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Hanno rubato l'oro della Madonna dei Martiri! DOCUMENTI - Storia di un tumulto della fine dell'800 e di un monaco salvato a stento dalla lapidazione della folla
15 settembre 2003

Nell'agosto del 1998 “Quindici” pubblicò un articolo di Gioacchino Poli (1853-1924), apparso il 7 settembre del 1920 sul quindicinale andriese "L'idea", da lui diretto per circa un decennio, che racconta la storia di un tumulto e del tentativo di linciaggio di un monaco accusato dalla folla di aver rubato l'oro della Madonna dei Martiri. L'articolo piacque all'epoca. Ricorre in questi giorni la festa della Madonna dei Martiri, tanto cara ai molfettesi, in qualsiasi parte del mondo risiedano, quest'anno abbiamo anticipato eccezionalmente all'8 settembre l'uscita del giornale dedicando ampio spazio soprattutto alle foto della Festa, messe gentilmente a disposizione da Francesco Mezzina. All'epoca “Quindici” non aveva la diffusione che ha oggi e molti nuovi lettori e abbonati non ebbero la possibilità di leggere quell'articolo. Abbiamo, perciò, deciso di riproporlo aggiungendone uno nuovo intitolato “A Molfetta. La Madonna dei Martiri – la fede” scritto dallo stesso Gioacchino Poli (nella foto) su “L'Idea” del 19 settembre del 1920, che racconta altre sue impressioni sulla sagra a mare. E' l'otto settembre del 188... e rotti. Il nostro Gioacchino è un giovane fervente repubblicano, stimato ed amato nell'ambiente dei pescatori molfettesi. Da qualche anno, è Presidente della cooperativa di pesca "I lavoratori del Mare", che riunisce i marinai non proprietari delle paranze, e ne tutela i diritti. Come ogni anno, la statua esce in processione dalla sua chiesa, attraversa lo spiazzo, giunge in prossimità dell'imbarco. Ma qualcosa non va, qualcosa di molto grave: la Madonna è priva dell'oro votivo, frutto della fede e dei sacrifici di innumerevoli devoti. Il popolo se n'avvede ... con quel che segue... E' con un senso di dolce ed infinita nostalgia, che ricordo i tempi della giovinezza, a cui associa la festa più simpatica della mia cara Molfetta, che più amo da lontano come la donna amata. E mentre vado rievocando la festa caratteristica e popolare, io ricordo di una gran tempesta di rivolta che stava per scatenarsi un anno, a causa di un fatale equivoco. Ecco in breve. La statua della Madonna è tutta piena di doni votivi di oro, a causa di taluni sospetti piuttosto fondati per un complotto della malavita interprovinciale che voleva in un combinato tafferuglio, rubare l'oro votivo. Il popolino, e specie i marinai si ribellarono, e non vollero sentire ragioni, reclamando che si ornasse la Madonna dell'oro votivo. Le bilancelle erano attaccate al santuario; i colpi rituali di cannone dal porto avevano dato il segnale della partenza, ma il popolo che gremiva la chiese dei martiri, un giorno ospedale della crociata, impedì che la Madonna venisse imbarcata senza i doni votivi. Il momento si faceva critico e s'imprecava al Monaco, che innocentemente era accusato di aver fatto sparire l'oro; si gridava morte al monaco ed a qualche altro, anche innocente. Ed io dovetti predicare in Chiesa! Anche questo! Intanto nella città il fermento era maggiore, ed i marinai in gran numero e minacciosi circondarono il palazzo di Vitangelo Fraggiacomo, che era il geloso custode dell'oro. Si minacciò di dare a fuoco il palazzo che ospitava il defunto prefetto Battisti, allora sottoprefetto, che aveva sposato la baronessa Maria Tortora Brayda. I lavoratori del mare mi reclamavano per il riscatto dell'oro. Qualche altro ritardo e scoppiava la rivolta. Vitangelo Fraggiacomo con Battisti compresero la gravità del momento e mi si consegnò l'oro in parecchie canestre ricevute con frenetici applausi dai marinai, che fecero un quadrato d'onore e di sicurezza, ringraziando l'intervento dei carabinieri. In una lancia dei figli del mare, a 12 remi c'imbarcammo ed a gran vogate si fu al Santuario, ove un mare di popolo attendeva prudente, essendo stato, già informato. E l'oro venne assicurato e cucito da due donne assistite dai medesimi marinai. Si attendeva il momento dell'imbarco, e parecchi mal intenzionati volevano buttare a mare il monaco che io presi al braccio sotto la mia protezione. Molti avevano deciso di lapidarlo, ma avrebbero dovuto lapidare me insieme a lui, entrambi innocenti. Il povero monaco tremava e balbettava preghiere e come la Madonna volle, passando il piccolo ponte, fummo sulla paranza pavesata, ove era già situata la statua circondata da preti, frati, borghesi devoti e bandisti e confratelli. Sulla banchina si attendeva freneticamente la statua della Madonna, e vennero notizie a bordo da un delegato, che bisognava far sbarcare il monaco, per salvarlo all'arrivo. E d'accordo, quando si fu in alto mare lo abbiamo fatto imbarcare su di una lancia a quattro remi da poderosi vogatori, che lo fecero di poi sbarcare alla vicina Giovinazzo. Povero e buon frate!... Non ricordo più il nome ma lo ricorderanno gli uomini del tempo, egli morì dopo tre giorni solamente. E la Madonna, tutta piena dell'oro votivo, tra clamori ed inni, tra cannonate e pianti, venne accolta trionfalmente dalla popolazione delusa di non vedere il povero monaco! I lavoratori del mare però erano schierati, al posto di onore, a ricevere la statua miracolosa. E nella vicina società dei lavoratori sotto la casa di chi scrive, vi era un altare con fiori ceri ed altri doni. Sulle pareti del vasto locale pio vi erano i ritratti di Garibaldi, di Guglielmo Oberdan, di Bruno, di Mazzini, di Bovio, di Baccarini, di Carducci, di Victor Hugo, di Cavallotti, d'Imbriani ed il ricordo di Masaniello e della rivoluzione partenopea. Oh la contraddizione! Ma osate toccare la fede a questi bravi marinai, che vedono nelle tempeste, come faro, il tempio della Madonna dei Martiri! Un giorno mi vollero compagno in una notte di pesca ed il mare si fece grosso e minaccioso. Il più vecchio dei marinai baciò una bottiglia della S. Manna di S. Nicola di Bari e la lanciò in mare! Oh la fede! "presidente, disse il buon vecchio, ove è andata la superbia del mare..." Ma... il mare era ancora grosso, e si ammainarono le grandi vele latine!... Ve ne ricordate voi superstiti di quella fantastica nottata? A bordo avevamo la musica, ed all'alba sbarcammo a Bisceglie con l'inno di Garibaldi e con l'inno di Mameli. Le bilancelle si chiamavano Garibaldi e Masaniello. Ma! Bando ad altri ricordi... Noi abbiamo voluto rievocare alla nuova generazione i giorni della nostra giovinezza, quando si conciliava la fede nei nuovi ideali con il rispetto alla fede degli altri. Oh quei giorni... non tornano più! Erano così belli!... Nel giorno della Madonna dei Martiri, ricordo, al timone di una lancia a dodici remi, i marinai avevano le camicie rosse e con le altre lance si tirava a rimorchio la imbarcazione della Madonna! E tra le centinaia di imbarcazioni si gridava urra! Parmi di vivere ancora questi momenti! Oh rispettiamo la fede! Non avveleniamo la parte più semplice, più pura di questa brava gente! La fede! A noi oramai verso il tramonto di una vita dolce e turbinosa è lecito almeno ricordare! E ricordando, mi trasporto ai giorni della giovinezza, nel tumulto farraginoso della fantasia e del misticismo, tra comizi e manifestazioni popolari tendenti sempre alle giuste e sante rivendicazioni, e come un sogno lontano vado rievocando giorni lieti che ahimè non tornano più, mentre mi è caro ripetere i versi di F. Cavallotti, dedicati ai lavoratori del mare. "Culla ed altar ne desti la marina I marosi e le tempeste a disfidar E non nascono servi in Mar!" Gioacchino Poli
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