Mezza marcia indietro dei dissidenti di An a Molfetta, dopo la fuoruscita (dichiarata) dal partito
Amoruso cercherebbe di scaricare Armenio e ora tutto è affidato alla decisione inappellabile della segretaria regionale Adriana Poli Bortone
MOLFETTA - Siamo già alla mezza marcia indietro sulla vicenda della rivolta di assessori, consiglieri comunali e dirigenti di Alleanza Nazionale a Molfetta, che hanno deciso di lasciare il partito per protesta contro la decisione di accettare l'adesione di Pino Amato sancita dalla segreteria provinciale del partito, nella persona del consigliere regionale Tommy Attanasio e dal presidente della sezione locale Francesco Armenio, che ha accolto il nuovo consigliere a braccia aperte.
Ancora una volta il parlamentare biscegliese Francesco Amoruso, con una lettera ai dissidenti, avrebbe deciso di far valere la propria autorità sulla sezione di Molfetta, dimostrando che in An a Molfetta le decisioni vengono prese solo dall'alto e che, come ha scritto, Attanasio, non si deve disturbare il “manovratore”.
La ultime indiscrezioni parlano di un incontro a Bari fra i dissidenti di An e il segretario regionale del partito, on. Adriana Poli Bortone, che si è riservata di decidere di autorità entro una quindicina di giorni, dopo aver sentito tutti i protagonisti della vicenda.
Intanto l'assessore Mauro Magarelli (foto) ha cominciato a fare il primo passo indietro (non sappiamo quanto convinto), seguito dai firmatari del gruppo dissidente: “I sottoscritti, intendono ringraziare l'on. Francesco Amoruso ed il consigliere regionale del partito Sergio Silvestris, per la vicinanza e l'attenzione dimostrata all'indomani dei noti fatti che ci hanno visti coinvolti – si dice un comunicato diffuso ieri -. Confidiamo in una soluzione positiva della vicenda grazie al diretto intervento del Segretario Regionale del Partito, on. Adriana Poli Bortone e sottolineiamo che le impulsive dichiarazioni rilasciate in merito al nostro impegno in Alleanza Nazionale, prese non senza profonda riflessione e con grande sofferenza, non vanno assolutamente addebitate a forme di contrasto con il Partito stesso bensì alle scelte inopportune e devastanti per l'immagine del partito, assunte in altre sedi. Restiamo pertanto disponibili ad impegnarci per ristabilire serenità, convinti della necessità di dover ritornare ad operare per il bene della collettività e del Partito”.
In pratica, sembra che Amoruso stia cercando camaleonticamente di tirarsi fuori dalla faccenda, scaricando il povero Armenio che, probabilmente, sarà l'unico a rimetterci le penne e la segreteria, dopo aver rinunciato alla carica di consigliere comunale.
Ma la caduta di Armenio, significherà il ritorno di Amoruso come commissario, un'eventualità che è vista come fumo negli occhi dagli stessi “dissidenti” e soprattutto dalla base del partito e dagli elettori che, come dimostrano i commenti su “Quindici on line”, hanno mal digerito il precedente commissariamento e non vogliono alcun podestà al governo della sezione locale. Insomma, una situazione oggettivamente difficile, che Armenio avrebbe potuto gestire meglio, ma non è stato in grado di farlo o non ha voluto. C'è poi da valutare la posizione dei due consiglieri comunali Lele Sgherza e Rino Lanza che hanno appoggiato l'ingresso di Pino Amato.
Così, come sempre avviene in questi casi, “appiedato” Armenio, e quindi trovato il capro espiatorio per salvare all'esterno l'immagine ormai compromessa di Alleanza nazionale (che i giovani avevano faticosamente cercato di rilanciare), si dovrà trovare un compromesso con Pino Amato. Due le strade percorribili: il rigetto della domanda del neo consigliere (al quale il nostro Petrus Caput Hurso, ha dedicato un magistrale ritratto ironico nel suo latinorum, paragonandolo a Calimero che nessuno vuole perché piccolo e nero, sul numero della rivista “Quindici” in edicola, che vi consigliamo di leggere, ndr), ma questo comporterebbe la testa del responsabile provinciale Attanasio, oltre quella scontata di Armenio, che non ha più la fiducia e non è più riconosciuto dalla base e dai dirigenti locali di An; oppure un “accomodamento” tra Amato e i dissidenti, con l'impegno di lasciare “il Pino più amato dai molfettesi” in una posizione marginale, in attesa di sfruttare i suoi voti alle prossime elezioni che, a Molfetta potrebbero arrivare molto prima della naturale scadenza dell'attuale consigliatura.
Ma Amato non è tipo da farsi mettere nell'angolo, non avrebbe fatto tutta questa operazione per nulla. Quindi la guerra è ancora aperta. Ammenocché, ma questo non vorremmo pensarlo, i “dissidenti” o ex dissidenti, accettino il diktat della Poli Bortone e decidano di ingoiare il rospo a prezzo di qualche contentino (incarichi di partito o di sottogoverno), dimostrandosi un gregge e non un gruppo di teste pensanti autonome, come era apparso in un primo momento.
In conclusione, è probabile che le ipotesi siano solo le prime due, altri scenari non sono possibili, tertium non datur.
Autore: Felice de Sanctis