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Festa della Repubblica, festa per il lavoro a Molfetta Domani alle 10 la cerimonia ufficiale nella villa comunale
01 giugno 2009

MOLFETTA -«Il lavoro quale strumento di crescita di un popolo.» È questo il motivo centrale della riflessione con cui domani mattina, alle 10, il sindaco Antonio Azzollini aprirà la cerimonia ufficiale dedicata alle celebrazioni della Festa della Repubblica Italiana. Un pensiero che rimanda la memoria alle giornate del 2 e 3 giugno del 1946 quando – ricorda il primo cittadino - «gli Italiani, e per la prima volta anche le italiane, con referendum popolare, scelsero tra Monarchia e Repubblica la forma di governo da dare al Paese. Nasceva, in uno scenario che certo non si prestava a facili ottimismi, la Repubblica Italiana. I danni, derivanti dall'appena trascorso periodo bellico, producevano ancora i loro effetti in un Paese paralizzato dalla crisi di tutti i settori produttivi e che doveva velocemente riconvertire le sue risorse umane ed economiche, reinvestendole nella crescita della giovane Repubblica». «L'operare del Governo – ricorda ancora, il senatore Antonio Azzollini - fu necessariamente influenzato dalla forte esigenza di risanamento del tessuto socio-economico nazionale, per mirare, così come sancito dalla stessa Costituzione, a far assurgere il lavoro a valore per l'affermazione della personalità umana. È da queste particolari premesse storiche che mi è parso doveroso partire, per riaffermare il concetto di lavoro quale strumento di crescita di un popolo. Lunghe e tortuose sono le vie che conducono al benessere socio-economico di un Paese e altrettanto intricate e non facilmente decodificabili sono talvolta le dinamiche che intercorrono tra la garanzia del diritto al lavoro e le politiche di sviluppo dell'industria, delle opere pubbliche, delle infrastrutture e dell'ambiente. Sempre però lo stimolo al lavoro, così come agli albori della nostra Repubblica, deve essere legato ad azioni coraggiose, fatte di investimenti e di lungimiranti strategie per il posizionamento competitivo dell'offerta territoriale». «In questo delicato momento storico – conclude, il sindaco – la Repubblica del terzo millennio volge lo sguardo alla sua nascita, per ritrovarvi gli stessi sproni che posero le istituzioni al servizio dei cittadini e riuscirono dalle macerie della guerra a far emergere i germogli di un benessere sociale ed economico. Ai cittadini giunga il messaggio rassicurante di un impegno costante delle istituzioni al servizio della collettività».
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VIVA LA REPUBBLICA, IN OGNI CASO... Le spese correnti di Palazzo Madama, nel 2008, sono salite di quasi 13 milioni rispetto al 2007 per sfondare il tetto di 570 milioni e mezzo di euro. Un'enormità: un milione e 772.000 euro a senatore. Con un aumento del 2,20 per cento. Nettamente al di sopra dell'inflazione programmata dell' 1,7 per cento. Colpa di certe spese non facilmente comprensibili per un cittadino comune: 19.080 euro in sei mesi per noleggiare piante ornamentali, 8.200 euro per «calze e collant di servizio» (in soli tre mesi), 56.000 per «camicie di servizio » (sei mesi), 16.200 euro per «fornitura vestiario di servizio per motociclisti ». Ma soprattutto dei nuovi vitalizi ai 57 membri non rieletti e dei 7.251.000 euro scuciti per pagare gli «assegni di solidarietà» ai senatori rimasti senza seggio, come Clemente Mastella, il cui «assegno di reinserimento nella vita sociale» (manco fosse un carcerato dimesso dalle patrie galere) scandalizzò anche Famiglia Cristiana che gli chiese di rinunciare a quei 307.328 euro e di darli in beneficenza. Sì, ciao: «La somma spetta per legge a tutti gli ex parlamentari». Fine. Grazie alle vecchie regole, il «reinserimento nella vita sociale» di Armando Cossutta è costato 345.600 euro, quello di Alfredo Biondi 278.516, quello di Francesco D'Onofrio 240.100. Un pedaggio pagato, ovviamente, anche dalla Camera. Dove Angelo Sanza, per fare un esempio, ha trovato motivo di consolazione per l'addio a Montecitorio in un accredito bancario di 337.068 euro. Più una pensione mensile di 9.947 euro per dieci legislature. Pari a mezzo secolo di attività parlamentare. Teorici, si capisce: grazie alle continue elezioni anticipate, in realtà, di anni «onorevoli » ne aveva fatti quattordici di meno. Viva la Repubblica, sempre e comunque!!!


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