Destinazioni avverse, poesie di Domenico Sarrocco
È stato presentato nella Sala del Trono del Castello di Torremaggiore (Fg), la silloge poetica “Destinazioni avverse” di Domenico Sarrocco (editore La lettera Scarlatta). L’incontro è stato organizzato dall’Associazione culturale “L’Oceano nell’Anima” la cui redazione editoriale ha curato e seguito la pubblicazione. Domenico Sarrocco, giornalista pubblicista, è stato redattore di “Quindici” e ha collaborato con i quotidiani Il Tempo e Il Messaggero nelle redazioni di Latina ed è alla sua pubblicazione di poesie. Alla manifestazione hanno partecipato Walter Scudero, scrittore, poeta, regista, saggista, che ha illustrato la poetica del Sarrocco. La manifestazione si avvarrà anche della partecipazione del presidente dell’Associazione teatrale Ciak Sipario di San Severo, Tonia D’Angelo, che ha curato il reading di alcune delle poesie tratte dal libro, insieme ai ragazzi della sua scuola di recitazione “Ciak Sipario”, Maria Teresa Infante e Massimo Massa, in rappresentanza e dell’Oceano nell’Anima e come curatori della silloge, che hanno dialogato con l’autore. La presentazione è stata intervallata dalle musiche del pianista Fabio Massa. «C’è tutto se stesso, c’è la sua anima, che ha rivelato senza veli e trasparente – ha detto Maria Teresa Infante, vicepresidente dell’associazione, nel presentare l’autore – c’è la sua famiglia, nella figura di una madre, di un padre, di un nonno, così come lui li vive e li ha vissuti, senza fratture mente/ cuore, in un unicum armonico di cui ne è il prosieguo.». Secondo Walter Scudero «La poesia di Domenico Sarrocco è personalissima, intelligentemente fuori dagli schemi e piacevolmente fruibile, nel suo versificare fluido, dal lessico colto e avvincente, e, anche nei suoi anditi più riposti e, in quanto tali, ermetici, suadente, valida, e talora, francamente preziosa». HANNO SCRITT O DI LUI… Sabina Biraghi, Condirettore de “Il Tempo”: «Se la poesia esiste vuol dire che è necessaria alla nostra vita» diceva Vincenzo Cerami e, infatti, anche chi non sa leggere o scrivere i versi, vede e sente nello spettacolo della natura una poesia alla quale non riesce a sottrarsi. Come accade a Domenico Sarrocco dalla cui anima sgorgano immagini, emozioni e suoni che diventano versi della propria esistenza... E al giovane poeta io dico di non aver mai paura del foglio bianco ma di non fare altro che «sentire » quella musica e farcela ancora ascoltare. Gaetano Coppola, Giornalista, già caposervizio de Il Messaggero: «Nei versi di Domenico i sentimenti si alternano, fluttuano, riaffiorano, emergono con forza. Ecco l’amore, e subito dopo la tristezza. Ecco la gioia, ma presto subentra la rassegnazione. Sembra di stare sulle montagne russe dei sentimenti». Felice de Sanctis, Direttore di “Quindici”: «Sarebbe facile, ma anche semplicistico, definire questa raccolta di belle e profonde liriche di Domenico Sarrocco, un inno alla solitudine. In realtà, quel sentimento è sempre presente, quasi un leitmotiv, un filo conduttore della narrazione poetica, un’interpretazione dolorosa, un’endoscopia dell’anima. Ma è quella solitudine che è presente nell’anima di ciascuno di noi quando si confronta con se stesso. Vi è un lungo cammino segnato dal dolore e dallo smarrimento, ma in questo percorso interiore e ispirato, la solitudine dell’autore si muove sulle ali leggere della malinconia che in realtà è il tentativo di superare la fragilità umbratile del momento, la vulnerabilità della percezione sensibile attraverso il mistero, per arrivare alla libertà. E se per far questo è necessario ricorrere “all’ortopedia del pensiero” per “poter essere liberi, controcanto di chi vuol rischiare coerenza, lasciamo l’impossibile a chi lo crede”, ben venga. E il silenzio che pervade la crisi esistenziale fatta di perplessità smarrite “diventerà musica / quando pieno di solitudine / inseguendo il volo dei dimenticati /. scoprirai che non sei solo”. Questa cesellatura di versi scritti “per macchiare il foglio della tua identità”, quell’inchiostro che “scorre come sangue su pagine incolte in attesa di un tuo gesto mentale” sono il mezzo per sconfiggere i turbamenti interiori provocati non solo da crisi esistenziali, e da una dolorosa introspezione, ma dalla passione civile che urla tutta la sua indignazione per lo smarrimento delle coscienze e la crisi dei valori del nostro tempo. Una sorta di decadentismo postumo in quella vocazione pascoliana al colloquio intimo e in comunione con la natura che accompagna lo scorrere dei versi, per coinvolgere, con grande discrezione, il lettore in un percorso che, da una storia privata, trae spunto per riflettere sulla realtà di quella “povera umanità dilagante” di “giorni senza colori dove il silenzio non tace”. E per scrivere “sull’asfalto sciolto, col dito di un bimbo” alla ricerca di pace, di un desiderio di rifugio, di un posto di quiete, che si nasconde nel desiderio di infanzia. Ma è l’amore per la bellezza dell’anima, l’altra chiave di lettura di queste pagine di finissima sensibilità affettiva dell’anima. “Creare spazi di bellezza dal nulla / è volgere lo sguardo a nuovi orizzonti / e regalare al cielo nuovi sorrisi”… “respira a fondo questa atmosfera di luce per “regalare alla tua vita nuovi e immensi attimi di libertà”. Quel messaggio che dalla struggente malinconia del tempo, dal contrasto di sentimenti che è proprio della poesia, coltiva immagini segretamente care, arcane analogie per nascondere la realtà nella speranza di una libertà attesa, cercata e finalmente ritrovata».