“Finocchiaro, socialista scomodo con grande cultura e senso dello Stato”
La commemorazione dell'ex sindaco fatta da Giuliano Vassalli e Andrea Monorchio
Un uomo profondamente legato alla famiglia e al suo Paese, con grande cultura e senso dello Stato, ma soprattutto amministratore rigoroso e tenace. In una rapida sintesi può essere questo il profilo di Beniamino Finocchiaro che viene fuori dal ricordo del sen. Giuliano Vassalli (nella foto), presidente emerito della Corte Costituzionale, che lo ha commemorato ieri a Molfetta nel corso di un consiglio comunale solenne, nella splendida cornice del chiostro di San Domenico, a poco più di un mese dalla scomparsa dell'ex sindaco socialista della città.
Vassalli ha rievocato i comuni percorsi politici e umani, i travagli del partito socialista fin dalla scissione socialdemocratica del 1947, prima occasione di incontro fra i due e il contributo dato da Finocchiaro nella sua intensa attività anche una intensa attività di partito, sul piano locale, in Puglia e sul piano nazionale. “Dette impulso ad una rinascita amministrativa di consigli comunali e assunse chiare posizioni di rottura sul piano politico nazionale, passando nella famosa notte detta di San Gregorio, quando si doveva decidere sull'entrata dei socialisti al governo per formare un centro-sinistra, dalla corrente di Nenni e di Mancini, che lo avevano voluto deputato, a quella di Riccardo Lombardi. Ho detto "correnti", ma debbo dire che Beniamino non le amò mai e neppure le apprezzò. Quella volta l'entrata in una di esse era un modo di esprimere il proprio pensiero circa la partecipazione al governo”.
Accennando alle sue lotte all'interno del partito, Vassalli ha ricordato che la sua idea dominante era quella di tenere il Psi lontano dalla corruzione; o meglio di non accettarla quando essa già dilagava. “Egli sapeva che ne erano permeati gli altri partiti, ma ad alta voce dichiarava di non accettare che anche il Partito socialista si piegasse all'andazzo e rischiasse di avere anch'esso i propri comitati di affari”. E' in fondo da quell'epoca che si delinea quella figura di "socialista scomodo", e cioè intransigente, a cui ha fatto riferimento, tra gli altri, Giuliano Amato ricordando la sua figura in occasione della morte.
Un personaggio scomodo anche quando assunse la presidenza del Consiglio regionale della Puglia «dove Beniamino operò con il suo solito metodo: grande impegno di lavoro (non per nulla il primo Statuto della Puglia è chiamato Statuto Finocchiaro) e grande severità per prevenire possibili abusi. Messosi al lavoro con entusiasmo, la sua fiducia dovette poco a poco smorzarsi. Soprattutto - come è spiegabile - gli dettero sofferenza i problemi relativi all'assunzione di personale e all'inquadramento dello stesso. Riuscì a fatica a contenere spinte improprie e poté scrivere che “il diluvio universale delle immissioni negli organici e delle promozioni a cascata lo si ebbe solo dopo che avevo lasciato la presidenza e la regione”».
Rigore che ritroviamo alla presidenza della Rai dove trovò una situazione di “sperperi e servilismo” e un “mondo squallido di privilegi”. Finocchiaro sosteneva che si può essere amministratore pubblico senza soggiacere a pressioni politiche o private.
Infine la sua esperienza alla commissione di studio sulla riforma delle leggi di bilancio con Massimo Severo Giannini che ha prodotto due opere di grande valore e rigore scientifico “Procedure di bilancio e controlli di esecuzione in Italia e nei paesi dell'Occidente industrializzato” sul “Paese della confusione ordinata”, come Finocchiaro definiva l'Italia – lo ha ricordato l'ex Ragioniere Generale dello Stato, Andrea Monorchio – con le quali, tramite analisi condotte in loco a proprie spese, direttamente con esperti, prendeva a riferimento il sistema della finanza pubblica dei maggiori Paesi occidentali delineandone le caratteristiche, i pregi e i difetti.
Anche Monorchio ha ricordato il suo primo incontro con Finocchiaro, all'epoca senatore della Repubblica allorché si recò dal giovane Dirigente della ragioneria dello Stato per chiedergli consigli dovendo svolgere la relazione al bilancio e alla legge finanziaria. “Con la franchezza che sempre lo ha contraddistinto, si definì brutalmente “un perfetto incompetente”, era frastornato dalla tecnicità del bilancio pubblico e mi chiese di fargli da maestro, ma di fatto fui io suo allievo”.
“Generoso quanto irruento, fuori dalle logiche di potere – ha ricordato ancora Monorchio – erano storiche le occasioni in cui, amando polemizzare, portava il contraddittorio in termini difficilmente componibili, anche dal punto di vista dei rapporti personali. Pronto, però, a riprenderli, alla prima occasione, riconoscendo sempre l'onestà intellettuale del suo interlocutore al di là delle differenti opinioni”.
Il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, che fu suo allievo, ha ricordato come Finocchiaro sia sempre stato nella storia della città dagli anni Cinquanta e come la città gli debba molto “molte sue proposte programmatiche si sono rivelate vincenti”.
“Beniamino è nella storia del meridionalismo e del regionalismo italiano – ha aggiunto – un uomo che amava definirsi “cafone” per rimarcare le sue origini e il temperamento autentico degli uomini del Sud”.
Indicandolo ad esempio per le giovani generazioni, Minervini ha annunciato una delibera del consiglio comunale che concede un suolo per la sua sepoltura nel cimitero cittadino e riconosce il titolo di “uomo illustre” della città: un suo ritratto verrà collocato nel Comune accanto a quelli delle personalità che, nel corso dei secoli, hanno dato lustro alla città.
A nome della famiglia, il fratello dell'ex sindaco, Antonio Arturo, vice direttore generale della Banca d'Italia, ha ringraziato la città sottolineando quanto Finocchiaro amasse Molfetta e avesse combattuto con passione e intransigenza per la sua crescita in nome del rigore e dell'efficienza amministrativa.
Felice de Sanctis