MOLFETTA - Resilienza, un termine nuovo e poco conosciuto, ma che sta già facendo parlare e discutere e soprattutto sta diventando un modo di essere, un obiettivo da raggiungere in una società dove le avversità sono all’ordine del giorno. Ma che vuol dire resilienza? Molti potrebbero giustamente ignorare il significato di questo termine tecnico usato per lo più in biologia o ingegneria, eppure queste giornate sono servite non solo a spiegare le sue numerose declinazioni, ma soprattutto a rendercelo familiare, come un movimento che nasce dal basso, dalla quotidianità e da alcuni semplici gesti che tutti dobbiamo abituarci a compiere ogni giorno. Come spiegato magistralmente dagli interventi di Erio Ziglio, direttore dell’Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo dell’OMS, e di Agis Tsouros, direttore della divisione Politiche e Governo per la Salute e il Benessere OMS, resilienza è la capacità di una collettività di costruire una rete, frutto di un’integrazione con l’ambiente e con il territorio, in modo da essere capace di rialzarsi e reagire positivamente dopo improvvisi incidenti, che ne mettono a repentaglio l’equilibrio.
Le calamità naturali, ad esempio, hanno un forte potere distruttivo, ma ciò che dobbiamo temere di più è la loro capacità di frammentare la comunità, disperdendo ancor di più le precarie risorse disponibili per la riabilitazione e il riassetto. Con resilienza, tuttavia, non si parla solo di solidarietà o di protezione civile, ma anche e soprattutto di consapevolezza preventiva. Perché una comunità sia in grado di far rimbalzare il problema senza frantumarsi al suo interno è necessario anticipatamente costruire una rete di supporto, attrezzandosi con strumenti per ridurre ed intervenire efficacemente sulle situazioni di cambiamento drastico dell’ambiente in cui viviamo.
L’occasione per parlarne diffusamente è stata la Giornata Mondiale della Salute venerdì 11 e sabato 12 aprile, nella splendida cornice del Museo Diocesano di Molfetta, dove si è tenuto il XII Meeting Nazionale della Rete Città Sane, promossa dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La nostra città è da pochi mesi entrata a far parte di questa rete, proponendosi subito come sede per il Meeting 2014, invito accolto favorevolmente dai rappresentanti delle altre città. Come spiegato dalla presidente Simona Arletti, una città sana è quella città che decide di interrogarsi su cosa sia opportuno fare per tutelare la salute, migliorare il benessere e facilitare stili di vita sani dei propri cittadini. Con questi obiettivi, la Rete Città Sane, attiva già dal 1995, anno dopo anno, ha esteso sempre più il suo raggio d’azione e la sua influenza, e arriva oggi a contare più di settanta comuni, che, però, sono ancora troppo pochi e si concentrano per lo più nell’area nord-est della nostra penisola.
Durante il Meeting si è parlato della “Resilienza delle comunità per promuovere la salute - Aprirsi a nuovi stili di vita”, un tema che ha calamitato per due giorni l’attenzione di tecnici, professori, medici, assessori, sindaci e di tutti gli altri partecipanti, compreso il pubblico, favorendo un’interazione e un dialogo davvero vivace e propositivo, soprattutto in occasione dei working groups pomeridiani sui temi della “Qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo”, coordinato da Walter Ganapini dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, della “Alimentazione, stili di vita e salute” tenuto dalla presidente Simona Arletti e infine della “Qualità urbana e relazioni sociali”, coordinato da Giandomenico Amendola, Sociologo all’Università degli Studi di Firenze. Complice, in questo senso, la presenza nel pubblico delle tante associazioni come Legambiente, Camera a Sud, Comitando e l’Azione Cattolica, la cui partecipazione attiva ha evitato che il Meeting divenisse un dialogo tra pochi. I rappresentanti istituzionali delle città di Milano, Firenze, Foggia, Pavia, Arezzo, Genova, Ancona, Modena, per citarne solo alcune, hanno illustrato e documentato i progetti svolti nelle loro realtà locali al fine di sottoporre all’attenzione delle altre città membri della Rete le loro esperienze per un aiuto reciproco e costruire un futuro più sano insieme.
Ma, da dove partire per costruire una comunità urbana resiliente? Può sembrare banale, ma il concetto di ‘comunità resiliente’ esula dall’immediatezza, per cui, il percorso da fare è piuttosto quello di una continua e costante educazione delle comunità alla resilienza. Quest’obiettivo si raggiunge porgendo attenzione a tanti aspetti che possono migliorare la nostra qualità di vita cittadina: la tutela della salute come diritto del singolo cittadino, l’impegno a rendere vivibile il territorio urbano per tutti, senza barriere architettoniche che pongano difficoltà ai disabili, la sensibilizzazione alla raccolta differenziata, all’uso delle piste ciclabili, la promozione dell’attività fisica anche nei parchi o nelle scuole, e non per forza in palestre, l’educazione alimentare nelle scuole e in famiglia. Questo l’insieme delle piccole cose, che servirebbe non solo a migliorare i nostri stili di vita e la nostra salute, ma anche le relazioni sociali di una comunità, rendendola ricca di fattori salutogenetici e quindi, nel tempo, anche resiliente. Non a caso, il progetto premiato con l’Oscar della salute dalla presidente Arletti della Rete Città Sane è quello promosso dal comune di Modena, dal titolo: ‘Responsabilità sociale e d’impresa contro il GAP (gioco d’azzardo patologico)’, con cui la città ha promosso eventi di formazione, spettacoli teatrali e musicali per sensibilizzare al tema del gioco d’azzardo come vera e propria patologia, lavorando in sinergia con le scuole, i comuni limitrofi, i commercianti, gli insegnanti, i medici, i ristoratori, e riuscendo a creare una rete di consapevolezza al fine di prevenire una fonte di malessere sociale, che purtroppo è alimentata anche dalla crisi. Tra gli altri progetti premiati, quello realizzato dal comune di Sacilie in Friuli Venezia-Giulia, dal titolo “Accessibilità a Sacilie” per l’abbattimento delle barriere architettoniche a favore dei disabili, oppure il progetto “OdorTel”, realizzato a Taranto con la partecipazione dell’Arpa, Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente e il progetto sulla medicina narrativa realizzato dal Comune di Foggia.
Il tema della resilienza, inoltre, è in linea con la strategia di politica sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “Salute 2020”, che mira proprio a ridurre le inequità dello stato di salute, perché a causa di numerosi fattori, tra cui anche la povertà e l’inadeguata distribuzione della ricchezza, curarsi sta diventando pericolosamente un lusso, mentre deve continuare ad essere un diritto. La nascita di comunità resilienti può e deve servire a tutelarlo e a creare delle reti invisibili ma resistenti che favoriscano l’integrazione e la realizzazione concreta questi obiettivi, perché se rimangono ancora solo su carta, stabiliti da un’autorità superiore, non potremmo mai godere dei risultati; di qui, dunque, l’importanza comunicativa e di confronto costruttivo che ha avuto il XII Meeting Città Sane OMS, per mettere in rete conoscenze, esperienze e competenze per un cammino di responsabilità collettiva.
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