati e dopo un lungo commissariamento del Circolo, si è deciso finalmente di rinnovare il PD e di rilanciarlo su basi nuove. Io ovviamente ce la metterò tutta per essere all’altezza delle tante aspettative che ci sono su questa nuova stagione. Per quanto riguarda la gestione del Partito non ritengo sia complicata, ho il sostegno degli iscritti, abbiamo già diviso il lavoro in gruppi in modo da organizzare al meglio il nostro lavoro, valorizzando le diverse idee, le diverse sensibilità e le diverse professionalità. Il Partito è di tutti coloro che si vogliono impegnare, non ci sono capibastone che dettano la linea; l’agenda politica, i temi da affrontare e le decisioni da prendere sono il frutto dell’elaborazione collettiva di tutti coloro che vorranno partecipare alla vita del Partito Democratico, con il loro impegno e con il loro lavoro. Il mio invito è ad avvicinarsi al PD di Molfetta e a verificarlo con mano, direttamente». Qual è il significato del rientro da Rinascere di alcuni ex Pd: è una nuova corrente? Soffre di gattopardismo questo PD? «E’ in corso nel Partito Democratico, in tutta Italia, un processo di profondo rinnovamento resosi necessario dopo la cocente sconfitta alle elezioni politiche del settembre scorso che ha portato al Governo del Paese una destra reazionaria e sovranista che, dal nostro punto di vista, rappresenta un pericolo soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Per questo si è reso necessario un Congresso che l’ex segretario Enrico Letta ha definito “fondativo”, per dar vita a un nuovo PD in grado di tornare a sintonizzarsi realmente con le grandi sfide del nostro tempo (giustizia sociale, dignità del lavoro, transizione energetica e digitale, cambiamenti climatici, nuovo modello di sviluppo, green economy). Ecco, nell’ambito di questo percorso molti militanti, attivisti e simpatizzanti che, nel corso degli anni, si erano allontanati dal Partito Democratico perché ritenevano avesse smarrito la sua identità, stanno tornando a dare il loro contributo in questa nuova fase. E’ un processo che sicuramente la candidatura di Elly Schlein ha favorito e che la sua vittoria alle primarie sta consolidando in tutta Italia. Nell’ambito di questo processo anche tanti amici che sono stati tra i fondatori del PD di Molfetta e che hanno anche assunto, in passato, importanti responsabilità politiche e istituzionali, hanno deciso di tornare a dare una mano alla nostra comunità politica. Ci siamo a lungo confrontati con loro nelle scorse settimane e credo che nella loro scelta abbia pesato molto la volontà di tornare a fare politica in un partito radicato sul territorio ma che abbia una visione più ampia, che vada al di là della sola dimensione locale. Chi crede nella politica come strumento in grado di migliorare la condizione di vita delle persone, non può occuparsi solo di quanto succede nella propria città, ma deve avere l’ambizione di ragionare, di confrontarsi e di dare il proprio contributo anche in una dimensione più ampia, che vada al di là del solo contesto locale. Credo che questa sia la principale distinzione tra i movimenti civici che, nella migliore delle ipotesi, svolgono meritoriamente la loro funzione limitando però la loro attività nei soli confini cittadini, e una realtà come il Partito Democratico, radicata su tutto il territorio nazionale. Credo siano qui le motivazioni più profonde che hanno portato tanti amici a rientrare nel PD». Una volta in politica si chiedeva, come è stato ricordato recentemente “Di chi sei?”, per i riferimenti alle correnti. Lei di chi è? Secondo alcuni iscritti al partito, la sua posizione è vicina a quella di Piero de Nicolo. «Questa domanda mi fa sorridere, fortunatamente non sono di nessuno, sono il Segretario del Partito Democratico e sarò dalla parte di tutti gli iscritti del PD, dalla parte dei cittadini e dei nostri elettori. Penso, però, che esattamente come il nostro partito si sta impegnando ad aprire a tutti i livelli una fase nuova della sua storia, anche il mondo dell’informazione, locale e nazionale, debba abbandonare una certa narrazione che non è più al passo con i tempi e debba mettere da parte vecchi “occhiali” con cui guardare la realtà, perché il rischio è che rimanendo affezionati a certi schemi ormai usurati, al racconto della politica solo come “scontro tra bande”, si abbia una percezione distorta dei cambiamenti in corso e si faccia un cattivo servizio ai propri lettori. E questo anche al netto della mancanza di rispetto nei confronti di tante persone serie, oneste, leali, realmente appassionate di politica che si cimentano ogni giorno con la fatica di aprire le sezioni, fare dibattiti, assemblee, ragionare con le proprie idee, e devono vedersi “intruppate” da una parte o dall’altra. Capisco che una certa rappresentazione macchiettistica della politica o certe semplificazioni aiutino magari a vendere qualche giornale in più, ma chiedo di essere giudicato per il contributo che sarò in grado di dare, non per presunte appartenenze che davvero non hanno alcun fondamento». Il Pd di Molfetta, come in Italia, ha avuto un calo consistente di voti passando dai 4.704 voti del 2013 (era Natalicchio) ai 1.663 del 2022 alle ultime elezioni amministrative. A cosa attribuisce questa disaffezione degli elettori? «Nel corso degli anni, purtroppo, c’è stato un progressivo allontanamento del Partito Democratico, a tutti i livelli, dai temi che maggiormente interessano i cittadini. Si è data l’impressione che il PD esistesse solo per governare l’esistente o per esercitare il potere in una dinamica tutta autoreferenziale, e non piuttosto per rendere la nostra società migliore, più giusta, più equa, più sostenibile, più attenta alle esigenze delle donne, dei bambini, delle famiglie, di chi soffre, di chi fa impresa, dei lavoratori. Questo ha determinato uno scollamento sempre più marcato tra il partito e i suoi stessi elettori. Come giustamente diceva anche lei, è un fenomeno che ha riguardato Molfetta esattamente come tutta l’Italia. Quegli elettori si sono rifugiati in gran parte nell’astensionismo che ormai ha raggiunto percentuali elevatissime anche alle elezioni amministrative. Il nostro compito è, ora, quello di recuperare la loro fiducia, tornando a occuparci dei loro problemi e tornando a essere presenti e visibili. E’ quello che faremo». Non crede che serva un deciso cambio di rotta e anche di politica di un Pd che in questi ultimi anni è sembrato assente. Tra l’altro il Pd è stato, con Emiliano, tra gli artefici della caduta del sindaco di sinistra Natalicchio per allearsi con le liste civiche, per lo più di destra (ex Azzollini) della prima amministrazione di Tommaso Minervini: un errore che ha pesato sulla tenuta del Pd e sulla sua credibilità. Oggi assistiamo in consiglio comunale all’imbarazzante situazione di un consigliere del Pd, Gabriella Azzollini, che vota contro provvedimenti che ha sostenuto quando era in maggioranza con Minervini. E’ stato un errore quell’alleanza con le liste civiche di Minervini? Che dire poi dei consiglieri Piergiovanni e Facchini ex Pd perché espulsi, ma che continuano a gravitare nell’orbita degli Emiliano e dei Lacarra del partito a livello regionale. Non c’è chiarezza, c’è ambiguità e questo fa perdere voti al Pd. Come rimediare? Qual è il suo programma? E’ possibile riunire il partito? «Il Congresso del Circolo di Molfetta ha sancito in modo inequivocabile che il PD è unito e coeso. Ha chiuso la fase di un lungo commissariamento ed è pronto a ripartire. Sulla scelta di aderire, nel 2017, al progetto civico lanciato da Tommaso Minervini, abbiamo già detto che è stato un errore, al quale abbiamo rimediato uscendo da quella amministrazione, rinunciando a incarichi di governo e contribuendo a costruire, nel 2022, una alternativa di centrosinistra che ha sfiorato nelle urne la vittoria. Per quanto riguarda l’attività della nostra consigliera comunale, Gabriella Azzollini ci tengo a precisare che non ha mai votato contro ad alcun provvedimento che ha sostenuto in passato. Non so a cosa si riferisca con questa domanda, sinceramente. Se si riferisce alla ZES, la consigliere Azzollini si è astenuta (non ha votato contro), assieme a tutti i colleghi dell’opposizione di centrosinistra, su una proposta di delibera che non riguardava l’adesione del Comune di Molfetta alla ZES, ma solo una serie di agevolazioni relative a tasse e tributi locali, destinate alle imprese che si insedieranno o sono già insediate in quell’area. E l’astensione è stata dettagliatamente motivata, sia in Aula che all’opinione pubblica, con l’assenza, nella proposta di delibera, di alcuna indicazione su come sarà coperto, nel bilancio comunale, il mancato gettito fiscale derivante da quelle agevolazioni. Il rischio, infatti, è che per coprire quel mancato gettito da parte delle imprese (che già beneficeranno di grandi vantaggi fiscali a carico dello Stato e della Regione), a pagare siano tutti i cittadini molfettesi con un inasprimento dei tributi locali o con una riduzione dei servizi Per non parlare, poi, del fatto che il provvedimento era assolutamente generico e non chiariva quali attività il Comune intendesse incentivare con l’utilizzo della leva fiscale, e quali disincentivare. Nessuna idea dello sviluppo di Molfetta, quindi, ma solo tanta retorica e vuote promesse. Per questo il PD si è astenuto su quel provvedimento, non certo perché non consideriamo la ZES una grande opportunità per la città, se adeguatamente governata. Voglio ricordare che la ZES è stata istituita da livello nazionale da un governo guidato dal PD (premier Paolo Gentiloni), è stata recepita in Puglia dal centrosinistra guidato da Michele Emiliano, e il Comune di Molfetta ha aderito grazie a una delibera del 2019 portata in Giunta proprio da Gabriella Azzollini. Quindi noi siamo assolutamente favorevoli alla ZES, ma occorre utilizzare bene, nell’interesse della collettività, questo strumento, affinché porti effettivi benefici al territorio, altrimenti potrebbe tramutarsi in un boomerang». Come giudica il fatto che il candidato sindaco del centrosinistra Pasquale Drago abbia gettato la spugna perché non eletto, invece di guidare l’opposizione? E’ stato il candidato sbagliato, come ha sostenuto “Quindici” fin dal primo momento? Queste ritirate la gente le percepisce e pesano sull’immagine di un Pd che già ha poca visibilità. Accettare le critiche sarebbe già un segno di democrazia e cambiamento. «La scelta di Pasquale Drago è stata motivata da ragioni strettamente personali sulle quali, sinceramente, credo che nessuno abbia titolo per sindacare. Ovviamente ha lasciato grande amarezza in tutti noi e anche un certo disorientamento perché la sua serietà, la sua competenza e il suo rigore morale avrebbero certamente aiutato a condurre, in Consiglio Comunale e in città, una opposizione serrata a questa amministrazione che - me lo lasci dire - sta portando la città nel baratro. Basta vedere il deserto commerciale in centro, con attività che chiudono ogni giorno, le opere pubbliche lasciate a metà (Piazza Cappuccini, per esempio), il grandissimo pasticcio della nuova area mercatale che non si sa come andrà a finire, lo spaventoso tasso di emigrazione giovanile di tanti miei coetanei costretti ad andare altrove perché qui non hanno opportunità. Nelle elezioni amministrative del 2022, con Pasquale Drago, abbiamo sfiorato la vittoria che è mancata per poco più di mille voti al ballottaggio, nonostante la gigantesca macchina del consenso messa in campo dal sindaco Minervini e il vento di destra che già spirava forte. Voglio ricordare che al primo turno il sindaco uscente ha preso molti meno voti delle liste della sua coalizione, mentre il nostro candidato, Drago, ha preso molti più voti della coalizione a suo sostegno. Questo dimostra come quella candidatura fosse stata corretta, nel momento storico in cui eravamo. Forse è stata varata troppo tardi, si è perso troppo tempo a rincorrere altre ipotesi che poi non si sono concretizzate. Penso dobbiamo essere tutti grati a Pasquale Drago per l’impegno che ci ha messo e per la sua determinazione che ci ha portati a sfiorare un’impresa. Sicuramente quell’esperienza dimostra che, per le prossime amministrative, dobbiamo farci trovare pronti per tempo, non potendoci più ridurre a costruire la coalizione, il programma e a individuare il candidato sindaco, solo a poche settimane dal voto. Non ho dubbi su questo». I pasticci di Emiliano in Regione, con alleanze sempre diverse con assessori provenienti dallo schieramento opposto, una sorta di armata Brancaleone tipo il ciambotto di Minervini, non aiuta il Pd. «Il Partito Democratico ha avviato a ogni livello una nuova fase della sua storia, anche a livello regionale con l’elezione di Domenico De Santis alla segreteria. Sono certo, quindi, che anche a livello regionale si percepirà presto un netto cambio di passo in vista delle prossime scadenze elettorali». L’astensionismo, secondo lei, è fatto da potenziali elettori del Pd e del centrosinistra? Perché hanno perso fiducia nella politica? Cosa pensa del dibattito aperto su “Quindici” sull’editoriale di gennaio (“Alla ricerca della sinistra perduta”) e al dibattito aperto sul numero di febbraio, con la partecipazione di tutte le forze dell’area del centrosinistra? Altro dibattito in corso sulla nostra rivista è quello tra politica e cultura, importante anche questo. «Sicuramente le incertezze e gli errori commessi dal PD hanno allontanato molti elettori che si sono rifugiati nell’astensione. Ma quel potenziale è ancora lì e aspetta segnali chiari e concreti di inversione di tendenza per tornare a darci fiducia. Il nostro compito è fare esattamente questo. Ma non è più tempo di declamare slogan quanto piuttosto di affrontare di petto le tante contraddizioni presenti nella nostra città. Il mio appello è rivolto a tutti: non è più tempo di stare a guardare, magari con risentimento per gli errori che sono stati commessi in passato. Si è aperto un tempo nuovo ed è giunto il momento di tirar fuori i pugni dalle tasche, per rimettere le mani nelle tante ferite sociali presenti a Molfetta. E’ un lavoro duro, sporco, faticoso, ma occorre tornare a farlo se vogliamo recuperare un insediamento sociale e un rapporto reale con la nostra città, al di là e al di fuori dei soli momenti elettorali. Per fare tutto questo, ovviamente, è anche necessario il contributo che i protagonisti della scena culturale della città possono dare, con il loro sguardo spesso provocatorio e dissacrante. Spetta anche a loro aiutarci a trovare la strada per il rilancio della città, per poterla percorrere insieme». A Molfetta c’è il fenomeno Rifondazione che mantiene il suo zoccolo duro a differenza di quello che avviene altrove. E’ possibile un dialogo? E’ possibile tentare una ipotesi di alleanze a sinistra? E’ compito del Pd che ha perso l’anima popolare e non è più attrattivo? «La comunità dei Democratici Molfettesi non chiuderà le porte a nessuno, questo è chiaro. Abbiamo tentato più volte di aprire un dialogo con Rifondazione Comunista, anche in vista dell’ultima tornata elettorale amministrativa a Molfetta, ma è sempre esistito, da parte loro, un veto molto forte sul PD. Ne abbiamo preso atto, non potendo fare diversamente, e abbiamo comunque costruito una coalizione di centrosinistra ampia, in grado di competere con la “grande ammucchiata” di Minervini per il governo della città. Noi continueremo a essere al servizio della comunità dei democratici, dei progressisti, dei riformisti e degli ambientalisti della nostra città. Ovviamente lavoreremo per “spalancare por-te e finestre” del nostro partito, aprendoci al contributo di tutti coloro che vorranno darci una mano, soprattutto dai mondi vivi della città, dall’associazionismo ai movimenti, passando per le tante energie sane e le tante competenze che ci sono a Molfetta e che immaginano, come noi, un futuro diverso per questa città. Occorrerà fare un investimento sulle giovani generazioni, che noi come partito stiamo già facendo, come dimostra la mia elezione a segretario. Quindi il PD è assolutamente disponibile a parlare e a confrontarsi con tutti, a sinistra. L’importante, però, è che questo confronto sia condotto sul piano del rispetto reciproco che è la precondizione per poter trovare una base programmatica comune. Purtroppo dobbiamo registrare, da sinistra, ancora attacchi violenti alla nostra comunità politica che non possiamo più accettare. Se questi sono i presupposti, il confronto sarà difficile. Se cadono veti e pregiudizi, il dialogo non solo sarà possibile, ma sarà necessario e, sono sicuro, molto proficuo». A Molfetta esiste anche un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle: non fanno testo perché inconsistenti sul piano numerico e di qualità dei suoi rappresentanti, ma come si pone il Pd verso questa realtà, visto il possibile dialogo a livello nazionale? «Non condivido il giudizio sulla comunità politica del Movimento 5 Stelle di Molfetta che rappresenta un gruppo coeso e molto attivo in città, che si sta riorganizzando e che sta dando un contributo importante in termini di proposte al dibattito pubblico, non avendo paura di scendere in piazza per far conoscere le proprie idee. Sarà per me un piacere iniziare una collaborazione con loro sui temi, locali e nazionali, che ci accomunano, in modo da creare una sinergia che ci possa preparare alle sfide del futuro». Cosa pensa delle liste civiche? Il Pd è pronto a combattere questo fenomeno di capi e capetti che si fanno il partito personale attento solo ai propri interessi e non al bene comune? Oggi ci vuole coraggio a contrastarle, dopo essere stati l’unica forza politica che le ha legittimate entrando nella scorsa maggioranza. «Credo che generalizzare sia sbagliato. Esistono liste civiche che nascono a ridosso degli appuntamenti elettorali solo per consentire l’elezione dei soliti noti, e poi esistono movimenti civici che lavorano sul territorio e sono portatori di istanze, proposte e idee utili alla collettività. Anche a Molfetta è così: il sindaco in carica era sostenuto alle scorse elezioni amministrative da una pletora di liste civiche costruite solo per consentire l’elezione di un certo ceto politico; il giorno dopo queste liste (o meglio, queste sigle) si sono sciolte come neve al sole. Non hanno una sede, non hanno organismi democraticamente eletti, non hanno riferimenti. Nulla. Le rivedremo alle prossime elezioni, solo come strumenti per organizzare il consenso. Ma poi esistono, anche a Molfetta, soprattutto nel campo del centrosinistra, movimenti civici diversi (penso per esempio a Rinascere o a Molfetta Libera) che fanno politica ogni giorno e che apportano un contributo molto positivo al dibattito politico locale. Con loro, ovviamente, intendiamo proseguire una interlocuzione molto serrata, sia per proseguire nell’attività di opposizione che conduciamo insieme in Consiglio Comunale, sia per iniziare a programmare il futuro». Infine, l’elezione della nuova segretaria nazionale che ha visto trionfare Elly Schlein su Stefano Bonaccini. A Molfetta per il presidente della Regione Emilia Romagna, sostenuto dal partito, è stata una sconfitta, come pure i 460 voti alla segretaria eletta, sono un messaggio anche a lei che rappresenta il partito a livello locale. E’ stato un errore schierarsi con Bonaccini, su indicazione di Emiliano (sempre presente nelle scelte locali attraverso De Nicolo), trascurando il fatto che è contro il Sud e per l’autonomia differenziata? Come mai i giovani non hanno sostenuto Elly? Come conciliare iscritti (con tessere pilotate) ed elettori che a livello nazionale hanno vinto, dando un forte segnale al Pd? Sarà raccolto anche a Molfetta? Come giudica la vittoria della Schlein? C’è stato un aumento delle tessere (quelle vere) dopo questa vittoria, come è avvenuto a livello nazionale? «Posso dire che da, Segretario di Circolo eletto solo pochi giorni prima delle primarie, non ho dato alcuna indicazione di voto agli iscritti del Partito Democratico di Molfetta, e ho mantenuto il mio ruolo di imparzialità tra le due diverse mozioni. Quindi è sbagliato dire che il partito, a Molfetta, fosse schierato con Stefano Bonaccini. Gli iscritti al PD sono stati liberi di sostenere il proprio candidato alla Segreteria. Io ho votato Stefano Bonaccini e non penso sia stato un errore, come non ritengo abbiano “sbagliato” gli altri 748 votanti che lo hanno scelto. Essere Democratici, per me significa anche questo: essere liberi di scegliere e rispettare la libera scelta compiuta da altri. Non posso che giudicare positivamente l’ottimo risultato ottenuto, anche a Molfetta, dalla Segretaria Elly Schlein che, evidentemente, a livello nazionale è riuscita a interpretare meglio quel desiderio di profondo rinnovamento che era molto forte tra i nostri iscritti, militanti e simpatizzanti. A questo proposito sono molto felice per la grande affluenza che c’è stata alle primarie di Molfetta: hanno votato 1.217 persone, perfettamente in linea con l’ottima affluenza a livello nazionale che ha visto ai gazebo oltre 1 milione di votanti. Questo significa che il popolo democratico è vivo ed è ancora forte, è una comunità straordinaria pronta a rimettersi in piedi e a costruire un futuro migliore. Il partito, ora, è più forte e più compatto, ed è pronto a mettersi a lavoro anche sulle questioni nazionali seguendo l’agenda di Elly Schlein. Sono molto contento, inoltre, che la prima decisione della nuova Segretaria sia stata quella di riaprire immediatamente il Tesseramento per il 2023, in modo da consentire ai tanti che hanno votato alle primarie di venirci a dare una mano per rilanciare davvero il PD. Anche qui a Molfetta, in questi giorni, abbiamo avuto alcuni nuovi iscritti e sono molto felice di ampliare ancora di più la nostra comunità. Adesso tocca alla Segretaria Nazionale, assieme a tutti noi, dare una nuova identità a questo partito. Dobbiamo metterci al lavoro per ricostruire la fiducia dei nostri elettori e recuperare credibilità ai loro occhi. Solo con un PD forte, si potrà avere, a tutti i livelli, un centrosinistra coeso in grado di competere con le destre, mettendo al centro il contrasto a ogni forma di disuguaglianza, il diritto a un lavoro giusto, che affronti l’emergenza climatica, che organizzi un’opposizione attenta e serrata al governo di Giorgia Meloni, a difesa del Paese. La strada è tracciata. Non ci resta che perseguirla fino in fondo, nell’interesse esclusivo dei cittadini». Buon lavoro e auguri: ne ha proprio bisogno, di fronte a un compito e a una situazione così difficile. «Grazie. Auguri e buon lavoro anche a lei. Il mio auspicio è che la stampa segua senza pregiudizi e senza preconcetti il nostro sforzo di rinnovamento. In questo modo farà un buon servizio alla collettività e ai suoi lettori». © Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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