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Le pantofole dell'imperatore e altre storie Recensione - Un libro di Niki Iurilli (7 anni) e zia Marisa (Carabellese)
15 marzo 2003

E' necessaria una premessa. Non è possibile un commento critico a questo libro. Per una semplicissima ragione: noi adulti siamo in grado davvero di giudicare e 'criticare' i racconti di un bambino? Difficile risposta, anzi facilissima: no. Se ci riflettiamo un po' su ci rendiamo conto che le favole per bambini le scrivono gli adulti, con esiti per nulla scontati. E quando pensiamo di avere le idee chiare basta una domanda, un'alzata di spalle o un semplice 'non mi piace' di qualche nostro piccolo lettore per buttarci nel panico. Sappiamo veramente quali storie vogliono ascoltare? Sappiamo veramente cosa è bene o è male che leggano? Benché vi siano bravissimi studiosi e letterati che dedicano la propria esistenza a studiare la scelte letterarie infantili, non possono mancare le sorprese, legate naturalmente al mondo stesso e alla società che si evolve. Un esempio. Anni fa regalai un mio libro per adulti, nel senso di non per bambini, non equivochiamo, ad un mio cliente che aveva un figlio in quarta elementare. Passò un po' di tempo quando me lo rividi in ufficio un tantino imbarazzato. Gli chiesi se ci fosse qualche problema nel mio lavoro, ma lui prontamente scosse il capo spiegandomi che il lavoro non c'entrava. Era lì per il mio libro. “E' piaciuto?” Chiesi. “Certo. E' questo il guaio.” E, a me che non capivo, spiegò: “Vede, ingegnere, senza che me ne accorgessi l'ha letto mio figlio e ha deciso di portare un racconto di quel libro all'esame di quinta elementare. Un racconto horror.” Rimasi di sasso: quel racconto, Cammina, cammina, cammina, era un po' pesantuccio, non certo per bambini di quella età. Conclusioni: dovemmo faticare non poco per fargli cambiare idea. Io, il padre e la maestra. Da allora mi sono spesso chiesto: quali storie vogliono davvero i giovanissimi? Eccezionale quindi l'idea di Zia Marisa, la nota e bravissima pittrice Marisa Carabellese, che ha avuto l'abilità di ascoltare le storie inventate dal nipotino Niki e riportarle praticamente integre nella loro stesura in questo volumetto che si presenta con una bella copertina (“Le pantofole dell'imperatore e altre storie, ed. Il Grappolo, SA, 2002). Le storie sono brevi, logiche e… come dire, pulite. Le figure simbolo della cattiveria, della vigliaccheria, della ferocia, della paura, il lupo, il serpente, il leone, il fantasma, capovolgono il proprio atteggiamento aiutando l'eroe di turno, un ragazzo naturalmente, a salvarsi e a portare a termine la missione che, guarda caso, è sempre una missione di bene. Interessanti sono le figure proposte del nostro giovanissimo autore. Su tutte domina il padre, quasi sempre presente, la madre curiosamente è spesso morta lasciando soli padre e figli. C'è poi la figura del vecchio, a volte cattivo, a volte buono. Insomma, soltanto figure maschili, questo mi sorprende non poco in quanto sappiamo tutti quanto un figlio maschio sia attaccato alla madre. E il fatto che il bambino tenda a immedesimarsi negli eroi delle proprie storie non è sufficiente a giustificare le scelte. Forse inconsciamente il bambino, per dare la massima drammaticità alla storia, lascia la famiglia senza la madre. Non possono mancare draghi uccisi, principesse liberate, sponsali e lieti fine. Anzi, se escludiamo il brevissimo racconto, Il fantasma del campo da golf, di un sottile humor macabro, tutte le altre storie finiscono bene. Ma ora credo di aver detto troppo, almeno per le mie scarse conoscenze di letteratura per l'infanzia e delle mie chiacchiere chiedo venia all'amico e grande esperto in materia Daniele Giancane, ma prima di chiudere vorrei fare un'ultima considerazione. A parte il drago che non è un animale ma una figura mitica che personifica il male feroce e ottuso, gli animali sono buoni, anche quelli notoriamente cattivi. C'è soltanto un vero cattivo: l'uomo. Che questi bambini abbiano capito subito l'unica indiscutibile verità della vita?! Donato Altomare
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