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Dibattito politico a Molfetta: la relazione congressuale dei Ds
19 ottobre 2003

MOLFETTA – 19.10.2003 Nell'ultima assemblea dei Democratici di sinistra è stata approvata la relazione di preparazione per il congresso, che lo stesso partito ha deciso di rendere pubblica. “Quindici on line” la propone ai suoi lettori come contributo al dibattito politico in corso a Molfetta. “Siamo vivi e abbiamo ancora voglia di fare politica: è una bella scoperta quella che abbiamo fatto con la Festa dell'Unità. "A nuttata" sembra proprio che stia cominciando a finire. La festa dell'Unità C'è, si sente nell'aria, nuovamente voglia di fare politica e la nostra Festa dell'Unità ha ad un tempo contribuito e tratto giovamento da questo mutamento. Certo non tutto è andato alla perfezione, il bilancio politico è sicuramente inferiore a quello organizzativo. Ma avevamo bisogno di ricominciare ad essere presenti e ci siamo riusciti. Questo è quello che conta. Il rapporto con i movimenti Dicevamo che c'è nuovamente voglia di fare politica. Molfetta è sempre stata una città con grande propensione all'associazionismo, ma negli ultimi tempi c'è stata una ulteriore importante crescita di circoli e di associazioni. Segno di una nuova voglia di ragionare, di manifestare la propria opinione e di contare. Certo c'è forse una pletora di sigle, certo c'è un po' di confusione sui ruoli e sui compiti che questi soggetti si danno; però si ha finalmente l'impressione, e questo è un dato nuovo, che le reciproche diffidenze fra quella che, non senza equivoci, viene chiamata "società civile" e i partiti, comincino ad attenuarsi. È un processo che dobbiamo favorire: possiamo farlo se, nel reciproco rispetto, lavoreremo mostrando, come per altro abbiamo sempre fatto, volontà di dialogo e non di prevaricazione. Noi riteniamo che il compito dei movimenti sia quello di portare alla superficie i problemi della società in cui viviamo. Quello dei partiti di inserire quei problemi in contesti più ampi e di elaborare risposte. I partiti devono lasciare che i movimenti li attraversino e trarre da quelli linfa: in cambio devono essere capaci di rielaborazione e di indirizzo, di mediare fra le diverse spinte che vengono dalla società. È un bene prezioso questo della voglia di partecipazione: un bene che non possiamo permetterci di perdere nuovamente, come dopo il 1994. Mai più dovrà esserci un invito a sciogliere le righe e "tornare a casa". Verso il Partito Riformista Che il partito abbia dato questa, peraltro non unica, manifestazione di vitalità è importante, certo, perché ricominciamo dopo mesi ad essere un punto di riferimento per tutti i cittadini che si sentono politicamente e culturalmente affini al nostro partito. Ma è importante soprattutto in questa nuova, straordinaria, prospettiva nazionale: quella di un partito unico del centrosinistra. È un obiettivo al quale dobbiamo contribuire con tutto il valore della nostra tradizione e con l'orgoglio che viene dalla consapevolezza della nostra storia. Spingere nella direzione del partito riformista o democratico o come altro lo si vorrà chiamare, non può significare infatti rinunciare alle cose nelle quali più profondamente crediamo. Al contrario significa lavorare perché il nostro patrimonio culturale e politico abbia un peso importante nel nuovo contesto. Certo, dovremo e saremo, non c'è ragione di dubitare, capaci di metterci in discussione all'interno di un confronto che intraprenderemo in maniera leale e trasparente, pretendendo, di contro, che gli altri si comportino nello stesso modo nei nostri confronti. Allargare le alleanze Su questo presupposto potremo incontrare e discutere con chiunque. Su questo presupposto potremo anche puntare ad andare al di là del centrosinistra. Ma sia chiaro che assai poco potremo condividere con chi non crede nella trasparenza e nella necessità dell'ampliamento degli spazi democratici. Con questi ultimi potremo forse concederci qualche "giro di valzer", ma anche questo non potrà che avvenire all'interno di un preciso quadro di accordi e al fine di raggiungere obiettivi chiari. A Molfetta la situazione sembra richiederlo: è necessario un fronte comune molto ampio per scalzare dal governo di questa città una maggioranza che coniuga l'incapacità di governo con l'attenzione per gli interessi familistici dei suoi membri. Siamo consapevoli che non si governa questa città senza il centro e che non si vince costruendo steccati, ma siamo anche consapevoli del fatto che non possiamo rinunciare ad essere quello che siamo. Che vittoria sarebbe quella il cui prezzo fosse la rinuncia a ciò in cui più crediamo? Ritorneremo a guidare questa città, non facendo finta che non esistano le differenze, ma, al contrario con la consapevolezza della loro esistenza e lavorando per trovare sintesi. In questo stretto dobbiamo condurre la nave e guidarla con mano ferma Si vince insieme; ma - deve essere chiaro - si può stare insieme solo se c'è lealtà e trasparenza. Il compito non è impossibile se terremo sempre presente le due ragioni fondamentali per cui ci diciamo "di sinistra": l'allargamento degli spazi democratici e di partecipazione e il valore sociale della ricchezza. Il partito dell'astensione La consapevolezza della necessità di dialogare con i rappresentati del "centro" non ci deve far pensare che solo da quella parte può venire l'allargamento della base di governo. Non dobbiamo fare l'errore di pensare come dati e non modificabili gli schieramenti, il panorama è più fluido di quanto non sembri: non dobbiamo dimenticare l'esistenza di quel 30% e più di astensione, dato sul quale abbiamo assai poco ragionato. Sicuramente facciamo un errore se pensiamo che quella degli astensionisti sia una fascia di sole persone disagiate, con scarsa cultura e capacità di discernimento, poco propense ad interessarsi di politica. Facciamo un altro errore se neghiamo l'esistenza di una nutrita astensione di sinistra. La politica delle alleanze, quando mal condotta, può rivelarsi catastrofica. La vicenda De Sario deve esserci di monito. Abbiamo pagato un grosso prezzo e continueremo a pagarne altri se non riusciremo a spiegare con chiarezza all'intermo e all'esterno le ragioni e gli obiettivi delle alleanze. Il rapporto con Rifondazione Se non si vince senza il centro non si vince neanche senza Rifondazione. Dobbiamo sforzarci di riprendere quel dialogo che è mancato negli ultimi tempi. I dibattiti durante le Feste dell'Unità e di Liberazione sono stati, sotto questo aspetto, confortanti. Anche nell'ottica del Partito Riformista il dialogo con Rifondazione, non è difficile capirlo, diventa di assoluta importanza: il nostro peso all'interno dell'area dell'Ulivo viene aumentato e non ridotto dalla presenza di un partito con il quale noi possiamo dialogare meglio di altri. Le primarie In maniera assolutamente coerente con il processo di unificazione delle forze di centro sinistra, noi abbiamo avanzato un progetto di elezioni primarie. Deve essere chiaro a tutti che non si tratta di una uscita estemporanea. Quella proposta nasce da un'analisi della grave crisi di rappresentanza, di mediazione politica e, dunque, di legittimazione dei governi locali e dalla voglia di proporre con forza quella che è la questione cruciale del nostro futuro: quella della democrazia e della partecipazione. L'obiettivo della legge 81/93 (elezione diretta dei sindaci) era certamente quello di assicurare maggiore durata ed efficacia alle amministrazioni locali ma anche e soprattutto aumentare la partecipazione dei cittadini. A dieci anni di distanza si può dire che il primo obiettivo è stato raggiunto, ma non il secondo. Molti degli elementi che contribuivano a rendere organica la riforma sono stati via via dimenticati man mano che i presupposti che avevano ispirato mostravano la corda alla prova dei fatti. Dobbiamo ritornare allo spirito del maggioritario, che, se porta ad una concentrazione dei poteri deve prevedere, a temperare ciò, una ampia partecipazione di base e una diffusa capacità di controllo. Saremmo assai ingenui se ci aspettassimo una accettazione rapida e incondizionata della proposta. Non poche saranno le resistenze, la tentazione di percorrere scorciatoie è sempre grande. Dovremo essere capaci di esporre la nostra proposta con chiarezza ribadendo i ragionamenti che stanno alla sua base: è soprattutto su quelli che dovremo cercare il dialogo, su quelli che dovranno darci una riposta. La sezione Permetteteci di ricordare con orgoglio come quanto sta avvenendo a livello nazionale, la spinta verso un maggiore coordinamento fra le forze di centrosinistra al fine di arrivare all'unificazione, era stato anticipato dagli organi dirigenti di questa sezione già più di un anno fa. L'idea di un coordinamento e di una casa comune del centro sinistra forse è stato perseguito con troppo anticipo. Certo la politica ha i suoi tempi ed essere in anticipo non è necessariamente un merito Oggi, nel rapporto con gli altri partiti del centrosinistra, possiamo riprendere a svolgere questa funzione, rivendicandola con orgoglio. I DS hanno con coerenza e disinteresse perseguito gli interessi della città più che quelli del partito. A qualcuno può sembrare che sia stata una ingenuità; credo che costoro debbano adesso ricredersi. Il problema dell'identità e della visibilità, in questo nuovo contesto si sfuma: il partito non può essere un fine, ma un mezzo per raggiungere obiettivi di interesse comune Quella dei Democratici di sinistra è stata una stagione importante che non va smarrita ma che dobbiamo con l'impegno riversare nel futuro partito unitario. E se l'obiettivo è quello di un incontro con una pluralità di voci e di tradizioni dobbiamo sforzarci di arrivarci recuperando quello che abbiamo perso per strada: come potremo ricercare nuove unità se non saremo capaci di ricostruire le vecchie? Unità nel partito, dunque, in una pluralità di voci, perché solo così possiamo sperare di contare all'interno del partito comune. Verso la conferenza organizzativa Se il clima verso le altre forze politiche deve essere improntato al dialogo più franco e alla comprensione delle diversità, è evidente che ancora di più questo deve essere il clima e l'orientamento all'interno del partito. Non possiamo non notare con grande soddisfazione la nuova presenza dei compagni della sinistra giovanile nell'attività di partito. La loro è una risorsa preziosa sulla quale intendiamo investire molto. Il partito attraversa in maniera evidente una crisi generazionale. Manca pressoché totalmente una fascia d'età intermedia, capace di prendere da subito con vigore, determinazione e competenza la guida del partito: Dobbiamo dunque prevedere degli organi di dirigenza che abbiano come obiettivo quello di far crescere le nuove leve, rispecchiando la pluralità delle voci interne. Un direttivo ampio, quindi, un organo di garanzia capace di tenere alto il dibattito politico coniugando il dibattito locale con quello nazionale e un ufficio di segreteria che sappia coniugare qualità di rappresentanza e capacità organizzative".
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