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La clessidra si sta esaurendo CORSIVI
15 settembre 2003

Prima della pausa estiva il Sindaco ha distribuito ai vari assessori i compiti per casa: provvedimenti da approntare e far approvare in Consiglio comunale entro il 15 dicembre prossimo. Questo piano di lavoro prevede: Approvazione convenzione Pit, Piano Coste, Piano dei Servizi, Accordo di Programma Torre Mino, Gelsorosso e Pansini, sdemanializzazione strade comunali nei comparti edilizi, verifica installazione antenne e verifica disciplina delle concessioni in concerto con WWF e Legambiente, Omnitel stazione radio base, regolamento per la tutela della privacy, gara pubblica per affidamento servizi tributi e riscossione, Piano generale impianti pubblicitari, Regolamento Mercato Ortofrutticolo, criteri insediamenti grandi medie strutture di vendita, stato di attuazione ERP- verifica fabbisogno abitativo, adeguamento PRG al PUTT (3ª fase), atto di indirizzo per accordi di programma, area de Luca, fascicolo di fabbricato, assestamento di bilancio. Per la qualità e la quantità degli argomenti, sembra che il Sindaco voglia recuperare il tempo perduto, in un anno in cui il centrodestra & soci ha guadagnato la scena più per i litigi, gli insulti e gli scandali più o meno “perniciosi”, che per la produzione di atti qualificanti. Ma è voglia di recuperare o il timore che la clessidra della fortuna si stia esaurendo? Tommaso Minervini passerà alla storia per aver trovato sulla scrivania un'immensa fortuna che ogni amministratore vorrebbe ereditare all'insediamento: Piano Regolatore appena approvato, Agenda 2000 (fondi europei disponibili attraverso i Por regionale) operativa, il “lavoro sporco” di aumento di tasse e tariffe per circa 4 miliardi di ex lire già fatto dal Commissario prefettizio, una maggioranza schiacciante in cui tutti possono essere utili ma nessuno indispensabile, tre anni senza scadenze elettorali. Nei primi due anni avrebbe potuto sciogliere tutti i nodi strategici, a partire dall'attuazione del Prg. La città ne avrebbe guadagnato in fiducia per le opportunità di crescita e sviluppo. Invece il ceto politico che sostiene e forse condiziona il sindaco, le cui qualità di amministratore gli vengono riconosciute, si è solo interessato a poltrone, incarichi e prebende varie. Tra pochi mesi lo scenario potrebbe cambiare con l'apertura d una lunga stagione elettorale a partire dalle provinciali del prossimo anno. Una competizione proporzionale che potrebbe innescare nuovi strappi e lacerazioni nella colazione che inevitabilmente si ripercuoterebbero sull'azione amministrativa. Il sindaco, nonostante l'impegno e la passione che mette nel lavoro, sarebbe costretto a galleggiare. Da qui la necessità di ricucire subito gli strappi con e tra i suoi soci e mettere così al riparo alcuni provvedimenti importanti, da futuri e più pressanti condizionamenti. Vedremo se i consiglieri che lo sostengono lo seguiranno oppure se i nuovi signori della politica continueranno a chiedere all'amministrazione invocazioni alla visibilità e provvedimenti vari per accontentare la clientela. Nulla di scandaloso: certi andazzi ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma la Politica può essere solo questo? La città della non-politica Sulle questioni di fondo la città in generale, e il ceto politico per primo, non s'interroga, non discute, sembra chiusa a contare le case che si costruiranno o i 50 milioni di euro che si spenderanno per il porto. Insomma Molfetta come una sorta di “No fly zone” della politica, mentre il commercio langue, la pesca continua a vivacchiare in un perenne stato di crisi, l'agricoltura che oltre ai suoi problemi strutturali, con l'espansione urbanistica perderà altri terreni fertile. Per il resto dicono tutto tre cartoline estive: Corso Umberto in piena estate deserto e buio alle 11 di sera, mentre Bisceglie e Giovinazzo pulsavano di vitalità; il lungomare più che un'isola pedonale sembrava un grande cortile di un centro di accoglienza dove si va avanti e indietro per ingannare il tempo; nella mattina di Ferragosto chi aveva bisogno di mezzo litro di latte fresco ha trovato gran parte dei bar chiusi e quei pochi aperti non avevano scorte, perché da giorni i fornitori avevano considerato tutta la città in ferie, invece nelle altre città costiere si poteva fare tranquillamente la spesa. Immagini di una città dormiente e decadente, figlie di un ceto politico di basso profilo, ma anche di una “molfettesità” che fa delle proprie risorse solo potenzialità perennemente inespresse. Ma non dovrebbe essere questo il ruolo della Politica, cioè capacità di immaginare e individuare un progetto di città che trovi nelle proprie risorse il motore del benessere sociale e civile? Un'idea quasi rivoluzionaria, perché storicamente Molfetta è cresciuta diffusamente quando ha potuto contare su pregiate risorse esterne (emigranti e marittimi), mentre raramente le ricchezze interne prodotte si sono diffuse oltre una ristretta cerchia di famiglie. Oltre le mura Altro tema politico di cui non si è mai parlato in città è la provocazione lanciata dall'ormai battitore libero Lillino di Gioia (sulle sue prese di posizioni QUINDICI non è mai stato tenero) sui cambiamenti istituzionali che si prospettano in Terra di Bari. Da un lato Bari che sta accelerando per diventare “Città Metropolitana” e dall'altro l'asse Andria-Barletta con l'istituzione della sesta provincia che, nonostante le polemiche e i contrasti, sembra un traguardo non più tanto lontano. In mezzo c'è Molfetta che assiste indifferente ed è estranea a tutto ciò che si muove oltre le proprie mura. Nessuna forza politica né l'istituzione comunale ha mai intrapreso un'iniziativa sul tema. Si tratta di capire quale ruolo potrebbe pretendere Molfetta nell'orbita della “Città Metropolitana”, o nella sesta provincia, oppure rimanendo in ciò che resterebbe della provincia di Bari, come Comune più grande e importante. Ci sarebbe anche un'altra via, quella tracciata dal Patto “Conca barese” che vede coinvolti i Comuni di Molfetta, Bisceglie, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, Bitonto e Palo del Colle. Realtà che hanno in comune molte cose: olivicoltura, floricoltura, produzione orticola, manifatturiero, per citare i più rilevanti. Non si tratta di fantasticare un'altra provincia, basterebbe che il “Consorzio di sviluppo del Patto” ampliasse gli orizzonti, così come previsto dallo statuto. Il tema è rilevante anche perché si va verso una legislazione che indirizzerà sempre più i finanziamenti verso i circuiti istituzionali e consortili, soprattutto quando l'Europa chiuderà i rubinetti per il Sud in favore dei paesi dell'est che entreranno nell'Unione. Come si vede c'è carne a fuoco su cui riflettere e “QUINDICI”, com'è nel suo stile, cerca di muovere l'aria (il nostro simbolo, lo ricordiamo, è il ventilatore), nella Molfetta “no-fly zone” della politica. Almeno per vedere l'effetto che fa. Francesco del Rosso
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