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Il tempo che fa CORSIVO
15 ottobre 2003

“Non ci sono più le stagioni di una volta”, una frase banale da dire per rompere l'imbarazzante silenzio in uno scompartimento ferroviario o in ascensore, può benissimo riferirsi altrettanto imbarazzante attuale fase politica, a tutte le latitudini e longitudini. Per mezzo secolo le “stagioni della politica” si avvicendavano per periodi più o meno lunghi legate alle grandi svolte ed alle grandi personalità. Eventi che producevano lacerazioni e scissioni che decretavano la decadenza di leader e l'ascesa di nuovi personaggi. Morta la cosiddetta “Prima Repubblica”, da un decennio la politica vive una fase di perenne transizione senza che sia chiaro quali sia e dove l'approdo, in cui le “stagioni” si susseguono secondo il calendario delle scadenze elettorali. In mancanza di idee e progetti veramente alternativi e leader autorevoli, le elezioni, soprattutto quelle locali, sono diventate solo strumento per decidere chi deve comandare e gestire le varie manovelle derivanti dagli scranni conquistati. Da qui i giri di valzer e i cambi di casacca fino alla “trasfigurazione” , quando si cambia addirittura schieramento. La prassi è talmente consolidata che si fa tutto ciò senza spiegazioni e con naturalezza. Svuotate così da ogni etica e stile, la partecipazione e l'interesse alla politica si consumano e esauriscono nell'ambito dei comitati elettorali che chiudono i battenti quando si aprono le urne. In questa “stagione” a farla da padrone sono quei personaggi che possono vantare un cospicuo serbatoio di voti da spendere sul mercato, ovviamente nella direzione dove spira il vento del potere. La logica e l'ambizione è di divenire protagonisti del ciclo virtuoso: il potere porta più voti che portano più potere che porta più voti, eccetera, eccetera. Ovviamente anche a Molfetta, secondo una tradizione consolidata, non potevano mancare questi andazzi alla vigilia delle candidature provinciali del 2004. Il primo a scendere in pista è stato il presidente del consiglio comunale, Pino Amato (nella foto), eletto nel Ccd e in quanto tale aderente all'Udc, con una serie di piroette da ballerino consumato. In estate Amato avrebbe contrattato (non sa con chi), l'adesione ad “Alleanza Nazionale” in cambio della candidatura alla Provincia. Paradossalmente tale scelta avrebbe favorito il clan Minuto, che così avrebbe potuto fregiarsi di essere l'unico referente locale dell'Udc. La cosa sembrava quasi fatta, ma, passata l'estate, Amato è ritornato sui suoi passi, forse perché si è reso conto che non tutto il gruppo An lo avrebbero appoggiato con entusiasmo nella competizione elettorale, anzi qualcuno era già pronto a contrastarlo passando alla Fiamma Tricolore. Anche se la situazione continua ad essere fluida per l'Udc i candidati dovrebbero essere Pino Amato e il redivivo Mariano Caputo. Quest'ultimo rientrerebbe nel gioco con il possibile assessorato all'Ambiente, lasciato libero dal Signor Minuto, alias Luigi Panunzio, dimessosi per concorrere ad un'alta poltrona dirigenziale al Comune, liberata da un pensionamento. Una considerazione: con il ripescaggio di Mariano Caputo ogni cosa è andata al suo posto, perché tutti i protagonisti del “Patto della congiura” che mandarono a casa Guglielmo Minervini, ora possono dirsi lautamente ricompensati e soddisfatti. In attesa di capire come si evolve la situazione, per ora An perde il consigliere Pasquale Giancola in rotta verso il “Nuovo Psi” (leader l'assesore Franco Visaggio) collocato nell'orbita del centrodestra, anch'esso dato per possibile candidato. Anche questo è un segnale che in An non tutto sta andando per il verso giusto e prima o poi scoppierà il bubbone con altre possibili uscite. Ma la capriola più grossa l'ha fatta Nicola Piergiovanni, il più suffragato nel centrosinistra nel 2001 con oltre 500 voti, che ha abbandonato la Margherita e l'Ulivo. Ufficialmente si è dichiarato indipendente ma è chiaro a tutti che sarà la ventiseiesima manina a favore del sindaco, anche perché si profila la candidatura per un collegio provinciale sotto il simbolo del Nuovo Psi. Ancora una volta registriamo un passaggio dal centrosinistra al centrodestra, mentre mai nessuno ha fatto il tragitto inverso. La costituzione a Molfetta del Nuovo Psi forse non è legata solo per le elezioni provinciali, la strategia appare più articolata. Sotto il nuovo garofano si ritrovano Franco Visaggio, Sergio Azzollini con “Molfetta che vogliamo”, Pasquale Giancola e Nicola Piergiovanni, per un totale di cinque consiglieri. Un gruppo con un consistente pacchetto di voti, tale da essere sempre e comunque determinante in ogni stagione e competizione. Una sorta di ala sinistra del centrodestra ed eventualmente, se conviene, l'ala destra di un possibile centrosinistra. Di questo raggruppamento non fa parte Nunzio Fiorentini fermo nella sua collocazione a sinistra, come nella migliore tradizione socialista, nonostante qualcuno, chissà perché, continua da due anni a collocarlo tra i supporter del sindaco. Certo che, con il salto di Piergiovanni, l'opposizione è ridotta all'osso con solo 6 consiglieri su 31, una situazione da regime soffocante, inedita nella storia democratica della città. E' curioso che i possibili candidati si sentano sicuri di raggiungere l'obiettivo. Certo, la storia recente dimostra che cambiare casacca conviene, solo però se si esce vincenti, altrimenti, in caso di fallimento, si perde ogni credibilità e affidabilità, sempre che questi valori contino ancora qualcosa. Non ci sono più le stagioni di una volta. Francesco del Rosso
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