L’euro al “mercato del giovedì”
Non è trascorso neanche un mese da quando è entrata in vigore la moneta unica e lo sconcerto sembra annidarsi soprattutto tra i viali del mercato settimanale, dove tra un “quanto costa in euro?” e “quanto sarebbero 5 euro?” i volti indecisi e quasi impauriti della gente si alternano le espressioni degli scettici che, imperterriti, continuano a pagare in lire. “Fino a quando avrò i soldi veri in tasca userò solo quelli” esordisce un vecchietto davanti ad una bancarella dei salumi e molti sono convinti che gli anziani non riusciranno mai ad abituarsi alla nuova moneta.
E i temerari si lanciano, pagano con la cartamoneta qualsiasi acquisto, sicuri che riusciranno ad entrare nel giro se si mettono di buona lena a far pratica.
Ma quando si tratta di contare il resto lo sgomento si impossessa più o meno di tutti “se non stai attento ti fai prendere i giro da tutti!”. E allora per evitare di mandare la testa in tilt con calcoli che sfuggono anche alle persone più calme, quasi come in un esercito, vengono tirati fuori i convertitori. Ambulanti e clienti schiacciano i tasti contemporaneamente per visualizzare la risposta magica e per sentirsi, in fin dei conti, anche più soddisfatti.
Dal quadretto di vita cittadina è apparso piuttosto che sia gli uni che gli altri versano nella stessa condizione d’incertezza ed inesperienza. Dovrà diventare un modo di pensare, una nuova lingua da imparare. E all’inizio è meglio aiutarsi come si può.
Anche l’arrotondamento alle 2000 lire potrà essere d’aiuto, ma iniziare a “pensare in Euro” il più presto possibile eviterà a tutti grosse emicranie.
Silvia Pellegrino