In occasione della prossima Settimana Santa, con tutti i riti religiosi, le varie tradizioni e le usanze che la caratterizzano, con piacere, grazie all’amico Luca de Ceglia che me l’ha segnalato e che ringrazio, propongo all’attenzione dei lettori l’articolo di Gioacchino Poli, direttore del giornale L’Idea, pubblicato ad Andria apparso il 19 marzo 1921. Certamente risulterà interessante a quanti, appassionati di storia locale, ben sanno che all’iniziale curiosità per fatti e personaggi di un tempo segue spontanea la riflessione sugli avvenimenti attuali: il confronto tra passato e presente ci aiuta a comprendere e a vivere con più profondità le varie situazioni della nostra vita. Rievocando Non vi è, non vi può essere un Molfettese solo, che non senta da lontano la tormentosa nostalgia del suo paese natio, nei giorni della Settimana Santa! E tutti i Molfettesi in quei giorni si trovano all’appello delle statue e delle marce funebri, innanzi al Purgatorio ed innanzi alla chiesetta di S. Stefano, dirimpetto al monumento di Giuseppe Mazzini!.. E vengono i nostri Molfettesi anche da lontani nidi, ed i marinai dal Pireo, dalla lontana Australia o da Alessandria d’Egitto e tante volte anche dalle lontane Americhe calcolando il tempo, per trovarsi, essi dicono, a vedere le statue. No vi parlo poi dei signori, studenti e professionisti, religiosi ed atei, socialisti o repubblicani, essi vengono da Roma, da Napoli, a Torino, dalla Sicilia, dalla Sardegna, pur di trovarsi ai primi e lamentevoli tocchi della tromba, accompagnati dal lugrube rullio del tamburro, annuncianti il Cristo morto, innanzi al sepolcro!... Sergio Pansini E tra questi professionisti, chi di noi non ricorda il nostro Sergio Pansini piantato soddisfatto e sorridente innanzi al club degli amici, ad assistere, come un fanciullo alle nostre classiche processioni della Settimana Santa?… Egli lasciava Napoli e la sua clinica accorsata, le abitudini ed i suoi impegni, e correva a Molfetta, ad abbracciare la madre ed a vedere le statue... e quanti altri scomparsi con lui e ricordo tra tutti il nostro Nicola Minutillo e Sergio Fontana, che addiveniva fanciullo in quei giorni. Ve lo ricordate voi amici superstiti, innanzi al suo studio, a Via Cappuccini tutta gremita di gente festante? Te lo ricordi tu, amico Bartolomeo Capocchiani, che accanto raccoglievi amici ed avversari nel tuo studio artistico sotto la casa paterna? Giacinto Poli Ma i più bei ricordi della Settimana Santa li ha scritto mio padre nel suo Venerdì Santo, che molti rileggono in questi giorni, e specie il nostro amico carissimo Peppino Maselli che per Giacinto Poli conserva un vero culto… I Sepolcri Nel Giovedì Santo tutta Molfetta è nelle vie, nelle piazze e nelle Chiese. Le barche al porto hanno le antenne abbassate con le bandiere, in segno di lutto, ed a frotte le popolane con le gramaglie e ricco di oro passano per le vie, recandosi ai Santi Sepolcri, ed è una gara di nascosto e palesi vanità ed orgoglio, e tante volte sono convegni di amore innanzi ai sepolcri, tra l’odore delle viole e il mistico incenso, che invita insieme alle preghiere ed all’amore. Nella sera del Giovedì Santo E le visite ai sepolcri delle Magdale e delle Marie, hanno maggiore suggestione di poesia e di misticismo, nella sera stellata ed anche noi rievocando la giovinezza, ci trasportiamo da lontano, con il cuore e con la fantasia, al mistico pellegrinagio dei Santi Sepolcri!... E ci trasportiamo a Santo Stefano, ove si cantano le lamentazioni, ed ove sono già preparate le statue dei cinque misteri, tra ceri e fiori, per essere nella notte portate in processione. E sono raccolte signore e popolane, mentre i fratelli di Santo Stefano si preparano a disporre in ordine le statue, appena è spenta l’ultima candela, seguito dal terremoto, tante volte irriverente e derisorio!... Le Marce funebri e Vincenzo Valente E’ l’avvenimento preferito a tutti incontrandosi, si scambiano le notizie delle marce funebri, quelle di Sergio Lezza, di Saverio Calò, di de Candia. Ma più della Maledetta, il popolo vuole sentire la popolare ed immortale marcia funere di Vincenzo Valente Conz-Siegge. Giulio Cozzoli Ed in questi giorni mistici il nome del nostro simpatico amico e valoroso scultore Giulio Cozzoli passa di bocca in bocca, per le sue belle creazioni atistiche “La Veronica, Maria Cleove, ed il Cristo nelle braccia della Addolorata Maria”. I giovani, le popolane, le Signorine, gli operai, tutti, in attesa della processione del Sabato Santo, si ripetano tra loro: Com’è bella La Veronica di Giulio Cozzoli, da qualsiasi parte la vedete!... Ed il nostro Giulio Cozzoli ha in questi giornila sua apoteosi, che in quest’anno l’avrà insieme all’altro Giulio Cozzoli, l’illustre oculista e filantropo, che vive a Chieti nella sua patria natia, a fare il bene ed a prodigare aiuti alla pubblica assistenza, come medico e come filantropo. E noi siamo lieti riunirli insieme questi bravi cugini, che hanno così onorato il casato e la Patria loro! La ritirata della processione del Venerdì Santo Tutta Molfetta, come nella notte precedente, così nella mattinata è in mezzo selle vie, ulle case, dai balconi, dai tetti, sulle muraglie, innanzi alle chiese, nel mare sulle barche, ad assistere alla ritirata delle statue, che sfilano, quasi ad una rassegna tra l’antico e il moderno, innanzi al monumento di G. Mazzini di F. Cifariello. E la chiesetta di S. Stefano è aperta a ricevere gli antichi ospiti, opere dì arte di scuola Veneziana. Quando sta per entrare Cristo all’orto, accade una scena che commuove sino alle lagrime e che fa pensare alla poesia popolare!... I più arditi si slanciano e strappano la frasca dell’olivo come un voto ed anche come un augurio, e le frasche con le olive sono donate da qualche proprietario, che nella vernata le ha protette dai geli e dalle intemperie. Ed io conservo ancora una foglia secca avuta da una fanciulla, quando mi si crdeva protestante ed ateo, mentre io credeva nel misticismo della religione Cristiana più dei preti medesimi. Reminiscenza Ma tra i tanti ricordi, mi è ancora presente e viva la figura del nostro Giovanni Panunzio e la sua calda parola appasionata in una predica, che rimarrà incancellabile nella memoria della nostra generazione, nella predica della Madonna Addolorata a Santo Stefano, in un Venerdì Santo! E’ memorabile mi rimarrà il ricordo di un’altra predica di Filippo Mastropasqua e di Filippo Durso qui in Andria per l’Addolorata. Ed in questi giorni di nostalgiche rievocazioni, io vò ricordare tra i scomparsi, uno degli ultimi, il nostro povero Arrigo Panunzio con il padre suo e la nostra amatissima Giuseppina, lassù riuniti con Giacinto Poli, che scrisse agine di sentimento e di religione di poesia e di amore nel suo Venerdì Santo!... Nel Sabato Santo l’Addolorata ed i nostri Sacerdoti La processione del Sabato Santo esce dalla Chiesa del Purgatorio alle ore due di notte, e tutta Molfetta è sulle vie e nei circoli e nei caffè, che restano aperti, ove a frotte entrano ed escono signore popolane a ristorarsi con la tradizionale veneziana. La congrega della morte conferisce maggior tristezza del lugubre camice nero con il viso coverto. E’ da questa chiesa che escono le statue di Giulio Cozzoli, la Veronica, Maria Cleove, ed il Cristo morto sulle ginocchie dell’Addolorata. Da questa chiesa escono altresì le statue di s. Pietro con il gallo, che canta per la terza volta, S. Giovanni, la Maddalena e il Calvario. Alla ritirata della processione, che si anticipa per la resurrezione, i fratelli della morte cedono ai sacerdoti l’onore di trasportare l’Addolorata. E noi della vecchia generazione ricordiamo i nostri antichi e valorosi professori Carlo Calè, Peppino de Luca, Giacomo Turtur, Camillo Pedata e poi altri, Minervini, Spadavecchia, Fiocchini, Mancini, Garabellese, De Felice e Michele Azzollini superstiti oltre il prof. De Felice che continua la commovente tradizione. Ed alla ritirata è uno spettacolo magnifico, come una festa. Tutte le Signore gremiscono l’ospitale palazzo Peruzzi ed altri, e le antiche muraglie sono gremite di popolane addossandosi in parecchie linee. E appena la processione è all’altezza del Club degli Amici, ove sono schierati soci e forestieri, la musica fa fremere con le divine ed immortali note dello stabat del Rossini. Gli Angioletti Una delle caratteristiche delle nostre processioni sono gli Angioletti, che a gruppi seguono le statue, a secondo i costumi dell’epoca. E così abbiamo le piccole Magdale e i San Giovanni, naturalmente seminudi, e quanti di questi si sacrificarono per la tradizione!... E quante sante Rose e Veroniche!... E poi la Giuditta con la testa di Oloferna, la S. Elena con il manto reale tutto cosparso di oro e di gemme, e seguita dai relativi paggetti, e poi centurioni, e tra questi contrasto evidente, piccoli ufficialetti di artiglieria, di bersaglieri ed anche qualche garibaldino. Vito Antonio Picca Una delle noti piccanti tra i fratelli di S. Stefano, si è il gentiluomo Vito Antonio Picca, della tipografia Garibaldi. Egli si reca a Caprera per Garibaldi, è immancabile alla processione del Venerdì Santo, è l’eterno Presidente della Madonna dei Martiri, ed ora mi scrive, accogliendo la nostra iniziativa per un ricordo marmoreo al nostro Apostolo di redenzione, M. R. Imbriani-Poerio. Il Resureskit Ma Cristo risorge con la stagione bella, con le rose e con il ritorno delle rondinelle, ed io vò rievocando la giovinezza, quando associavo il mio giubilio alla commovente manifestazione del resureskit tra lo scampanellio ed i rumori assordanti, lanciando in aria, in omaggio al Cristo risorto ed alla libertà, a centinaia di uccellini, che prima comprava dai venditori Biscegliesi, martorizzatori degli innocenti volatili, che riavevano la libertà, che è si cara!... Ve lo ricordate voi amici Giovanni De Judicibus, Peppino Pappagallo, Peppino Pansini e Mauro Magrone?... Sono cose futili, voi direte, ma ame piace rievocarli, da lontano, mentre si avvicinano i giorni mistici così belli e poetici!… Te….. te…. Passa Cristo nell’orto! Tutti ammirano la frasca del simbolico ramo di olivo, tutti invocano la pace…….. la fratellanza umana! La pace E la pace invochiamo noi con tutta la sincerità dell’anima, Mentre Cristo si prepara a risorgere ancora una volta, fra orrori, stragi, violenze e lotte fratricide! E noi dalle colonne della nostra Idea, mentre rileggo il bellissimo articolo di Sergio Panunzio, ripeto con Lui “Pugliesi in guadia”! Basta con il sangue e con l’odio, e bando alle vendette! Cristo risorge! E con Lui risorga una nuova società, fatta di amore di affetti e di solidarietà Umana. La buona Pasqua E la buona Pasqua a tutti ai vicini e lontani, ad amici e da avversarii, a uomini e a donne, a credenti e a non credenti. Ma ad una cosa dobbiamo credere tutti, alla religione del cuore, dell’amore e del dovere! La buona Pasqua a tutti, ad amici ed avversarii. Gioacchino Poli. La lettura di questo interessante articolo ci offre spunti di riflessione, specialmente se consideriamo che risale a circa cento anni fa. Inoltre l’autore analizza i sentimenti di quanti seguivano le processioni della Settimana Santa, ne ascoltavano le marce funebri, specialmente di quelli che per impegni di lavoro risiedevano fuori Molfetta, e avevano programmato da tempo il ritorno e vivere insieme con la famiglia di Pasqua.
Autore: Corrado Pappagallo