Molfetta, un lettore scrive a “Quindici”: perché dopo 30 anni è stata chiusa la strada di accesso al sottopasso della stazione? In campo la lobby dei costruttori?
MOLFETTA – Un lettore segnala a “Quindici” il problema della chiusura della stradina adiacente a via Dalla Chiesa. La cosa è stata denunciata da altri lettori.
Ecco la lettera: «Salve, sono uno studente pendolare, residente in via dalla Chiesa. Da una settimana circa è stata chiusa la stradina adiacente l'ex cementificio, che collegava il quartiere nel quale abito (e non solo) alla stazione di Molfetta. Sono stati applicati dei cancelli muniti di lucchetto. Questo ovviamente sta comportando diversi disagi a tutti coloro i quali la mattina percorrevano la strada per recarsi in stazione o semplicemente verso il centro città.
I vigili urbani hanno riferito che la stradina in questione è privata, pur essendo stata usufruibile da chiunque per 30 anni, e pur essendo dotata di regolare illuminazione pubblica.
Ma essendo dotata di illuminazione pubblica, non dovrebbe essere usufruibile regolarmente dai cittadini?
E' possibile far chiarezza sulla questione informando chi di dovere?
Vi ringrazio e mi auguro prendiate a cuore questo reclamo, non solo mio, ma di numerosi cittadini.
Buona giornata».
Certamente prendiamo a cuore la sua richiesta e la giriamo all’amministrazione comunale. Ma ci poniamo anche alcuni interrogativi: come mai dopo 30 anni i privati proprietari della strada decidono improvvisamente di chiuderla? Per caso non ci troviamo di fronte a una forma di pressione di alcuni costruttori, proprietari della strada per ottenere lo sblocco del comparto 18 e avviare nuove costruzioni edilizie?
Come scriviamo da sempre, la lobby edilizia è quella che ha rovinato questa città, condizionandone lo sviluppo e deturpando l’ambiente, senza offrire servizi adeguati e una qualità di vita decente ai cittadini residenti in alcune zone di espansione.
Dopo aver costruito a più non posso durante l’amministrazione di centrodestra dell’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, senza servizi, e con irregolarità per le quali è dovuta intervenire la magistratura a bloccare le costruzioni nelle lame, autorizzate irresponsabilmente dallo stesso Comune, ci chiediamo: a che serve continuare a gettare cemento sul territorio, quando sono stati già realizzati centinaia di appartamenti e molti dei quali sono invenduti. Come mai si pretende ancora di costruire se non c’è domanda, tra l’altro in un periodo di crisi?
La spiegazione potrebbe essere una sola, ancora quella della speculazione edilizia, vero cancro di Molfetta: i costruttori vogliono costruire oggi, con la speranza di vendere domani a prezzi maggiorati, quando la crisi sarà passata?
Ma un’altra domanda ci sorge spontanea: i cosiddetti imprenditori edili non stavano piangendo per la chiusura del credito da parte della banche?
Dove hanno trovato i soldi per lanciarsi in questo che si annuncia come nuovo scempio del territorio? Allora non è vero che l’edilizia è in crisi, che i costruttori sono in difficoltà?
Le rendite finanziarie degli anni passati di cui loro hanno beneficiato, evidentemente sono sufficienti a permettere loro di lanciarsi di nuovo sul mercato, un mercato che da sempre, come “Quindici” denuncia da 20 anni, fin dal primo numero della rivista, è un mercato drogato.
Vogliamo continuare su questa strada? Oppure quando si parla di cambiamento, occorre dare un segnale soprattutto in tal senso? Sarebbe un segnale forte di un'inversione di tendenza e di una rinascita della città, che tutti i cittadini auspicano: continuando sulla strada del passato Molfetta è destinata inesorabilmente al declino e al degrado, che abbiamo vissuto negli ultimi 10 anni.
NE RIPARLEREMO COME SEMPRE CON GLI APPROFONDIMENTI SUL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA QUINDICI IN EDICOLA IL 15 MARZO, SOPRATTUTTO ALLA LUCE DELLA SENTENZA DI APPELLO PER LA COOPERATIVA ANTARES, CON LA QUALE SONO STATE CONFERMATE LE CONDANNE IN PRIMO GRADO.
QUINDICI QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO
© Riproduzione riservata