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La leggenda di Santa Lucia Il racconto
15 dicembre 2003

Qualche tempo fa avevo bisogno di alcune informazioni riguardo Santa Lucia per un racconto e ho faticato non poco a trovarle. Ora, in pieno clima natalizio, vi propongo la storia, romanzata com'è mio solito, di quella fanciulla che è diventata la protettrice della vista. E, leggendola capirete il perché. (d.a.) Lucia era una bella ragazza siciliana di famiglia nobile. Nacque a Siracusa tra il terzo e quarto secolo d. C. Era tale la sua bellezza che il Prefetto Pascrasio si invaghì di lei e la chiese in sposa. Lucia lo rifiutò. Conosceva sin troppo bene la crudeltà e la cattiveria di quell'uomo. Il Prefetto si sentì terribilmente offeso, qualsiasi fanciulla della città e dei dintorni avrebbe fatto carte false pur di essere degna della sua attenzione, per questo giurò di fargliela pagare, ma il comportamento della fanciulla era inattaccabile. Ed era anche molto amata nella sua città poiché con la sua ricchezza aiutava i poveri. Il Prefetto ci pensò giorno e notte, finché decise di ricorrere alla calunnia e mise in giro la voce che fosse cristiana. In quel tempo i cristiani venivano perseguitati, soltanto per essere cristiani, anche se non avevano commesso alcun atto illecito. Ricorrendo quindi al suo potere fece arrestare e imprigionare la ragazza. Nottetempo raggiunse la povera fanciulla nelle segrete del palazzo del governo e le chiese nuovamente di sposarlo. Se avesse accettato avrebbe prosciolto qualsiasi accusa contro di lei, in caso contrario sarebbe stata condannata ad una pena atroce: la prostituzione. Lei rabbrividì, ma disse che mai l'avrebbe accettato come sposo. Quello era il sistema più sbagliato per far breccia nel suo cuore. Anzi gli ordinò di liberare tutti i prigionieri ingiustamente costretti in quella prigione. Il Prefetto si infuriò ancora di più, nessuno poteva dargli ordini e in casa sua, figuriamoci una donna. Il giorno dopo al processo le chiese subdolamente: “Tu sei cristiana?” La fanciulla per tutta risposta disse: “So che il Dio dei cristiani è buono e giusto.” Il Prefetto gioì: “Quello che dici equivale ad una confessione. E poi ti comporti come una cristiana. Non hai forse distribuito le tue ricchezze tra i poveri? Non mi hai forse chiesto di liberare i prigionieri? Non hai forse ammesso qui, davanti a tutti, che il dio dei cristiani è buono e giusto, escludendo quindi che lo siano i nostri dei?” “L'ho fatto, e allora?” “Io ti giudico rea confessa, e ti condanno alla pena della prostituzione.” Lei inorridì e scoppiò in un pianto dirotto che intenerì tutti i presenti, escluso naturalmente il suo accusatore. Fu portata in un lupanare e fu preparata per ricevere i clienti. Mentre era chiusa in una squallida stanza si mise in ginocchio e invocò l'aiuto di Dio. E la stanza si illuminò. Un angelo scese dal cielo in una nube candida: “Cosa vuoi tu, dal Signore Dio” “Voglio morire, mille volte la morte che l'onta che mi attende.” L'angelo scosse il capo: “Non posso farti morire, la vita è sacra.” “Ma io sono qui perché ho difeso Dio davanti a tutti.” “E' vero,” ammise l'angelo “mi è concesso di esaudire un tuo desiderio.” “Allora toglimi gli occhi, fa che non veda lo squallore di questo posto, i visi orridi di coloro che lo frequentano e l'oscenità dei loro gesti.” L'angelo annuì: “Posso farlo.” Tese la destra e su di essa comparve un piatto d'argento mirabilmente cesellato, poi allungò la sinistra e senza che la fanciulla soffrisse minimamente le portò via gli occhi che depose sul piatto. “Quando li rivorrai, chiamami.” E scomparve. Lei volle piangere di gioia, ma non poté farlo senza gli occhi. Così quando giunsero i primi clienti e fu aperta la porta della sua stanza, tutti videro il bel viso deturpato da due fosse nere e terribili laddove una volta c'erano i suoi occhi meravigliosi. E nessuno volle giacere con lei, quelle orbite vuote erano inquietanti e facevano paura. Lo seppe il Prefetto e la fece portare al suo cospetto e le disse: “Ora che non puoi vedermi potresti accettare la mia proposta.” Lei scosse il capo e disse: “Non vedo il tuo corpo, ma ti vedo l'anima che è più nera del buio in cui ora vivo.” L'uomo sempre più furibondo ordinò: “Che sia condotta al rogo. Che muoia tra atroci sofferenze, come il suo Cristo.” Quel giorno stesso fu approntato il rogo in piazza davanti al palazzo del governo dalle cui finestre il Prefetto poteva assistere al martirio. Nel primo pomeriggio Lucia fu legata al palo e fu dato fuoco alla pira, ma dall'alto una luce intensissima avvolse la fanciulla che udì la voce dell'angelo: “Il Signore è stato folgorato dalla tua purezza e mi ha concesso per la seconda volta di salvarti. Ma sappi che presto sarai con Lui.” E le fiamme si allontanarono soggiogate dalla luce mille volte più splendente della loro. Invano i carnefici gettarono altra legna sul fuoco. E allontanandosi le fiamme portarono lontano anche il loro terribile calore. Sicché quando tutta la legna fu consumata Lucia restò intatta. Allora il Prefetto furioso come non mai, scese nella piazza e davanti a tutti sguainò la spada e trapassò la fanciulla che cadde al suolo senza un grido. La gente intorno restò muta, sbigottita da quello ch'era successo. Soltanto un povero venditore di candele si avvicinò e sollevò il capo della fanciulla che, non vedendolo, gli chiese: “Chi sei?” “Io vendo candele.” “Ho buio e freddo intorno a me.” Disse Lucia. L'uomo accese due candele e gliele pose vicino al capo: “Di più non posso fare.” “Perché l'hai fatto?” “Perché una volta mi hai aiutato e perché ho una figlia cieca come te.” Allora Lucia sorrise: “Angelo.” Chiamò. “Sono qui.” Anche se solo lei lo poteva sentire. “Rivoglio i miei occhi.” “Ora che li stai chiudendo per sempre?” “Non sono per me… donali alla figlia di questo venditore di candele.” “Sarà fatto.” E mentre lontano un'altra fanciulla gioiva per la vista riacquistata, Lucia spirava con un sorriso felice sulle labbra. Era appena pomeriggio quando tutto questo accadde, ma egualmente il cielo si rabbuiò e la notte giunse prima. Il Prefetto, con inaudita ferocia, ordinò che fossero portati i suoi cani affamati e che il corpo della fanciulla fosse dato loro in pasto. Ma mentre i cani si stavano avventando sul corpo esanime, la fanciulla si trasformò in uno sciame di lucciole che si sparsero per il mondo. Il Prefetto impazzì di rabbia e prese a correre come un forsennato verso la campagna. Le sue bestie feroci gli corsero dietro. Erano affamati e non riconobbero il loro padrone. Morì sbranato dai suoi stessi cani. Donato Altomare I libri di Donato Altomare sono reperibili presso la libreria Corto Maltese in via M. di Savoia, 106 a Molfetta.
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