MOLFETTA - È il delirio politico di un uomo politico, ridotto alle strette e in decadenza, che sembra non controllare più i suoi nervi. È la discesa agli inferi del dominus. Il sindaco di Molfetta, senatore del Pdl, Antonio Azzollini, fischiato e contestato alla fine del concerto di Piovani ieri sera, in piazza Municipio, avrebbe inveito e aggredito verbalmente e in dialetto Giacomo Pisani, redattore di Quindici e direttore della rivista Terre Libere, una delle giovani menti locali più brillanti e aperte al dialogo, che con alcuni amici si era fermato in piazza a conversare.
Un Azzollini su di giri che avrebbe additato Giacomo Pisani e alcuni suoi amici che avevano assistito al concerto come i colpevoli della contestazione. Pare che i suoi seguaci lo abbiano dovuto trascinare via con la forza prima che la situazione degenerasse: avrebbe voluto i colpevoli per risolvere la situazione. Ma in che modo?
Un episodio increscioso politicamente e umanamente scorretto, che impoverisce Molfetta e incattivisce un clima già teso. Questo episodio va registrato nel degrado politico, umano, sociale, ambientale, urbano di Molfetta.
Un episodio di intolleranza che definire vergognoso sarebbe eufemistico, soprattutto perché è stato messo in atto da chi rappresenta la città e siede nei banchi del Senato rappresentando la Repubblica e non può comportarsi come un cafone qualsiasi. Azzollini non ha nemmeno posto le doverose scuse nei confronti degli aggrediti, quando in un secondo momento questi con grande civiltà hanno cercato un chiarimento.
Nell’esprimere solidarietà al redattore di “Quindici” Giacomo Pisani e a deplorare il comportamento vergognoso del sindaco, non nuovo a queste esternazioni (basti citare l’ormai famoso attacco contro i consiglieri di opposizione in consiglio comunale, che ha fatto il giro d’Italia su You Tube), ci auguriamo che Azzollini, anche quando non condivide una contestazione, scelga modi più civili. Non ci si può dichiarare garantisti a parole, ma poi in pratica pretendere di conoscere il nome di qualche contestatore per denunciarlo, come fece Berlusconi qualche anno fa nei confronti di un altro contestatore.
I redattori e collaboratori di “Quindici” rifuggono da comportamenti incivili. Dobbiamo comunque registrare il dissenso crescente della città verso un sindaco ormai tollerato che, forse, invece di adirarsi ogni volta, farebbe bene, prendendo esempio ancora una volta dal suo leader Berlusconi, a fare un passo indietro, soprattutto quando capisce che non ha più il consenso dei cittadini di Molfetta, nemmeno di coloro che lo hanno sostenuto in passato, come appare ormai sempre più evidente dalla sua maggioranza che sta ormai sfaldandosi, cercando altri lidi. Anche uscire di scena richiede eleganza, civiltà e compostezza. La qualità degli uomini si vede soprattutto nell’epilogo.
Ci auguriamo inoltre che le manifestazioni di intolleranza verso “Quindici” e anche verso i cittadini che dissentono, non abbiano a ripetersi e il sindaco Azzollini riesca a mantenere il controllo che si addice alla sua carica.
Per quanto ci riguarda, non ci faremo intimorire, siamo e restiamo liberi e continueremo a raccontare i fatti ai cittadini, anche e soprattutto quelli che gli altri non dicono, anche se questo può dar fastidio a qualcuno, abituato a yes men e servilismi anche dei media.
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Riportiamo il commento sull’episodio, inviatoci dal redattore di “Quindici” Giacomo Pisani.
«Al termine del suggestivo concerto diretto dal maestro Nicola Piovani, ieri sera, ero insieme ai miei amici, a Piazza Municipio. Discutevamo come al solito, perché la piazza è bella per questo, perché ti fa incontrare gente e ti concede tempo per parlare, soprattutto quando gli stimoli vengono dalla musica, quella vera.
Ad un certo punto, le urla, un sindaco Azzollini delirante di fronte a noi lancia anatemi di ogni genere, è follia. Dopo qualche attimo di confusione generale, tutto comincia a farsi chiaro, più o meno. Al termine del concerto, il sindaco era stato invitato sul palco, ma l’accoglienza del pubblico non era stata delle migliori. Fischi e contestazioni hanno offuscato malamente l’immagine del sindaco proprio nel suo presentarsi accanto ad una delle figure più imponenti all’interno della proposta culturale di quest’estate. Una proposta che tenta il rilancio disperato del legame con la sua città, e che ad un tratto sprofonda nell’immagine tragico-comica dell’istituzione derisa - con toni anche molto pesanti - nel bel mezzo di uno degli eventi più apprezzati dalla cittadinanza.
Il sindaco era lì di fronte a noi, che imprecava rivolgendo lo sguardo a me e ai miei amici, esigendo che venissero fuori i “colpevoli”, perché si risolvesse una volta per tutte la questione. Ovviamente i termini del discorso sono irripetibili. Sembrava l’epilogo tragico di un leader ormai in panne, lasciato solo e deriso, che cerca di trovare disperatamente un colpevole su cui scaricare immediatamente il fardello troppo pesante delle proprie frustrazioni. E i destinatari di questa esplosione fin troppo maligna di questo evidente disagio interiore siamo stati io e i miei amici, chissà perché.
In ogni caso, ho poi voluto affrontare di persona il sindaco Azzollini, insieme ad un altro sventurato che era capitato nel gruppo bersagliato, ribadendo che non è mia abitudine esprimere il dissenso in quella maniera, e denunciando il giudizio sommario espresso con un accanimento che ha sfiorato l’assurdo, placato solo da qualcuno attorno, che ha preferito trascinare le urla folli del sindaco verso altri luoghi. Lontano da me e dai miei amici, finalmente.
Ma il sindaco ha continuato ad affermare di essere garantista (sic!) e a chiedere di portare da lui il colpevole, colui che lo aveva insultato nel modo peggiore (il più ardito della piazza, insomma), convinto che fosse mio amico e oramai irremovibile. Ovviamente un gruppetto ha continuato ad assisterlo per tutto il tempo.
Le urla del sindaco, ieri sera, hanno rischiato di coprire persino le note sublimi del maestro Piovani. Non ci sono riuscite, ovviamente. Abbiamo già annunciato la fine ormai imminente dell’azzollinismo (http://www.quindici-molfetta.it/e--finita-l-era-azzollini_26132.aspx). E sono convinto che l’oggetto di quell’ira delirante non fossi io, né gli amici che erano lì con me. Il destinatario di quelle grida era lo spettro, un rapporto ormai lacerato, che teneva stretto il sindaco alla sua città, e la cui rottura esplode in un fragore, che eccede persino l’armonia di Piovani, e che risuona nelle orecchie del sindaco come un’eco. Come il monito di una città raccolta di fronte a lui, ma che è ormai altrove.
Giacomo Pisani».
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