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L’odissea degli sfollati, tra false notizie e poca solidarietà SCHEDA
15 marzo 2003

1989: parte l’acquisto delle case di edilizia sperimentale del Cer (Centro edilizia residenziale). Le case vengono acquistate ad un prezzo relativamente conveniente (in linea se si considerano altre piazze ma sicuramente basse rispetto alla folle piazza immobiliare molfettese). Sacrifici, ristrutturazioni, recupero di una zona difficile, difficoltà di integrarsi con il resto della città questi sono i problemi a cui, sei anni più tardi nel 1995, vanno incontro i neo-inquilini di via A. Fontana quando entrano per la prima volta nelle loro nuove case. Con passione e amore curano il sogno di una vita incuranti che proprio quel sogno stava per trasformarsi in un incubo. Prime venature, primo intonaco che viene via, partono i primi lavori privati per la ristrutturazione: ordinaria amministrazione si pensa, purtroppo non sarà così. Il tempo passa, le voci fra gli abitanti del quartiere girano e un triste presentimento avvolge tutti, la puntualità con cui in tutte le case procede l’iter di venature e ristrutturazioni costringe a mettere da parte l’idea dell’ordinaria amministrazione. Partono le prime cause contro i costruttori e i primi sopralluoghi degli esperti. La preoccupazione sale quando con paroloni tecnici si lascia intendere che quell’iter non è certamente ordinaria amministrazione. Ma il peggio deve ancora arrivare. 25 novembre 2002: le prime due palazzine di via Fontana devono essere sgomberate c’è rischio di crollo. Tempo a disposizione per trovarsi un’altra sistemazione: una settimana. Ciò a cui nessuno voleva credere si stava materializzando. Il Comune stanzia 1.000 euro a famiglia per aiutarle nei traslochi e si spargono voci che c’è la possibilità di trasferirsi all’ex Preventorio. Ma le voci rimangono tali, bisogna cercare un’altra alternativa. E in fretta. Intanto gli affittuari della città creano una sorta di pool anti-sfollati imponendo affitti altissimi (500-600 euro) o contratti a tempo non sotto i quattro anni. I più fortunati possono accettare queste condizioni, gli altri cercano abitazioni di fortuna nell’attesa di aiuti da chicchessia. Ma di aiuti neanche l’ombra. Solo il Comune concede altri 1.000 euro a famiglia a Natale ma non bastano, questa gente ha bisogno delle case. I giornali parlano di case parcheggio al lotto 6 nel Centro storico e molti danno la cosa già per fatta. Ma come per il Preventorio sono solo voci. Nessuna casa è stata assegnata. Le voci di un’assegnazione per la prima decade di febbraio sono saltate e adesso si attendono al massimo per maggio. E intanto lo stesso iter in ritardo ma con la stessa inesorabile puntualità si sta evolvendo nelle altre tre palazzine ancora abitate. Il destino per gli abitanti di queste case è segnato: ciò di cui sono stati interessati spettatori fra un po’ li vedrà protagonisti. “Speriamo almeno che le nostre case vengano ricostruite in tempo utile perché possano godersele i nostri figli…” e ormai questa la speranza di alcuni degli sfollati. Triste sintomo di rassegnazione e abbattimento di chi insieme a quella casa ha visto venir giù i pezzi di tutta una vita. Fabrizio Fusaro
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