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“Ho visto mia figlia attraverso uno schermo”
15 giugno 2020

In un periodo come questo, segnato dalla mostruosa pandemia che ha portato molte persone alla morte, nuove vite sbocciano come per contrastare la profonda tristezza e rimpiazzarla con la gioia dei genitori e dei parenti, che purtroppo, non hanno vissuto questo momento come avrebbero voluto. La nascita di una figlia è sempre un’emozione indescrivibile, ma al tempo del Covid, un padre deve aspettare almeno cinque giorni per ammirare e abbracciare la sua nuova ragione di vita, e questi cinque giorni sembrano infiniti, interminabili. Un papà di una piccola nuova arrivata, ci ha raccontato questi suoi cinque giorni, soffermandosi sul trattamento ricevuto dalla struttura ospedaliera, purtroppo, non molto piacevole. «La prima cosa che ogni padre vorrebbe fare dopo la nascita della propria figlia è vederla, ammirala ed emozionarsi davanti a lei... questa opportunità mi è stata negata, nonostante questo tipo di trattamenti non ci siano nemmeno al Nord, zona in cui dovrebbero essere prese più precauzioni. Sono in contatto con un mio amico il quale è diventato papà in un ospedale di Desio, un Comune a circa 80 km da Codogno, lui ha assistito al parto, sempre con le dovute precauzioni e ha tranquillamente visto sua figlia ogni giorno. Subito dopo la nascita di mia figlia, invece, sono stato chiamato solo per firmare delle carte e mi hanno congedato con la vista di mia figlia da dietro a un vetro per appena 10 minuti e un paio di sue fotografie sul telefono. Dopo queste foto, mi è stata letteralmente chiusa la tapparella in faccia e sono dovuto andare via, senza nemmeno sapere come stesse mia moglie, che aveva appena finito di sottoporsi a una vera operazione. Tutti i cambiamenti che il Covid ha portato nelle nostre vite partono anche da prima della nascita di mia figlia, dai semplici tracciati ai quali non ho potuto assistere: ho passato interi pomeriggi in macchina mentre mia moglie ascoltava, insieme alla ginecologa, il battito del cuore di mia figlia. Oltre al suo battito, mi è mancato molto ascoltare il primo grido subito dopo il parto: io sono già padre di un altro meraviglioso bambino, e mettendo a confronto le due esperienze, mi sono davvero reso conto di non aver vissuto a pieno la nascita di mia figlia. È ovvio che l’arrivo di un figlio sia sempre una gioia indescrivibile, però è tutto diverso: ho goduto di ogni istante della nascita del mio primo figlio, mentre non ho vissuto niente dei primi 5 giorni di vita di mia figlia. So che questi provvedimenti sono stati presi per il suo bene, ma queste manovre sono state assolutamente esagerate… bastava coprirmi con cuffia, mascherina e tutto l’occorrente, e non ci sarebbero stati problemi. Il modo in cui mi hanno trattato è sbagliato, da sicurezza è diventata arroganza, mancanza di tatto e indelicatezza, anche attraverso delle frasi sconsiderate che hanno bloccato la mia gioia, come: “Bene, adesso, tra quattro giorni, vieni a prendere tua moglie”, come se lei fosse un pacco e non avesse bisogno di supporto dopo il parto. Mia moglie invece, aveva bisogno di grande supporto, perché quando si dà vita a una nuova creatura, i dolori post-intervento sono atroci, e mia moglie non aveva nessuno su cui fare affidamento, rimaneva da sola la notte, ma soprattutto, oltre a badare a se stessa e a sopportare il dolore, dopo solo cinque ore dall’intervento le è stata affidata anche la bambina, che molto spesso piangeva e andava cullata. Mia moglie non riusciva ad alzarsi dal letto, e purtroppo è stata costretta a chiedere all’infermiera di portare sua figlia al nido: a causa di questa scelta, mia moglie ha subito un grande stress psicologico, in quanto, credeva di aver, simbolicamente, “abbandonato” la bambina poco dopo il parto. Portare mia moglie a scegliere tra i suoi dolori atroci e il pianto di mia figlia, non è stato per niente bello. Se mi avessero dato la possibilità di starle accanto, di aiutarla e di affrontare con lei quel momento, tutto questo non sarebbe successo. Ringrazio di aver vissuto tutto ciò nel 2020, con un telefono che mi ha fatto almeno sentire la voce di mia moglie e il pianto di mia figlia, nonostante io fossi completamente tagliato fuori da tutto, con il perenne pensiero di mia moglie senza nessuno accanto a lei e mia figlia in mano a degli estranei, che avrebbero potuto, ad esempio, lasciarla piangere per ore. Ci tengo a precisare di aver aspettato tre angosciose ore prima di avere notizie di mia moglie dopo il parto, non sapevo se fossi felice per la nascita di mia figlia o in pensiero per lei. Sono stato fortunato perché ho saputo da un infermiere che mia moglie stava per uscire dalla sala operatoria: mi sono posizionato davanti all’ascensore, e quando ho visto mia moglie, ancora stordita dall’anestesia, non mi è stato permesso nemmeno di vederla da vicino o di salutarla… Ho avuto davvero la sensazione di diventare padre solo cinque giorni dopo la nascita di mia figlia, quando lei e mia moglie sono uscite dall’ospedale e, insieme, siamo tornati a casa. Mentre stavo guidando, avevo solo un desiderio da esaudire: arrivare a casa, dimenticare quei cinque giorni di buio totale e coccolare mia figlia il più possibile, per rimediare a quei momenti in cui me l’avevano impedito». © Riproduzione riservata

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