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Ecco la piscina: tra polemiche, sospetti e ricorsi, aperto l'impianto natatorio INCHIESTA - Tutti i retroscena della discussa gestione del caso da parte della giunta comunale
15 ottobre 2002

Era il 1988 amministrazione De Cosmo. Nasce l'idea della piscina a Molfetta. Dopo quasi 15 anni, 5 amministrazioni, 2 appalti ai lavori, infiniti scarica barili sulle responsabilità dei ritardi e diversi mutui più o meno agevolati, finalmente Tommaso Minervini può, dopo un travaglio durato più di un anno (la prima promessa di apertura risale al dicembre scorso, vedi articoli e interviste su “Quindici”) e tre falsi allarmi, inaugurare il neonato impianto natatorio molfettese. Lo ha fatto il 22 settembre con una cerimonia “purificatrice” a cui erano presenti il presidente nazionale del Coni, Petrucci, quello regionale, Sannicandro, il direttore sportivo, Francesco Attolico oltre ovviamente all'onnipresente superpresenzialista presidente del consiglio comunale, Pino Amato. Dicevamo una cerimonia purificatrice. Le acque “clorate” della piscina finalmente disponibili come panacea alle tante polemiche che hanno accompagnato questa apertura. Questo almeno sembrava lo scopo di cotante celebrazioni in pompa magna, manco fosse il villaggio. Ma non è stato così. Le voci su presunte lottizzazioni, la scelta, quanto meno atipica, della concessione al Coni, i ricorsi prima rigettati e poi accolti sul contenuto della concessione stessa non possono essere cancellati con un tuffo in vasca. Non lo si può fare perché è giusto che un progetto così importante per la nostra città come la piscina non parta, col piede sbagliato. Noi abbiamo voluto sentire l'opinione di tutte le parti in causa, saranno poi ai cittadini farsi un'idea, ma omettere o sorvolare sulle irregolarità “perché in fondo ciò che è importante è che la piscina si sia finalmente aperta” non fa parte della nostra mentalità e del dovere di un buon cronista. Ma andiamo con ordine è rivisitiamo uno per uno gli elementi della polemica. Una concessione che non convince Il 22 novembre del 2001 viene approvata in consiglio comunale una delibera che stabilisce le modalità per l'affidamento in gestione della piscina. Si opta per la concessione a terzi secondo le consuete regole della gara d'appalto. Viene comunque data la possibilità alla giunta comunale di affidare la gestione sperimentale e provvisoria ad un Ente pubblico sportivo. La giunta non si lascia sfuggire l'occasione e il 14 marzo 2002 approva una convenzione con il Coni Puglia con la quale si affiderebbe a quest'ultimo la gestione provvisoria. Apparentemente nessun problema, ma il contenuto della convenzione non convince. In una lettera indirizzata al nostro giornale il consigliere dell'opposizione Nino Sallustio esprime tutte le sue perplessità. “Due anni sono un periodo troppo lungo per una concessione provvisoria e l'articolato è troppo rinunciatario ed in spregio alla regole più elementari di trasparenza". Il consigliere della “Margherita” si riferisce agli articoli della convenzione che prevedono una concessione di due anni dello stabile, con possibilità di sub-concessioni a completa e assoluta discrezione del Coni, senza alcuna obbligatoria procedura di selezione e il tutto sotto il controllo di una comitato di garanzia nel quale non figura alcun rappresentante del consiglio comunale. L'ambiguità poi sulla destinazione delle entrate (stimate in circa 500.000 euro annui) “a totale compensazione delle spese di gestione” come da art. 10 della convenzione, uniti alla oggettiva situazione di crisi che il Coni sta attraversando a livello nazionale, hanno di fatto avvolto in un velo di sospetto la scelta della giunta comunale di non procedere ad una regolare gara d'appalto. Ma non saranno solo le polemiche ad abbattersi sulla convenzione. I ricorsi per irregolarità amministrative Il 7 giugno 2002 Leonardo Tuccillo titolare della società che gestisce l'impianto natatorio di Ruvo propone ricorso al TAR per l'annullamento della delibera di giunta con il quale si stabiliva la convenzione con il Coni. La motivazione: violazione ai principi di trasparenza e imparzialità. La missiva viene rigettata dal TAR ma il ricorso in appello al Consiglio di Stato presentato sempre dalla società del Tucillo viene accolto dall'organo giurisdizionale amministrativo il quale lo ritiene “suscettibile di positiva valutazione”. E' il 27 agosto 2002. Nel frattempo forte del rigetto del TAR e senza attendere i responsi del giudizio del Consiglio di Stato l'Ing. Calducci sottoscrive la convenzione di cui sopra con il Coni: comodato gratuito per 2 anni. Ma è costretto a rivedere i suoi piani. Il Consiglio di Stato impone di ridurre la durata della concessione provvisoria da 2 a un anno in seguito proprio all'accoglimento dell'istanza della Società ruvese. Solo questioni di forma dunque, ma dobbiamo ancora entrare nel merito. Le presunte lottizzazioni Oltre alle palesi irregolarità di forma (non siamo noi a dirlo, ma il Consiglio di Stato) i contorni della vicenda si fanno ancora più scuri in seguito ad una voce che dava per sub-gestore della palestra annessa alla piscina il fratello della consigliera comunale Carmela Minuto (nonché cognato dell'assessore all'Ambiente, Luigi Panunzio), Pasquale Minuto. La cosa ha suscitato scandalo e indignazione. Prima si dà in concessione la piscina al Coni senza un regolare appalto poi si dà in sub-gestione la palestra ad un “parente”, anche qui senza valutare altre proposte come le normali regole sulla concorrenza imporrebbero. Secca e istantanea la smentita dell'assessore all'ambiente (nonché marito del consigliere comunale Carmela Minuto) Luigi Panunzio. “Mio cognato ha partecipato ad una regolare e formale selezione curata dal Coni… questi sono i fatti le parole in bit che decantano irregolarità non servono”. La voce quindi che dava il cognato dell'assessore come gestore della palestra è presto smentita: Pasquale Minuto non è altro che uno dei tanti istruttori selezionati dal Coni con un regolare bando con il quale si sceglievano gli istruttori di nuoto e con cui, a quanto pare, si selezionavano anche istruttori per le altre attività. Sicuramente il Minuto (sulla cui capacità professionale non spetta a noi la valutazione) non avrà trovato difficoltà nella selezione anche perché, oltre al suo bagaglio di esperienza, l'istruttore ha portato con sé in piscina anche tutti i macchinari della sua palestra. Un prestito gratuito a cui nessuno poteva (e avrebbe potuto) pensare. Possiamo quindi capire e giustificare le voci, smentite anche dal presidente del Coni Puglia Sannicandro (vedi intervista in queste pagine, ndr), che davano Pasquale Minuto come sub-gestore, ma che in realtà sarebbe solo uno degli istruttori selezionati dal Coni. Certo, e speriamo che di questo anche l'assessore ce ne dia atto, non era facile immaginare un prestito gratuito di macchinari così costosi. Ma in questa vicenda le sorprese sembrano non mancare mai e probabilmente ce ne saranno altre in futuro. Fabrizio Fusaro
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