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L'ultimo scempio, altro cemento alla prima cala: addio spiaggia libera INCHIESTA – Nuova denuncia di “Quindici” per il danneggiamento dell'ambiente. Inspiegabilmente si continuano a concedere autorizzazioni per cementificare la costa
15 maggio 2003

A.A.A. Spiaggia pubblica cercasi. Diminuirà anche quest'anno la quantità di litorale fruibile gratuitamente dai molfettesi (sempre poco e assai poco attrezzato). L'estate 2003 potrebbe aprirsi all'insegna di un nuovo ennesimo lido privato. Di nuovo presso la Prima Cala, a due passi dall'ormai noto lido “Scoglio d'Inghilterra”. La prossima estate una vera oasi di palme e cemento accoglierà il molfettese di nuovo alle prese con le folle di bagnanti ferragostani. Che nel frattempo avranno già invaso i pochi scogli liberi, tutt'intorno. Il lido oggi in costruzione compare per la prima volta negli atti amministrativi il 20 giugno 2000. Risale a ben tre anni fa la consegna del progetto, redatto dall'ing. Picca, relativo a uno stabilimento balneare in contrada Torre Rotonda (Prima Cala), da realizzarsi su suolo di proprietà di Mauro Spadavecchia. Il primo progetto prevedeva la costruzione di due piscine (per adulti e per ragazzi), di strutture per cabine in legno e per servizi in cemento armato (tinteggiate con colori mediterranei), di alcune fontane e di un parcheggio di superficie pari a 1.781 mq. E ancora: recupero e ristrutturazione del muro a secco frangivento posto a confine con la scogliera. Il tutto in un'area di 5.661 mq. Queste le intenzioni del progettista. Che, richiamandosi alla tipizzazione prevista dal Prg, ricordava la destinazione di quell'area a “verde attrezzato destinato all'impiantistica sportiva e alle attrezzature per lo sport e il tempo libero, a spazi attrezzati per attività ludiche e all'aria aperta”. Insomma, tutto in regola per il futuro lido, almeno stando alle carte prodotte dall'autore del progetto. Originarie perplessità dell'Ufficio tecnico comunale Sta di fatto che il capo settore Territorio dell'Ufficio tecnico del Comune di Molfetta, ing. Giuseppe Parisi, a distanza di qualche mese solleva qualche perplessità intorno alla legittimità del progetto. Esprimendo “parere contrario alle attrezzature in muratura perché non conformi alle prescrizioni previste dal Putt”. Dunque niente strutture nel nuovo lido, perché a prescriverlo è il Piano urbanistico tematico territoriale del paesaggio della Regione Puglia. In effetti il lido in questione ricade per il 60% circa in una “zona litoranea” (come da Putt) e per il restante 40% in un' “area annessa” alla zona litoranea. In questi due ambiti, il Putt prescrive la conservazione e la valorizzazione dell'assetto attuale, nonché il recupero delle situazioni compromesse attraverso l'eliminazione di fattori degradanti. Nello specifico, nella “zona litoranea non sono autorizzabili piani e/o progetti e interventi comportanti la modificazione dell'assetto del territorio, nonchè la realizzazione di qualsiasi nuova opera edilizia”. Il piano regionale consente, invece, “nuove costruzioni soltanto se mobili e localizzate in modo da evitare l'alterazione e compromissione del litorale, nonché ingombro che interferisca con l'accessibilità e la fruizione visiva del mare”. Nell' “area annessa”, invece, “non è autorizzabile la sostituzione di strutture precarie e/o mobili a servizio della balneazione o delle attività agricole con strutture edilizie stabili”, mentre è consentita la realizzazione di “chioschi e costruzioni, nonché depositi di materiali e attrezzi per la manutenzione, m o v i b i l i e / o p r e c a r i”. Autorizzato il cemento armato Queste le prescrizioni del Putt. Tuttavia il 27 agosto di due anni dopo, lo stesso ing. Parisi “autorizza a procedere ai lavori relativi alla realizzazione di cabine mobili in legno, sistemazioni esterne con breccia o pedane mobili rispettando lo stato dei luoghi nonché costruzioni in c.a. (c e m e n t o a r m a t o, ndr) del manufatto da destinare a servizi igienici sul suolo in C.da Torre Rotonda”. Cemento armato autorizzato, quindi. Del lido di contrada torre Rotonda si perde ulteriormente traccia fino al febbraio 2003, almeno stando agli atti amministrativi inseriti nel relativo fascicolo conservato nell'archivio dell'Utc e da noi visionato. Accade che il 26 febbraio, a seguito di segnalazione della Capitaneria di Porto, l'ing. Parisi ordina la sospensione dei lavori per difformità dall'autorizzazione rilasciata. Ed è sempre lo stesso giorno che con grande tempismo il committente dei lavori fa pervenire all'Utc una nota in cui dichiara “di aver eseguito in buona fede le opere relative alla materializzazione dei confini con pali in castagno infissi nel terreno in difformità a quanto riportato nella relazione allegata al progetto, ma nell'intento di realizzare confini che presentassero una peculiarità di movibilità superiore a quella di un muro a secco”. Dai muretti a secco alle betoniere L'autodifesa del committente era chiara: meglio i pali in legno che i muretti a secco. Sì, perché evidentemente in un secondo progetto tra le opere previste per la realizzazione del lido erano stati inclusi anche muretti a secco di confine. Ma di questo progetto proprio non c' è traccia nel fascicolo. Pochi giorni ancora e i lavori del lido riprendono, il 7 marzo. A pieno ritmo, con tanto di betoniera, cemento tra le pietre dei “muretti a secco di confine” e massetti di cemento qua e là. Tutt'intorno, assiepate, 50 palme o giù di lì. Questo è quel che attende il bagnante molfettese la prossima estate. Cose già viste negli anni passati, con un'unica apprezzabile variante: questa volta il “calcestruzzo armato” stagionerà all'ombra di imponenti palme. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno SCHEDA Gli strumenti di tutela Lo strumento invocato più di ogni altro dagli ambientalisti durante le loro battaglie è la “legge Galasso”, la n. 431 del 1985, che, tanto per intenderci, è quella legge in base alla quale si è stabilita l'illegittimità del complesso residenziale di Punta Perotti a Bari. La “legge Galasso” delega alle Regioni il compito di governare il paesaggio e fissa i criteri in base ai quali le Regioni, attraverso l'emanazione di piani paesistici, devono regolamentare la sua trasformazione. E' soltanto dal dicembre 2000 che la Regione Puglia si è dotata di un piano paesaggistico (Putt/p – Piano urbanistico territoriale tematico/paesaggio), e, da quella data, è questo il nuovo strumento che dovrebbe delineare le linee guida per la tutela e la valorizzazione del territorio, nonché per rendere agevole la stesura di ulteriori piani, più particolareggiati e circoscritti. Non molto restrittivi i vincoli contenuti nel piano regionale, quantomeno assolutamente meno cautelativi della legge ispiratrice, la Galasso. Se questa, infatti, poneva perentoriamente il vincolo di inedificabilità nella fascia costiera compresa nei 300 metri dalla riva, il Putt, quantomeno distingue due ambiti, quello litoraneo e l' “area annessa” in cui applica due diversi regimi di tutela, lasciando alla discrezionalità dei progettisti dei piani particolareggiati la perimetrazione di queste zone. Per i Comuni sprovvisti di tali piani, come quello di Molfetta, il Putt, stabilisce che la “zona litoranea” sia formata da fasce della profondità costante di 100 metri dal perimetro interno del demanio marittimo e che l' “area annessa” sia formata da una fascia della profondità costante di 200 metri dal perimetro della zona litoranea verso l'entroterra.
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