MOLFETTA - Approvato il nuovo Piano del Commercio su aree pubbliche, si rischia di trasformare Molfetta in un ‘mercato diffuso’ con rivenditori di frutta e verdura in ogni angolo della città. Irritazione politica dell’opposizione, anche la cittadinanza non ci sta, nessuno vuole tramutare le strade in un bancone generale di frutta, verdura, cassette e tendoni. «Non possiamo stare sempre a guardare», monito espresso a chiari caratteri nella lettera consegnata in redazione da un cittadino molfettese - che chiameremo A.C., per ragioni di privacy.
Cosa non va a Molfetta: cittadini esausti. Una città spossata e disillusa, fiaccata dagli ultimi due anni di fuoco incrociato: sicurezza ridotta ai minimi storici, dopo un 2009 da record (17 rapine dichiarate alla stampa, 12 incendi sospetti, scippi, furti nelle abitazioni) e un peggiore 2010 (17 rapine, furti in appartamento, 5 incendi, aggressioni fisiche). Assenza di quiete pubblica e privata, soprattutto nelle moderne periferie, nei rioni Annunciata e Catacombe, tra le palazzine antistanti il Lungomare Colonna: luci spente su rumori, smog, gare di rutti, parolacce, aggressioni, furti, scippi, ecc.
Protezione degli animali e tutela dell’ambiente sabotate dalla mentalità del capitale e del mattone: ad esempio, l’area dell’ex mercato ortofrutticolo, nei pressi della chiesa San Giuseppe, è inclusa nel PRGC come area edificabile, scartata l’ipotesi di una riconversione in area a verde pubblico. E questo la dice lunga sulle intenzioni dell’Amministrazione comunale. Infine, l’occupazione (presunta illecita) di suolo pubblico da parte dei venditori ambulanti, situazione sanata e aggravata dall’approvazione del quadriennale Piano del Commercio.
Ai cittadini molfettesi sono negati quei diritti fondamentali che dovrebbero disciplinare comportamenti e attività cittadine, denuncia il sig. A.C.: occupati suolo, attrezzature e impianti pubblici; imbrattati monumenti e edifici pubblici; danneggiati sedili, panchine, fontanelle, attrezzi per giochi, barriere, segnaletica stradale, cartelli di pubblico interesse, elementi d'arredo; affissi manifesti e volantini su aree vietate. Disperato elenco di questo cittadino molfettese, che chiede all’Amministrazione Azzollini una maggiore salvaguardia della convivenza civile, la sicurezza pubblica, la fruibilità collettiva dei beni pubblici, la tutela della qualità della vita e dell'ambiente
Piazza ex-Mattatoio: il degrado incancrenisce. «Quanto ormai è avanzato lo stato di degrado e la scarsa igiene nella piazza dell’ex mattatoio», il sig. A.C. non usa mezzi termini per evidenziare uno status quo identico a quello di Piazza Minuto Pesce prima del suo recupero igienico-sanitario e strutturale. Anzi, immagina che la reale motivazione della non apertura di Piazza Minuto Pesce sia dovuta al timore di deturpare questo bene storico, la cui riqualificazione è costata un milione di euro alla città.
«Una piazza dimenticata dall’amministrazione, in completo degrado, basti dare un’occhiata alla pavimentazione e allo stato della pulizia non solo esterna, ma soprattutto interna ai box - la nota di questo cittadino deluso e indignato - una struttura così antica, coperta da alberi mai potati che occupano tutta la facciata, occultando la sua reale ed antica bellezza». Senza dimenticare che proprio nel parcheggio adiacente sarà sistemato un rivenditore di frutta e verdura, come fissato nel Piano del Commercio.
Gli operatori dell’ex Mattatoio pagano canoni, concessioni, pulizie e manutenzione dell’area? Hanno le licenze in regola e in corso di validità? È continuo e conforme alle norme lo smaltimento della spazzatura, la pulizia, il rispetto del decoro, della sicurezza e dell’igiene pubblica? Queste le domande del sig. A.C. che la redazione di Quindici presenta all’Amministrazione Azzollini, in attesa di una pronta risposta alla cittadinanza.
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