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Luca Mele, le sue storie e il suo album Oltre la Luna
15 luglio 2014

In occasione dell’uscita primo album di Luca Mele, “Oltre la luna”, cerchiamo di scoprire un po’ di lui e della sua storia: «Nacque tutto da quel Molfetta Music festival, dove mi ascoltarono e mi proposero di fare l’album. Il mio repertorio era pronto. Quasi tutte le canzoni erano già belle e pronte per essere registrate; ovviamente ho ricevuto un grande aiuto per gli arrangiamenti. La vera scommessa era un’altra. Il video clip, che mi avrebbe fatto conoscere prima del mio album, Oltre la luna. Allora ero molto incerto su due canzoni. Non sapevo se portare Adesso Sfreccia Sic, oppure Luna. Alla fine per la musicalità, il testo e il suo significato, scelsi Luna. Per quanto riguarda coloro che mi hanno aiutato nella creazione del mio album, è difficile trovare persone capaci di sapersi adattare alla tua musica. Ma posso ritenermi molto fortunato, poiché dietro l’album si nasconde tanto lavoro e tanta dedizione per ogni canzone». Come è cambiata la tua vita dopo il video clip, e successivamente l’album? «Dopo il video clip mi sono arrivate molte critiche. Non tutte erano positive, altre erano distruttive, ai soli fini di prendere tutto il lavoro e buttarlo via. Credo che questo faccia parte di chiunque decida di non nascondersi più dietro le piccole esibizioni, ma provi in qualcosa di più grande. Per il mio album, già tutti i miei amici più cari, hanno una copia personale». Facciamo un piccolo salto indietro nel tempo. Da dove hai incominciato questo tuo amore per la musica o meglio, il tuo voler raccontare storie? «Il mio essere artista corrisponde all’essere un cantautore. A diciassette anni ricevetti un libro di De André dove erano scritte tantissime storie. Io intanto, mi divertivo a scrivere qualche verso qua e là. Alla fine ho deciso di dedicarmi con più attenzione alle mie storie. Quando scrivo una canzone, cerco sempre di marcare determinate parole nei miei testi. Per me il testo è tutto. Vorrei che chiunque mi venisse ad ascoltare, capisse di cosa sto parlando e cosa sto provando. Di solito non si bada molto ad ogni singola parola, ma per me è il vero senso di ogni canzone. Come nel caso di Luna, che con dolci parole, racconta la storia di una ragazza che non ha la capacità di vedere il mondo. Per questa ragione, i suoi occhi si aprono solo quando si fa sera, e la sua immaginazione fa il suo lavoro». Come definiresti la tua musica? «Il mio genere è un mix tra Rino Gaetano e Fabrizio De Andrè. Io nel frattempo, cerco ancora di identificarmi e di trovare un mio genere. Sono un ragazzo che racconta di storie, alcune tristi, altre felice. Ho sempre cercato di suonare le mie canzone con i miei cari e in piccoli posti, perché io vivo la musica in una determinata maniera. Non mi piace quando i miei sentimenti e quindi la mia musica vengono giudicati da persone che non hanno alcun diritto per farlo. Io penso a divertirmi e a fare quello che mi piace. Comporre, scrivere e cantare. Fin quando avrò qualcosa da raccontare io scriverò e canterò. E’ difficile far nascere una canzone solo dalla musica. Per me nasce prima dal testo. Come ho già detto, il mio primo passo per una canzone è senza dubbio il testo. Io non amo mostrare solo la mia immagine, ma preferisco perfino passare la mia canzone ad un qualche autore importante capace di reggere il palco. Sento davvero tanto la pressione specialmente quando ci sono tanti altri pronti a giudicarti. Io voglio che chi mi senta, capisca cosa gli sto raccontando perché la mia musica porta con sé tante emozioni». Quali sono le proposte per i tuoi prossimi concerti? «Con tutta sincerità, spero di poter suonare in teatri, o luoghi in cui ci sono posti a sedere. Perché vorrei lasciare su ogni posto a sedere un foglio con su scritto il testo di ogni mia canzone».

Autore: Giambattista Palombella
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