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La mostra alla Sala dei Templari il 24 agosto Marco Tagliaro, un pittore veneto a Molfetta
15 luglio 2018

Sarà inaugurata il prossimo 24 agosto la mostra Scorci e volti di una città. Marco Tagliaro “Un pittore veneto a Molfetta”. Un titolo che riassume efficacemente lo scenario proposto dalla mostra. Marco Tagliaro, infatti, è un artista nato a Mirano (Venezia) da molti anni ha scelto, però, di vivere a Combai, sulle colline trevigiane. Ha così seguito il suo sogno di godere del rapporto diretto con la natura ma non ha rinunciato ai suoi viaggi che lo hanno portato da New York al Messico, dall’Amazzonia in India. Rimane, però, particolarmente legato ad Alicudi (Sicilia) e Damnoensaduak (Tailandia). Tra i “luoghi del cuore” c’è anche la nostra città, con le sue strade, la sua gente e, soprattutto, il suo mare. Da alcuni anni è una presenza frequente: non è raro incontrarlo con i suoi colori, il cavalletto e le tele in qualche angolo del centro antico, intento a riprendere scorci, dettagli, volti, carpirne emozioni, suggestioni, racconti per riproporli sulla tela. Quindici lo ha incontrato in uno di questi momenti creativi. Maestro Tagliaro, cosa l’ha portata a scegliere Combai come sua residenza, pur viaggiando molto e conoscendo luoghi molto diversi? «Sono nato tra Venezia e Padova, in un luogo pianeggiante – ha dichiarato a Quindici – la mia scelta, poi, è stata quella di un luogo legato alla natura; un piccolo paese del trevigiano. In collina, a 300 metri di altitudine, circondato da coltivazioni di vigneti e castagne. Un luogo con molta natura attorno, la mia ispirazione principale. Ho fatto questa scelta per la qualità della vita. Poi vivo in vari posti, dove porta la vita, dove portano gli impegni del mio lavoro». La mostra che si inaugurerà tra qualche settimana è incentrata sulla nostra città. Come mai ha scelto Molfetta? «È una storia, è una storia vera, una storia del destino. Risale al 1974, quando, per un breve periodo ho insegnato. Avevo un collega, Michele De Vivo, che era di Giovinazzo, e mi ha invitato. Mi ha colpito il vostro calore umano e, per riconoscenza, ho molto dipinto, dipinti che ho lasciato a loro. La famiglia si è legata a me, poi si sono spostati qua a Molfetta. Nel settembre del 2015 ho deciso di fare un lavoro dedicato alla città, al centro storico. Ho dedicato un mese all’anno a Molfetta». Cosa l’ha colpita di più della nostra città, rispetto a tanti altri luoghi che ha conosciuto? «Intanto è una città di mare, di pesca, e quindi ecco che ho l’occasione di vivere il mare da una prospettiva “orizzontale”, sul piano. In Sicilia, invece, abito su un colle, quindi ho un’altra prospettiva. E poi questa vita fervente. Mi ha molto colpito la vostra cultura, la vostra raffinatezza. Io ho frequentato altri posti del Sud, la Calabria, la Sicilia, le isole Eolie, tutti luoghi interessanti ma qua c’è qualcosa di molto particolare. Siete colti, raffinati, c’è tanta pittura, tanta musica. Sto conoscendo questo mondo che ora si concretizza nella mostra». I suoi dipinti, i suoi acquerelli raccontano Molfetta, il suo cuore più antico, le antiche pietre con cui sono costruite le abitazioni, le chiese e le strutture nonché i volti, autentici ed espressivi, di coloro che rendono vive quelle pietre. Il tutto narrato con uno stile al di fuori delle mode, teso a rappresentare il reale, la natura, scegliendo soggetti e colori con sobrietà, pazienza, rispetto. Dipinti che raccontano Molfetta ma che, al tempo stesso, rendono palese la signorilità, la sobrietà, la pazienza, la riservatezza, la capacità di cogliere l’anima dei soggetti (siano essi paesaggi, architetture, uomini o donne) l’abnegazione all’arte del loro autore. © Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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