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“Linea d'ombra” giovani a teatro Rassegna per le scuole medie superiori. Gli articoli scritti dagli alunni per “Quindici”
15 aprile 2003

“Linea d'ombra” è il titolo di un cartellone di spettacoli dedicati alle scuole medie superiori promosso dall'Amministrazione comunale in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e il Teatrermitage che nei mesi di marzo e aprile sono stati rappresentati nei Teatri Don Bosco e Odeon. La rassegna di matinée per le scuole, ha segnato l'esordio di una proposta che ha immediatamente suscitato grande interesse ed un ampio riscontro sia da parte dei docenti che dei giovani tanto da necessitare un ulteriore ampliamento del numero di repliche che comunque non hanno potuto soddisfare tutte le richieste pervenute. In cartellone vi erano quattro note compagnie nazionali che hanno proposto degli allestimenti tratti da testi e soggetti di interesse didattico. Inoltre, a cornice del progetto, si è svolto un interessante incontro pomeridiano presso la Fabbrica di San Domenico sul tema: “Pirandello fra letteratura e teatro” con il docente di Letteratura Italiana all'Università di Bari Ettore Catalano, l'attore Flavio Bucci (nella foto) e il regista Nucci Ladogana a cui hanno preso parte il sindaco Tommaso Minervini, il vice presidente del Teatro pubblico pugliese Nicola Marrone e il presidente del Teatrermitage Vito d'Ingeo. Estremamente positivo il bilancio di questa esperienza che è stata accolta nelle scuole con grande entusiasmo e a cui ha fatto altresì seguito il riscontro tangibile del favore del pubblico dei giovani che con grande interesse ed attenzione hanno seguito gli spettacoli proposti partecipando attivamente anche ai dibattiti conclusivi a riprova di quanto sia positivo un rapporto sinergico con il mondo scolastico e fondamentale la qualità delle proposte. Il progetto è nato per promuovere nei giovani l'opportunità di esplorare nuovi linguaggi espressivi nella consapevolezza che il teatro sia il luogo di eccellenza per la costruzione dell'identità personale e del senso civile. Su questa scia, l'esperienza teatrale offerta si arricchisce ulteriormente in questa pagina di “Quindici” che ospita alcune recensioni degli spettacoli in programma scritte dai ragazzi divenuti per l'occasione attenti critici teatrali. FRANZ, COSÌ “NORMALE”, COSÌ CRIMINALE Treblinka (Polonia), Seconda Guerra Mondiale. Chi potevano mandare a dirigere il nuovo campo di sterminio nazista, pronto a stritolare centinaia di Ebrei? No, non è il classico cattivo hollywoodiano dagli occhi di ghiaccio e dal cuore di pietra. E' invece il più insospettabile: il brillante ufficiale Franz Stangl, giovane, appassionato di giardinaggio, felicemente sposato e, per di più, padre di due bambine. Cosa se non un tipo normalissimo? Ma ecco che, dopo una breve fase di assuefazione allo sterminio continuo in cui si trova invischiato pur di fare carriera, anche la sua mansione diventa per lui un mestiere altrettanto normale: riceve i convogli di internati in divisa da cavallerizzo bianchissima, compie con zelo i suoi bravi giri d'ispezione, e coltiva con amore le sue rose a pochi passi dai forni crematori, mentre la strage quotidiana gli scivola accanto come niente fosse. Acciuffato alcuni anni dopo la guerra e incarcerato come criminale, decide, nel 1971, proprio nei suoi ultimi giorni di permanenza in questa valle di lacrime, di confidarsi in una terribile intervista: “Eseguivo gli ordini. Sono in pace con la mia coscienza”. Da una storia fin troppo vera, un vibrante lavoro teatrale: un documentario “drammatizzato”, toccante e sconvolgente. Solo un bravo regista e sul palcoscenico tre bravi attori, per una calata in un doppio inferno: quello globale di Treblinka, e quello individuale di un classico uomo qualunque. Dialoghi crudi, in gran parte tratti direttamente dalle 72 ore dell'intervista originale; tinte scure, con una sapiente orchestrazione delle luci; una scenografia scarna, essenziale, quasi metafisica, in cui, sulle ali della fantasia, una dozzina di sedie può divenire di volta in volta uno scompartimento di treno, una buia cella di carcere, un cimitero deserto, persino una lugubre catasta di cadaveri appena sottoposti alla doccia, al gas. Un'opera estremamente coinvolgente, che si schianta sulle coscienze degli spettatori con la forza della sottile analisi psicologica del signor Franz,; una riflessione non solo sul diventare le vittime di un simile ingranaggio di morte, ma anche, e ancora di più, sul costante pericolo di fare da carnefici: se un uomo apparentemente comune come Franz è stato inglobato in quell'ordine di idee a tal punto da restare indifferente e passivo di fronte ad una delle più terribili catastrofi della storia, quanti ne abbiamo incontrati come lui? Quante volte, ignari, abbiamo visto intorno a noi potenziali carnefici? E soprattutto, ne abbiamo visto uno anche guardandoci allo specchio? Nicolò Spadavecchia (Liceo Classico I B) IL "FAUST" TRA MAGIA E REALTÀ... MUSICA E DIALETTO! REGIA: Carlo Formigoni COMPAGNIA: Cerchio di Gesso CON: Giancarlo Luce, Carlo Loiudice, Cristina Angiuli, Maria Mennuni, Guid Primicile Carafa, Ruggiero Valentini, Renata Wrobel, Mario Pierrotti. TRAMA DELLO SPETTACOLO: Il vecchio dottor Faust, noto come mago, astrologo, negromante e ciarlatano, stanco di aver dedicato la sua vita agli studi, vende la sua anima al Diavolo, per saziare la sua sete di conoscenza e per godersi la vita; finchè, allo scadere del patto, il Diavolo si prende la sua anima. FONTE: "Faust" di J. W. Goethe Oggi 10 Aprile 2003 noi alunni di scuola media-superiore del corso linguistico dell'Istituto Magistrale" V. Fornari" abbiamo assistito alla messa in scena al Teatro "don Bosco" di Molfetta della rappresentazione del "Faust", opera giovanile dello sturmiano Goethe. Il lavoro, che abbiamo approfondito in classe, ci aveva resi consapevoli di una certa "difficoltà" di lettura del testo medesimo, e quindi siamo andati con una prospettiva diversa, di una forte concentrazione o addirittura di un lavoro noioso, ed invece..... abbiamo completamente goduto in queste due ore di spettacolo del lavoro finemente artistico della compagnia foggiana "Cerchio di Gesso", i cui attori, nell'intento di comunicare e di interagire con gli spettatori attraverso la gestualità del corpo, hanno calamitato la nostra attenzione. Seppure recitando con l'ausilio di maschere di cuoio, indossate solo dagli uomini, proprio come vuole la vecchia Commedia dell'Arte, la rappresentazione associa la figura del Faust al rifiuto di una moralità tradizionale. Mefisto, invece, non è il diavolo in senso cristiano, ma un bugiardo e un traditore, destinato ad essere sempre beffato. Così la scena è composta semplicemente da un telo che alla fine diventa perfino la prigione dove verrà rinchiusa Margherita. I costumi sono semplici stracci e oggetti; la musica, che da' un certo ritmo alle scene, è rigorosamente dal vivo. Ciò che ha suscitato di più il nostro interesse è stato l'inaspettato uso del dialetto che oltre a divertirci, ci ha permesso di avvicinarci maggiormente alla modernizzazione della figura del Faust. Classe IV B/L - Liceo Linguistico "V. Fornari" UNA PATENTE A CHI È NELLA MORSA DEI PREGIUDIZI “Pregiudizio” è l'unione di due atti unici entrambi tratti da novelle di Pirandello “La patente” e “La morsa”. In entrambe le rappresentazioni si evince uno spiccato umorismo tipico dello stile pirandelliano che viene avvalorato dalla presenza di protagonisti bizzarri ed eccentrici (Chiarchiaro e Andrea) sottolineata dalla coinvolgente interpretazione dell'attore Flavio Bucci. Ed è proprio questo umorismo che induce alla riflessione. Nel caso della Patente viene condannata una crudele società che si accanisce contro un individuo innocente creando maschere e pregiudizi; nella Morsa invece , stringente e crudele, si individua nella donna la “traditrice” che dovrà pagare; nel marito il giustiziere implacabile che deve vendicare il proprio onore; nell'amante il vero responsabile di tutto, che approfitta della solitudine e della vulnerabilità della donna. La scenografia si è presentata arricchita con accessori scenografici tridimensionali che offrono un maggiore realismo all'atmosfera. I costumi di scena e l'ambientazione ricreata rendevano chiaro il contesto sociale in cui erano ambientate le novelle anche se non in maniera rigorosamente dettagliata: ad esempio l'abito indossato dal Chiarchiaro non si addiceva pienamente al personaggio interpretato. La rappresentazione ci ha coinvolti direttamente, perché Pirandello con i suoi finali improvvisi, lascia al pubblico un senso di incertezza che induce ad una profonda riflessione e allo stesso tempo lascia spazio a diverse interpretazioni. Carmela Campanale, Emanuela De Biase, Elisabetta Monelli, Ileana Monelli (4ª AS ITIS Ferraris) UN PICCOLO EQUIPAGGIO MA UN GRANDE DESIDERIO: UN VIAGGIO VERSO L'IGNOTO A CACCIA DI BALENE Così si apre lo spettacolo ispirato al celebre romanzo “Moby Dick” di H. Melville e presentato dalla compagnia milanese “Quelli di Grock”: cinque attori nati come compagnia di mimo e ora seguiti da tre geniali registi, al teatro don Bosco, un mix d'emozioni ed energia, frizzante e coinvolgente la scenografia. Un effetto di tridimensionalità travolge il pubblico tanto da sentirsi protagonisti. Voce narrante Ismaele: il giovane marinaio sopravvissuto alla follia umana che si rende portavoce della realtà e racconta la tragica avventura, che lo vede protagonista, del capitano Achab e della sua compagnia. L'eroica vicenda, si figura mediante uno scenario svariato, dalle mille sfaccettature; l'allegria e le speranze della brigata si capovolgono in paura e nello stesso tempo sono il risultato di una gran lezione di vita, che aiuta a crescere, infondendo autostima. Ma questa profonda ossessione (la balena bianca) che li ha spiniti a varcare le soglie dell'oceano Pacifico, oltrepassando i propri limiti e peccando di presunzione, influenzerà il decorso del tempo, seguirà un destino atroce che porterà tutti alla morte. Ancora una volta la natura, forza divina e imponente, domina la realtà. Un gioco di luci e colori risalta situazioni cruenti (la caccia alla balena) e stati d'animo combinando il rosso e il blu, musiche folkloristiche forti e decisive caratterizzanti l'attesa. Semplici strumenti quali scopettoni, palco di legno (barca) e bottiglie o secchio d'acqua per immergere il pubblico nella realtà marina, atteggiamenti coloriti della ciurma che si serve del linguaggio popolare e abiti semplici ma molto rappresentativi. L'atmosfera sospesa accompagna i silenzi, e ad essi si accavallano grinta e vivacità. Ottima la recitazione, buona l'interazione col pubblico, affascinante lo spettacolo e brioso. Antonia Luzzini (IIIª B Mercurio - ITCGT Salvemini)
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