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Giovedì 10 agosto il primo consiglio comunale di Molfetta. Ciambotto fase 2: consiglieri che rinunciano all’elezione per occupare le poltrone delle municipalizzate. Spartizione in atto, meglio del manuale Cencelli La massima assise cittadina si riunirà giovedì 10 agosto. Il sindaco Minervini ostaggio delle sue liste e dell'uomo ombra Saverio Tammacco
03 agosto 2017

 

MOLFETTA – Finalmente è stata fissata la data della prima riunione del consiglio comunale di Molfetta: giovedì 10 agosto alle 15.30 nell’aula Carnicella.

Oltre al ritardo nella proclamazione degli eletti, c’era anche da sistemare le varie caselle della spartizione degli incarichi con relative dimissioni o non accettazioni da parte di coloro che dovevano occupare le poltrone delle municipalizzate.

Ora siamo al ciambotto fase 2 e “Quindici”, come sempre, vi rivela quello che gli altri non dicono. Com’era prevedibile la spartizione dei posti e degli incarichi è in piena attuazione. Sul tavolo della maggioranza di destracentro guidata dal sindaco Tommaso Minervini e, dietro le quinte, da Saverio Tammacco che piazza più pedine di tutti nei vari centri di potere e di clientele, si sta completando la mappa. Si tiene conto anche del Decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 che contiene Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico (la legge Severino citata da altri, non c’entra nulla, perché si riferisce alla incandidabilità).

La disposizione-chiave è l'articolo 7, che al comma 2, a differenza di quanto avveniva in passato, vieta a Province, Comuni con più di 15.000 abitanti e Unioni con la stessa dimensione di attribuire incarichi di amministratore in società o organismi sottoposti al loro controllo a soggetti che siano stati nei due anni precedenti amministratori locali negli enti conferenti (senza limite dimensionale) o nell'anno prima amministratori locali in un Comune o un'Unione con più di 15.000 abitanti. Sono assoggettati alla condizione ostativa anche gli ex presidenti o ad di partecipate (in controllo pubblico) da enti locali della stessa regione. Questo ultimo profilo impedisce che un ex amministratore di una società partecipata, esauriti i suoi mandati nella stessa, sia nominato in una società partecipata da un altro ente locale nella stessa regione.

Ecco perché, essendo ovviamente più appetibile la nomina a presidente delle municipalizzate, tre consiglieri comunali eletti il 25 giugno, alla faccia dei loro stessi elettori che li hanno votati, rinunceranno alla nomina in consiglio per occupare più sostanziose e remunerative poltrone.

Si tratta dei “ciambottisti” Michele Palmiotti di “Molfetta futura”, la lista di Mariano Caputo che ha già incassato l’assessorato ai Lavori Pubblici, che dovrebbe occupare la poltrona della presidenza Mtm attualmente occupata dalla moglie di Caputo, Rita Campi, amministratore unico della società. La signora, nominata dal commissario straordinario (unica molfettese che, stranamente, ha ricevuto un incarico da Passerotti) non si è ancora dimessa, anche se almeno motivi di opportunità avrebbero consigliato di farlo, come “Quindici” ha già scritto nei giorni scorsi, soprattutto dopo la nomina del marito ad assessore comunale.

Forse la soluzione Palmiotti, permetterà a Caputo di evitare l’imbarazzo della moglie, mantenendo il controllo della Mtm (l’azienda di trasporti urbani) con Palmiotti, già assessore alle attività produttive con l’ex sindaco Antonio Azzollini e presidente della Multiservizi, coinvolto nel 2005 nell’operazione “By pass”, una vicenda giudiziaria, che portò anche al suo arresto. Poi da quella accusa fu assolto e, per intervenuta prescrizione, anche da quella di voto di scambio, e oggi quei fatti sono rimasti solo un brutto ricordo. Palmiotti torna così sulla scena amministrativa in questa tornata politica vichiana di corsi e ricorsi storici.

Tra l’altro il sindaco Minervini avrebbe avuto difficoltà a chiedere le dimissioni degli amministratori delle municipalizzate Asm, Multiservizi e Mtm, o ancora peggio a sfiduciarli, per mettere i suoi. Anche se la legge gli consente di revocare gli incarichi delle partecipate, in quanto si tratta di nomine fiduciarie (vedi giurisprudenza amministrativa e sentenza della Cassazione, Sez. Lavoro, n. 11015 del 5 maggio 2017, che si è pronunciata favorevolmente all’applicazione dello spoils system, il cambiamento dei dirigenti nella pubblica amministrazione quando cambia il governo degli Enti locali, ai sensi dell'art. 110, commi 3 e 4, del d. lgs. 18 agosto 2000, n. 267 TUEL), per Tommaso Minervini, comunque, è un problema in meno, anche se Palmiotti che non possiede un curriculum manageriale (nessuno dei candidati sembra possederlo: sono nomine politiche, non sembrano né tecniche, né professionali specifiche), dovrà cercare di risanare un’azienda fortemente indebitata. Interverrà il sindaco con un “aiutino” dalle casse comunali? Vedremo.

Al suo posto dovrebbe entrare Leo Binetti, detto Bicò, che corona un sogno atteso da anni, che punterà a realizzare così l’altro suo sogno, quello del cimitero dei cani, unico progetto per il quale potrà passare alla storia (in negativo) in una città dove c'è difficoltà a seppellire gli umani. Ma con la delega al cimitero assegnata al suo capocorrente Caputo, non dovrebbero esserci problemi. “Quindici”, quello che gli altri non dicono, vi racconterà anche questo.

Le altre dimissioni riguardano gli altri consiglieri del ciambotto destracentro, l’armata brancaleone alla conquista del Comune di Molfetta. Per la Multiservizi è pronta la candidatura di Giulio La Grasta del listone “Progetto Molfetta”, altri “traditori” del sen. Azzollini, fra cui spiccano l’ex candidato sindaco sconfitto del centrodestra alle passate amministrative Ninnì Camporeale, Giacomo Rossiello (ex Azione giovani di destra, riscopertosi opportunisticamente di sinistra sposando Emiliano) e Giacomo Salvemini, che prenderà il posto di La Grasta (già assessore al bilancio con Azzollini) in consiglio comunale.

Infine c’è lo sconosciuto, ma non tanto, Vito Paparella, uno dei fratelli che gestiscono il Consorzio Metropolis (Aiccos, Rehabilitas, Padre Kolbe, cooperative e imprese sociali e altri Centri), eletto nella lista di Tammacco “Insieme per la città”, che, tradendo anch’egli i suoi elettori, rinuncia alla nomina per prepararsi a gestire l’Asm, incarico indubbiamente più redditizio e prestigioso di quello di semplice consigliere comunale.

Al suo posto entra in consiglio comunale quel Paolo Ragno, già presidente della Asm, per il quale era data certa la riconferma alla guida della municipalizzata. Probabilmente, vista la sua non brillante performance all’epoca, gli sarà stato consigliato di stare fermo un giro.

Così Tammacco, l’uomo ombra dell’amministrazione Minervini, incassa un’altra presidenza, altro che nomine decise in base al merito. E il buon Tommaso viene smentito dai fatti. Il sindaco, intanto, ha dimenticato di aver sottoscritto prima della campagna elettorale, l’impegno con MolfettAttiva in “Sai chi voti”, relativo alla trasparenza delle nomine e alla consultazione dei cittadini. Oggi vengono nominate persone non competenti per i rispettivi incarichi, mentre non vengono diffusi i curricula di questi presidenti, come non sono stati diffusi i curricula degli assessori. Come mai? Ripetiamo la domanda al sindaco.

C’è ancora qualcosa da dividere nel ciambotto? Al momento non sembra, ma ci sono sicuramente altri incarichi, a livello locale, regionale e nazionale (grazie all’amico Emiliano) che serviranno a compensare gli scontenti, soprattutto nel Pd, dove i malumori crescono. Forse Piero de Nicolo, vero sconfitto di questa tornata elettorale, potrà essere accontentato con una candidatura alla Camera, dove fu già sconfitto nel 2013, ma, questa volta, potrebbe essere collocato fra i “sicuri”. Però c’è anche Erika Cormio da accontentare, dopo che è stata emarginata, quando le era stato promesso un assessorato, andato poi a Sara Allegretta, sempre dei fedelissimi di Tammacco.

Insomma, l’editoriale dell’ultimo numero di “Quindici” in edicola in questi giorni ha avuto una conferma: “Un sindaco ipotecato”, ostaggio delle sue liste e dei rispettivi padroni delle liste

Nemmeno il manuale Cencelli, poteva essere più preciso. Complimenti a Tommaso Minervini, con questa operazione accontenta tutti ed evita (al momento) congiure di palazzo, come avvenuto con la precedente sindaca Paola Natalicchio.

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