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“Francesco Picca, lettere a Gaetano Salvemini”, presentato a Molfetta il libro di Pasquale Minervini a cura di Marco de Santis
01 novembre 2017

MOLFETTA - In occasione dei sessant’anni dalla morte di Gaetano Salvemini, il Comune di Molfetta ha organizzato diverse giornate commemorative, mentre in tutta Italia si stanno svolgendo eventi in memoria dello storico e politico molfettese.

Nella sala Finocchiaro, il prof. Marco Ignazio de Santis, apprezzato collaboratore di “Quindici” ha presentato il libro curato da Pasquale Minervini, suo carissimo amico venuto a mancare nel 2014 “Francesco Picca, lettere a Gaetano Salvemini”.

Fra i relatori anche il prof. Giovanni Pappagallo, il quale ha sottolineato l’importanza sia degli studi storici di carattere locale, come quelli effettuati da Pasquale Minervini, utili a fare sintesi storiche che spesso comportano cambiamenti di opinione e revisione storica, sia quella dei carteggi, una fonte in passato trascurata poiché si riteneva riguardasse esclusivamente l’ambito privato. Tuttavia, recentemente gli storici hanno riscoperto i carteggi, rivelatisi indispensabili per approfondire la conoscenza della personalità dei personaggi storici, e per comprendere il loro modo di pensare e agire in situazioni particolari.

Il prof. Pasquale Minervini dedicò gran parte della sua vita a questo lavoro, collaborò inoltre con diverse testate giornalistiche fra cui “Luce e vita” e soprattutto “Quindici”, per cui scrisse diversi articoli riguardo Gaetano Salvemini, Francesco Picca, Francesco Carabellese e la classe magistrale di Molfetta, tutti di contenuto nuovo. Amava infatti la ricerca sul campo, per poi riempire i suoi articoli di informazioni del tutto inedite, e si prodigava per la scoperta e la preservazione del patrimonio culturale molfettese.

Notato il carattere adamantino di Francesco Picca, Minervini curò il carteggio fra lui e Gaetano Salvemini; la corrispondenza fra i due durò diversi anni, e nonostante Picca non venga citato perfino nelle biografie più accreditate di Salvemini, egli fu di fatto il suo migliore amico.

Salvemini gli insegnò molto sulla politica, mentre lui era indubbiamente il suo rifugio morale. Dalle lettere di Picca a Salvemini, infatti, emerge una personalità mite, fedele, incline alla malinconia e tendente a sottovalutare i propri meriti. Spesso si dilungava sui successi di Salvemini, mai invece sulle proprie pene e sofferenze.

Durante la presentazione il prof. Pietro Capurso (anch’egli apprezzato collaboratore di “Quindici”) ha poi letto due lettere di Picca a Salvemini, mentre Marco de Santis ne ha spiegato il contenuto contestualizzandole, e facendo riferimento ad altre lettere contenute nel libro di Minervini, che definisce a ragione un capolavoro, frutto di un lavoro certosino.

© Riproduzione riservata

Autore: Ivana Silvestri
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