La moda a tutto campo: dal confezionamento alla vendita, al marketing
L’INTERVISTA. Piero Ingravalle, docente di progettazione tessile e abbigliamento
Docente di progettazione tessile e abbigliamento, Piero Ingravalle è soddisfatto del suo lavoro e dell’arricchimento dei corsi scolastici con nuove discipline come il marketing. Professore, cosa pensa del corso moda e che ruolo ha la sua materia? «Per ogni lavoro, per ogni mestiere ci vuole una preparazione, una tecnica, una conoscenza specifica, così, nell’ambito della scuola originaria, dedicata alle attività marinare, 20 anni fa è stato collocato il corso moda. C’era voglia di diffondere il made in Italy a livello regionale, c’era un disegno di diffusione di questo tipo di competenza che era ristretta. A livello ministeriale le ore per la pratica erano limitate; adesso, con le ultime disposizioni dell’anno scorso, alcune ore sono state aumentate, quelle di laboratorio e di confezione. Le ore della mia disciplina, invece, sono rimaste le stesse e potrebbero essere anche sufficienti. E’, infatti, necessario tempo maggiore per l’esecuzione pratica dei capi, per approfondire la rifinitura di certi dettagli che garantiscono la qualità italiana. Il corso moda bada anche a studiare come il prodotto deve essere sfruttato nella vendita, nelle strategie di mercato. Sono state introdotte nuove discipline come il marketing». Qual è la sua esperienza nel corso di moda serale? «Il corso a cui appartengo, chiamato in passato corso serale, è denominato adesso corso per adulti lavoratori. Gli adulti che frequentano da noi sono persone che vogliono riprendere il corso di studi che, loro malgrado, avevano abbandonato o anche donne che, ad una certa età, sentono desiderio di creatività dopo una vita vissuta in famiglia con un ruolo prettamente limitato e opprimente. Queste donne, una volta cominciato il corso, si realizzano anche a livello umano e sviluppano uno spirito critico verso il mondo del lavoro che prima non conoscevano. La conoscenza è la vera possibilità di introdursi nel mondo del lavoro». Qual è stato il contributo dato da lei e dal suo corso alla celebrazione del centenario della scuola? «Si era parlato di questo evento dagli ultimi mesi dell’anno scolastico precedente e c’è stato un lungo periodo di organizzazione che doveva servire a limitare e affidare le competenze alle giuste persone. Ci è stata richiesta, come corso per adulti, una selezione dei nostri capi di abbigliamento. Li abbiamo consegnati, poi il comitato organizzativo mi ha chiamato per una esposizione di carattere scenografico, per raccontare con una veste di valore espositivo più elegante la vera storia della moda, l’evoluzione dello stile della moda. Dal 17 al 30 ottobre abbiamo esposto presso la sala dei Templari di Molfetta una piccola rassegna di abiti che abbiamo intitolato “La moda al Vespucci tra passato e presente”. Il passato è raccontato da abiti del periodo Egiziano, Romano, Greco, fino ad arrivare al Medioevo, al Rinascimento ed al Barocco. L’epoca passata è servita, in seguito, a sviluppare idee contemporanee che hanno attraversato tutto il ‘900 e questa esposizione ha presentato ogni suo decennio. Infine, una parte che rappresenta il presente, il tempo attuale, e la proposta di una moda del futuro che utilizza dei materiali che devono essere necessariamente ecocompatibili. Le competenze acquisite mi hanno permesso di collaborare al faticoso lavoro di anticipazione e preparazione della rassegna che è consistito nella raccolta e nella scelta dei capi, nel trasporto, nella disposizione delle luci e nell’allestimento vero e proprio. In aggiunta a questo lavoro, ho coinvolto i frequentanti del serale nell’allestire il palcoscenico con decoro appropriato per la sfilata del 18 ottobre». Chiara Gadaleta