Molfetta, a confronto le mozioni per la segreteria regionale del Pd
MOLFETTA - È stato un confronto vero, a tratti duro, quello che si è svolto ieri sera nella sezione locale del PD tra i candidati alla segreteria regionale del partito. Nonostante la forte crisi che attraversa, negli ultimi periodi, i partiti nazionali, in tanti, tra iscritti e simpatizzanti, hanno voluto ascoltare le ragioni delle diverse mozioni regionali prima della scelta finale che avverrà con le primarie del 25 ottobre.
Seppure con alcune prospettive differenti, l'intento comune dei candidati è quello di dare al PD un nuovo slancio, nuove energie, per dare inizio a quel progetto che, fino ad ora, è rimasto solo sulla carta.
A fare gli onori di casa è stato l'Assessore Regionale Guglielmo Minervini che ha esordito evidenziando come queste sono le prime vere primarie, dove non c'è un vincitore già in partenza, ma dove sono le idee della gente comune a dover emergere, per rilanciare quella sfida iniziale del PD in cui le diversità culturali, le storie politiche di ciascuno sono la ricchezza, l'intuizione più azzeccata per la crescita di un nuovo soggetto politico e non gli ostacoli (Nella foto, da sinistra: Fusco, Salvemini, Minervini, Rinella).
Su questi aspetti Minervini ha voluto ricordare come Molfetta, già agli inizi degli anni '90 è stata un vero laboratorio con la nascita del “Percorso” e con le prime primarie che individuavano lo stesso Minervini candidato sindaco di quella vittoriosa stagione politica.
“Non mi interessa da dove provieni, ma dove vogliamo andare” questo, in maniera concisa, è lo slogan dell'Assessore che non risparmia critiche al segretario uscente, Michele Emiliano, che negli ultimi due anni non ha consentito al PD pugliese di svilupparsi e dialogare nel territorio. Non è mancato un momento di autocritica, quando Minervini ha ammesso gli errori politici del PD nella gestione della sanità regionale, ovvero quel criterio riformatore, tipico dei partiti di sinistra, è stato sopraffatto da una politica prudente che non ha consentito di rivoltare il pachiderma sanità; ma con questo, ha concluso Minervini, non si possono cancellare i successi della Giunta Vendola con una crescita del Pil sopra la media nazionale e della stessa Lombardia, il primato nella produzione di energia rinnovabili, la crescita impressionante del turismo.
Antonella Rinella, capo di Gabinetto del Comune di Bari, in rappresentanza di Michele Emiliano, ha difeso l'operato del segretario uscente, evidenziando come gli ultimi due anni sono stati davvero difficili: la crisi del Governo Prodi, la sconfitta alle politiche del 2008, le elezioni europee affrontate dopo le dimissioni di Veltroni. Nonostante questo – ha ribadito la Rinella – Emiliano e riuscito per ben due volte a farsi eleggere sindaco in una città storicamente di destra amministrandola con ottimi risultati, senza dimenticare come la sua vittoria nel 2004 innescò quella Primavera Pugliese che portò poi Vendola a vincere alle successive regionali e che oggi si vuole tornare a far vivere chiedendo maggiore autonomia del PD pugliese dalle stanze romane del partito. Da qui il motto della mozione Emiliano, trasversale alle tre nazionali, “Semplicemente Pugliesi”.
Più pungente e per alcuni tratti concreto l'intervento di Enrico Fusco, sostenitore della mozione Marino. Ironico sin dalle prime battute e marcando le differenze rispetto agli altri candidati, si è presentato come un semplice avvocato civilista senza alcun appalto nel pubblico e senza alcun incarico politico. L'intento della sua mozione è di costruire un vero partito laico in cui ognuno abbia il proprio spazio indipendentemente dal credo religioso, dal sesso e dall'età.
“È necessario – ha affermato Fusco – che si parlasse di metodo e meno di persone; è questo che ha portato il PD in Puglia alla sconfitta sulla questione morale, non avendo un metodo nella scelta delle persone che dovrebbero ricoprire incarichi istituzionali. Anche la sostituzione di Veltroni è avvenuta con criteri poco chiari, bypassando delle necessarie primarie e consentendo ai vertici del partito di ridare respiro a correnti e fondazioni. Bisogna creare un partito capace di discutere e di decidere e una volta deciso non è pensabile distinguersi con paletti e veti incrociati, così come è avvenuto per la legge sul testamento biologico, dove ci si è voluti nascondere dietro il cilicio della Binetti”.
Fusco è stato molto preciso anche su alcune scelte programmatiche: si alla green economy, no alle centrali nucleari, no alla vendita dell'Acquedotto Pugliese, internet gratis per tutti, quote giovani nelle liste per lo svecchiamento del partito, si alle primarie per la scelta del candidato alle elezioni regionale con appoggio assoluto a Nichi Vendola. Ora si tratterà di attendere i risultati delle primarie del 25 ottobre per capire se il PD, come più volte detto da Minervini, avrà la testa un po' rivolta al passato (il riferimento è alla mozione Bersani), o ci sarà un vero scatto verso il futuro; o peggio ancora, se in Italia rimarremo con un partito fondato dal predellino di una automobile (che si consuma nei pranzi riconciliatori dei due leader fondatori, Berlusconi e Fini), con tutti i rischi della ricostituzione di una nuova Democrazia Cristiana.
Autore: Roberto Spadavecchia