“Io, protagonista di uno sciopero per il mio futuro”
Il racconto di una nostra giovanissima collaboratrice alla sua prima protesta
"Voglio più certezze per il mio futuro, temo per la scuola e per il lavoro": ecco il motto e le motivazioni che mi hanno accompagnata durante la manifestazione di protesta generale di venerdì 24 ottobre a Bari.
Da giorni a scuola si parlava di sciopero generale, di movimento da parte degli studenti di tutta Italia.
Quella mattina mi sono recata a scuola senza cartella, con uno zainetto, con tanta voglia di manifestare.
Mi ero data appuntamento con alcune amiche di classe, fuori al cancello della mia scuola, per prendere insieme il mezzo e arrivare così a Bari.
Camminavo per strada pensando ai cori che avremmo potuto cantare, immaginavo quale poteva essere la sensazione di trovarmi lì, tra tante persone, unite tutte dalle stesse motivazioni di protesta.
Immaginavo tanti ragazzi fuori dai cancelli della mia scuola, tutti pronti con striscioni e "gasati" come me per una giornata particolare, in cui far sentire la nostra voce.
Sono quasi arrivata, giro l'angolo e di fronte a me ecco la mia scuola. Che delusione! Che rabbia!
Quando si tratta del "primo sabato", di sciopero immotivato, tutti fuori; quando bisogna davvero lottare e scioperare per motivi validi, tutti dentro!
Ho salutato la mia classe e insieme ad alcune amiche che condividevano le mie idee ho preso il pullman.
Arrivata a Bari, mi sono recata all'appuntamento con altri studenti in Piazza Massari alle 9,30.
Il corteo era lunghissimo, mi sono risollevata di morale, tanti giovani studenti erano lì in piazza! Eravamo 40 mila, diranno poi, tutti con la speranza, forse tipica della nostra età, di cambiare lo stato di cose in cui "siamo costretti" a vivere.
Non è stato solo un pretesto per "marinare" la scuola, ma una mobilitazione sentita per riforme che toccano da vicino noi studenti assicurandoci un futuro incerto e sicuramente precario.
Mi sono unita ad un gruppo di manifestanti della sinistra giovanile; dietro di noi dei pensionati, i veterani, con striscioni e bandiere, cantavano, fischiavano, protestavano per i loro nipoti e per i loro miseri 600 euro al mese.
Davanti a noi, invece, adulti, operai, bancari, docenti, armati unicamente di bandiere e fischietti.
Il nostro cammino, la nostra marcia è partita un po' in ritardo. Ci siamo riversati nelle strade di Bari, "facendoci sentire". I modi di manifestare sono stati tanti. Noi ragazzi, tra un "Berlusconi vai in pensione!" e una "Lotta è dura ma non ci fa paura", abbiamo ballato al ritmo di musica "Ska".
Da un'automobile che procedeva davanti a noi nasceva musica della resistenza, come "Bella ciao!" e canzoni stile "figli dei fiori".
Dal megafono qualcuno cominciava un coro e noi con braccia in alto e con tutta la voce che avevamo in gola lo seguivamo.
I più anziani, invece, distanti dal nostro modo di manifestare, esponevano slogan su lunghissimi striscioni.
Abbiamo camminato tanto, ma, fino a quel momento, della stanchezza nemmeno l'ombra! Forse perché ero presa da tutto quel movimento di manifestanti e giornalisti.
Ero contenta, finalmente agivo, manifestavo: basta con le parole! Stavo agendo per me, ma anche per la mia famiglia. I miei genitori rischiano, forse non il posto di lavoro, ma sicuramente una pensione dignitosa, al contrario di quanto era stato promesso in campagna elettorale.
Ero lì per gridare il mio "BASTA" per una Finanziaria che fa tagli al Welfare, per i 90 milioni di euro (180 miliardi di vecchie lire) per le scuole private che potrebbero essere, invece, investiti per le strutture fatiscenti della scuola pubblica.
Dopo aver fatto il giro di tutta Bari siamo confluiti davanti alla Prefettura, Lì, ad accoglierci sul palco, c'era il segretario nazionale della Cgil, Giseppe Casadio, il quale, ricordo, chiedeva di ritirare i provvedimenti contro i quali quel giorno 40 mila persone erano in piazza.
Io approvavo i suoi discorsi con degli applausi, ma devo ammettere che la stanchezza cominciava a farsi sentire. Erano ormai le 12,30, si arrotolavano le bandiere ed io cominciai a dirigermi verso i pullman. Mentre camminavo, sentivo ancora parlare sul palco, mentre intorno a me c'erano gruppi di ragazzi bravi nell'eseguire numeri da giocolieri.
E' stato bello! Mi sono sentita protagonista e partecipe della vita sociale con i miei 16 anni!
Paola Mastropasqua