Frutta e verdura, prezzi alle stelle
INCHIESTA – Viaggio nel mercato ortofrutticolo molfettese per capire quanto e come incassano i produttori di frutta e verdura
Bruno Vespa ha impiegato orde di acuti analisti e decine di puntate a tema per cercare di svelarne l'arcano. Ancora, però, non si è riusciti ad arrivare a capo dell'annosa questione. Stiamo parlando dell'aumento, da più parti considerato spropositato, del prezzo di frutta e verdura. Di fronte ai dettaglianti che difendono a spada tratta la loro ligia correttezza in tema di formazione dei prezzi, scaricando la responsabilità su produttori e mediatori, questi ultimi non ci stanno.
“Se qualcuno conoscesse come funziona il mercato delle frutta e della verdura capirebbe che l'aumento post euro non può dipendere da noi” è questa la linea difensiva dei frutticultori di casa nostra. Abbiamo fatto un piccolo viaggio nel colorato mondo del mercato ortofrutticolo molfettese per conoscerne trucchi e segreti, oltre che per capirne effettivamente il funzionamento e rilevare anche alcuni prezzi in modo da poi potersi fare un'idea più chiara sulle responsabilità degli aumenti.
“Innanzitutto…” ci fa notare un preparato mediatore della piazza che ovviamente preferisce restare anonimo “…ammesso che l'aumento ci sia stato bisogna distinguere se l'aumento è frutto del risultato del mercato o, non rispondendo a queste logiche, è da considerarsi ingiustificato”.
Molti non sanno infatti che il mercato della frutta e della verdura è forse quello che più si avvicina alla concorrenza perfetta. In uno stesso luogo (il mercato ortofrutticolo appunto) si riversano tutti i prodotti della zona che vengono venduti direttamente ai dettaglianti che possono immediatamente comparare qualità e soprattutto prezzi fra le varie offerte.
“I prezzi, alla fine dei conti, li fa il dettagliante” continua il mediatore “arrotondare i prezzi anche solo al centesimo di euro sarebbe un suicidio, al dettagliante basta spostarsi di pochi metri per acquistare da chi quell'arrotondamento non lo attua”.
Il cliente invece, aggiungiamo noi, compra spesso senza poter effettuare questo tipo di comparazione. Oltretutto pare che la domanda del mercato molfettese difficilmente si preoccupi di tener conto del fattore qualità, lasciando così come unico discriminante il prezzo.
Un altro elemento apparentemente di colore ma in realtà molto interessante è la prassi, praticamente generalizzata all'interno del mercato, di contrattare ancora in lire. Proprio questa pratica sembra escludere la possibilità di un arrotondamento in sede di formazione del prezzo. Se a questo si aggiunge l'impossibilità di formare dei cartelli tra produttori tesi a creare situazioni di oligopolio per poter così aumentare i prezzi - “qui siamo tutti pronti a scannarci l'un l'altro, figuriamoci se ci mettiamo d'accordo sui prezzi” ha assicurato il mediatore - allora si capisce come troppo spesso il dettagliante scarichi le colpe sui produttori senza un fondamento.
Inoltre, il passaggio dal contadino al dettagliante, almeno nel mercato molfettese e limitatamente ai prodotti che si coltivano in zona, subisce un solo ulteriore passaggio, quello del mediatore appunto, che guadagna (spesso sotto stretto controllo del produttore) solo il 10%. Un ricarico fisso in percentuale, quindi, che esclude guadagni speculativi da arrotondamenti in questa fase.
Allora la colpa degli aumenti è tutta dei dettaglianti? “Non è del tutto vero…” ci tiene a precisare il simpatico mediatore “c'è chi con l'euro spesso anche per ignoranza tende ad arrotondare fin troppo in eccesso, ma c'è anche chi aumenta i prezzi perché compra prodotti migliori, i prodotti non sono sempre uguali è questo i consumatori devono capirlo prima di accusare i venditori”.
Resta comunque da rilevare che, essendo regolato dalla domanda e dall'offerta, il prezzo di queste merci aumenta ovviamente anche in conseguenza di situazioni, come quelle ambientali, che spesso, riducendo i raccolti, imprimono prezzi più elevati. “Alla signora al mercato preoccupa la zucchina quando, d'inverno, costa 4 euro, di certo non si lamenterà d'estate quando il prezzo sarà anche 10 volte più basso. O certo non si preoccuperà di chiedere al contadino perché spesso è costretto a lasciare sui campi, o addirittura a buttare, angurie quando il prezzo che il mercato impone a questi prodotti è così basso da non permettere nemmeno il recupero delle spese”.
Insomma, non è poi così facile svelare l'arcano. Ammesso che arcano ci sia. Chissà perché si organizzano scioperi dei consumi e si fanno decine di talk-show, per incriminare gente che vendendo merce deperibile è spesso “ricattata” dal consumatore e costretta a vendere, invece di prendersela con chi i prezzi li impone (puoi rinunciare a mangiare la zucchina a dicembre ma non puoi certo rinunciare ad assicurare la tua auto) e di arrotondamenti né ha fatti di ben più corposi e elevati.
Fabrizio Fusaro