Molfetta, i blog dei disperati e personaggi senza qualità che sfruttano le frustrazioni altrui a fini politici
La vicenda del mancato concerto di Roy Paci a Capodanno e le denigrazioni su Facebook
MOLFETTA - La vicenda del mancato concerto di Capodanno di Roy Paci, programmato dall'amministrazione comunale di Molfetta in piazza Paradiso, ha sollevato le solite inutili polemiche, in una città nella quale per 12 anni non si è potuto nemmeno fiatare, specialmente in consiglio comunale. I consiglieri di maggioranza erano muti e obbedienti al padrone, l'ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini imponeva le sue scelte, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione del nuovo porto commerciale, come anche le intercettazioni telefoniche della Procura hanno dimostrato. Anche alla maggioranza era negato il diritto di parola dal "tiranno" che imponeva subito il voto e tutto passava con la forza dei numeri, senza dibattito.
In città era vietato parlare, solo qualche coraggioso, e noi fra questi, si azzardava ad esprimere liberamente la propria opinione, e veniva additato al popolo dei servi come nemico e veniva cancellato anche dalla lista dei giornalisti a cui inviare i comunicati dell'ufficio propaganda dell'ex sindaco Azzollini.
La gente dimentica in fretta e soprattutto la voglia di fare polemica è più forte di quella di parlare di problemi concreti che sono altri rispetto al palco più o meno adeguato al concerto di Capodanno.
Ma in una città abituata in questi ultimi anni a demolire, piuttosto che a costruire, la denigrazione è diventata una regola, dettata dalla scarsa cultura di molti e dall'invidia di tanti, che hanno dato sfogo alle proprie frustrazioni sui Social network, ma anche sui media locali, ad opera di giornalisti improvvisati.
A questi si aggiungono i cosiddetti blogger, fra i quali vanno annoverati anche nullafacenti in cerca di visibilità o notorietà, disperati che, seppur in buona fede o spinti da altri, danno sfogo alle proprie delusioni umane e alle frustrazioni professionali e trovano nel blog e in Facebook una palestra in cui realizzarsi attraverso il conteggio dei "mi piace", delle votazioni per il sito e dal crescente numero dei contatti, direttamente proporzionale alle panzane e alle polemiche che il blogger riesce ad attivare, magari per guadagnare qualche centesimo in più grazie agli AdSense, un obiettivo non giustificabile con la rinuncia alla propria dignità, ma comprensibile per lo stato di necessità. E così si prestano inconsapevolmente alle strumentalizzazioni politiche altrui. Insomma, sono persone, magari anche capaci, che esistono solo sulla rete e trovano motivo di visibilità solo nella rete, ma finiscono col danneggiare se stesse, nell'inutile tentativo di cercare di accreditare un falso giornalismo (anche attaccando il giornalismo professionale). Ma la loro è solo una realtà virtuale: le imitazioni, a volte, generano mostri! E quando l'effimera popolarità finirà, com'è inevitabile, rischiano di ritrovarsi più soli di prima e forse con qualche problema giudiziario in più, come è già avvenuto con chi ha fatto una rapida marcia indietro di fronte a minaccia di querele e risarcimenti danni da parte di personaggi del mondo dello spettacolo, come Roy Paci, dei quali aveva messo in dubbio la serietà professionale e la credibilità personale.
Il blog, in genere, oggi è un luogo dove ognuno può esprimere liberamente il proprio pensiero, ma il più delle volte si maschera da informazione, dando notizie, interpretazioni di fatti e situazioni, di scelte politiche o aziendali che spesso non sono verificate e rischiano di influenzare molte persone inconsapevoli. Il blogging non è giornalismo, come scrive giustamente Daniele Chieffi di Repubblica: «il sistema dell’informazione digitale ha consolidato una serie di cattive pratiche, alcune imputabili a un mal interpretato ruolo di "libera voce" che si assumono i blogger e che si risolve in una sostanziale mancanza di consapevolezza e responsabilità del proprio ruolo, oltre al non rispetto delle più elementari regole deontologiche del fare informazione».
Nel blog, purtroppo, avviene che qualcuno scriva un post costruito su fonti non verificate o solo per dare sfogo alla propria idea o interpretazione dei fatti, magari anche viziata da un pregiudizio nei confronti della persona oggetto del post. Una volta fatta la "frittata", dopo è difficile rimediare. Tante persone hanno già letto e condiviso quel contenuto non corretto, e la stessa tardiva correzione della notizia, diventa insufficiente: quanti di quei lettori torneranno a vedere la notizia modificata o smentita? Ecco perché occorre responsabilità, avendo consapevolezza delle responsabilità che si hanno, quando si diffondono notizie.
Alla fine, questa libertà di espressione, straordinario risultato del progresso tecnologico, rischia di danneggiare la stessa libertà dalla quale ha avuto origine e, a lungo andare di perdere credibilità, vanificandola. Ed è quello che temiamo avverrà fra qualche tempo. La libertà quando degenera, crea sempre spazio alla tirannia di un possibile "grande fratello".
Ma la cosa più grave è che oggi di questa situazione in buona fede e di necessità di qualche blogger locale, approfittano personaggi politici del centrodestra, a corto di idee, di argomenti e di capacità politica, dopo essere stati narcotizzati per 12 anni dal senatore. Oggi essi rilanciano le note scritte sul blog dei disperati, sfruttano e usano la loro disperazione (non rischiando di persona, ma nascondendosi dietro questi utili provocatori) per trarne argomento per la loro opposizione al governo di centrosinistra guidato da Paola Natalicchio, verso la quale viene alimentata non una critica costruttiva, ma un odio e un dileggio continuo e soprattutto immotivato, che non costituisce nemmeno un buon esempio per i loro elettori e per cittadini facilmente influenzabili dalla propaganda, soprattutto in tempi di crisi nei quali si tende ad attribuire a chi governa, tutti i mali. Il proverbiale "piove governo ladro", per intenderci.
Il cattivo uso del web, della libertà e dei blog, rischiano di portare acqua al mulino di coloro che vogliono il bavaglio all’informazione on line e “si può ben dire – sostiene sempre Chieffi – il principale nemico dell’informazione on line italiana (ma anche di quella off) sia la scarsa qualità, la superficialità, la cialtroneria e scarsa professionalità, intesa come consapevolezza del proprio ruolo e delle proprie responsabilità”.
E questo riguarda i blogger e i navigatori del web. Del concerto e delle polemiche per nascondere i problemi reali e i guasti dell’amministrazione Azzollini, parleremo in un’altra nota.
© Riproduzione riservata
Autore: Felice de Sanctis